Omelia (15-01-2025)
Missionari della Via


Gesù opera sempre per la guarigione, per donare a chi incontra una vita nuova che sia a servizio degli altri, proprio come ha fatto con la suocera di Pietro. Inoltre, fa tacere i demoni che vogliono paradossalmente parlare di Lui e distorcere l'opera di Dio. Questo è proprio il modus operandi, cioè la modalità con la quale agisce il male che cerca di mescolare verità e menzogna. Quanto dobbiamo essere prudenti quando ascoltiamo e parliamo delle cose di Dio e della vita degli altri! Possiamo rischiare anche noi di essere strumenti del male, soprattutto quando non sentendoci realizzati cerchiamo di abbassare gli altri per sentirci migliori. Gesù non solo incontrò l'opposizione del male che tentava di ostacolarlo, ma stava diventando anche una figura acclamata, esattamente quello che spesso desideriamo per noi stessi. Come reagisce Gesù davanti al clamore della folla? Non si ferma a ricevere consensi ma prosegue nella sua missione. Quando il nostro essere cristiani non è riconosciuto, siamo tentati di fermarci a guardare i risultati e cercare conferme del nostro operato. Questa può essere una grande tentazione: cercare nel consenso il frutto tangibile delle nostre azioni. Questo moto di superbia, che tutti noi abbiamo un po' dentro, non va sottovalutato; molti si perdono nella vanagloria semplicemente perché non hanno uno scopo e non sanno dove stanno andando, quindi cercano di possedere tutto il bene possibile nell'immediato, cercano la ricompensa (cf Mt 6,14). Chi ha uno scopo, invece, sa sopportare anche la sofferenza, persino il nascondimento, perché sa verso dove sta andando. E tu verso dove stai andando? Verso dove è rivolto il tuo cuore?

«La vanagloria. Essa va a braccetto con il demone dell'invidia, e insieme questi due vizi sono propri di una persona che ambisce ad essere il centro del mondo, libera di sfruttare tutto e tutti, oggetto di ogni lode e di ogni amore. La vanagloria è un'autostima gonfiata e senza fondamenti. Il vanaglorioso possiede un "io" ingombrante: non ha empatia e non si accorge che nel mondo esistono altre persone oltre a lui. I suoi rapporti sono sempre strumentali, improntati alla sopraffazione dell'altro. La sua persona, le sue imprese, i suoi successi devono essere mostrati a tutti: è un perenne mendicante di attenzione. E se qualche volta le sue qualità non vengono riconosciute, allora si arrabbia ferocemente. Gli altri sono ingiusti, non capiscono, non sono all'altezza. Nei suoi scritti Evagrio Pontico descrive l'amara vicenda di qualche monaco colpito dalla vanagloria. Succede che, dopo i primi successi nella vita spirituale, si sente già un arrivato, e allora si precipita nel mondo per ricevere le sue lodi. Ma non capisce di essere solo agli inizi del cammino spirituale, e che è in agguato una tentazione che presto lo farà cadere. Per guarire il vanaglorioso, i maestri spirituali non suggeriscono molti rimedi. Perché in fondo il male della vanità ha il suo rimedio in se stesso: le lodi che il vanaglorioso sperava di mietere nel mondo presto gli si rivolteranno contro. E quante persone, illuse da una falsa immagine di sé, sono poi cadute in peccati di cui presto si sarebbero vergognate!» (papa Francesco).