Omelia (10-01-2025)
Missionari della Via


La potenza dello Spirito accompagnava l'opera di Gesù, una meraviglia che segnò le sorti dell'umanità. Tuttavia colpisce constatare che come nella vita di Cristo, anche in quella di uomini e donne di ogni tempo, la difficoltà più grande è essere riconosciuti lì dove si è cresciuti. Spesso per le persone che pensano di sapere tutto su di noi, non siamo altro che "quelli che già conoscono", niente di più. È difficile, infatti, cogliere la straordinarietà della vita ordinaria, saper vedere la grandezza dell'amore fedele e costante, saper riconoscere un leader fra i nostri amici e conterranei, saper riconoscere e sponsorizzare qualsiasi talento o caratteristica di accoglienza e bontà di qualcun altra. Persino nel nucleo familiare spesso non si incoraggiano le attitudini positive, anzi, non si riconoscono affatto! Perciò, ritornando al Vangelo, i compaesani di Gesù, al sentirgli dire di essere venuto per compiere la Parola che aveva letto, rimasero increduli. Avranno pensato che fosse diventato matto! Eppure quella per loro era un'occasione, avevano a che fare con Dio, con Colui che non solo compie ma è la Parola fatta carne. Anche in noi deve farsi carne la Parola nella pratica, così ci verrà più facile percepire che l'opera di Dio non può essere limitata ai nostri schemi mentali, anche quando si compie nel fratello e nella sorella che ho accanto. Come Gesù, Dio fattosi uomo, ha dovuto attraversare l'irriconoscenza, anche noi possiamo vivere lo stesso, ma questo non può comunque fermare lo Spirito che ci spinge ad agire nella storia. La Sua Parola continua a incarnarsi e non possiamo pensare di riconoscere Dio in azione solo nello straordinario, perché la potenza di Dio opera abitualmente nell'ordinario. Se avessimo più fiducia nella sua Parola, più di quanta ne abbiamo per le nostre elaborazioni della realtà e per i nostri piani strategici e visioni stravaganti, sapremo fare del nostro quotidiano un capolavoro. Dovunque ci troviamo, in ogni posto, in ogni situazione, può entrare la potenza dello Spirito di Dio ed essere riconosciuta.

«Un giorno mi trovavo con le mie compagne e, aprendo il piccolo libro, lessi: "Padre, che tutti siano una cosa sola (Gv 17,21). Era la preghiera di Gesù prima di morire. Per la sua presenza fra di noi e per un dono del suo Spirito, mi parve di capire un po' quelle parole difficili e forti, e mi nacque in cuore la convinzione che per quella pagina del Vangelo fossimo nate: per l'unità, e cioè per contribuire all'unità degli uomini con Dio e fra di loro... Per noi fu chiaro, fin dal primo momento, che quest'unità aveva un solo nome: Gesù. Essere uno, per noi, significava essere Gesù, esser tutti Gesù. Infatti solo Cristo può far di due uno, perché il suo amore che è annullamento di sé, che non è egoismo, ci fa entrare fino in fondo nel cuore degli altri» (Chiara Lubich).