Omelia (25-12-2024)
Omelie.org (bambini)


Cari bambini e ragazzi, bambine e ragazze, ben trovati a tutti. Siamo già arrivati al Natale, che non è solo dolci e doni, perciò cerchiamo di capire di cosa si tratta.
Tutti sappiamo che il 25 dicembre festeggiamo la nascita di Gesù, ma vogliamo individuare il significato di questa nascita nella nostra vita quotidiana.
L'arrivo di questo Bimbo speciale era già stata annunciata dal Profeta Isaia molto tempo prima che accadesse. La Lettura di oggi però non si riferisce direttamente a un bambino, ma parla di un cambiamento radicale. Si parla di un Dio che non si dà pace finché non farà giustizia del Suo popolo. Fermiamoci sul termine "giustizia": non si tratta di fare vendetta o di condannare i "cattivi", ma di rendere giusto, cioè buono ai Suoi occhi, secondo i Suoi criteri, il Suo popolo. Ad ogni aggettivo viene accostato il suo contrario: devastata - mia gioia, abbandonata-sposata. Queste parole sono scritte con la maiuscola: sono molto più di una descrizione, è la caratteristica sostanziale della persona (o popolo) cui si riferiscono. In questa Lettura, allora, si parla di una promessa straordinaria: a Dio nulla è impossibile! Lui può trasformare qualunque situazione che ci dà sofferenza. Attenzione però: ho detto "trasformare" non "cancellare". Questo perché le promesse di Dio non seguono i nostri desideri, ma la Sua logica (che a volte può coincidere anche con le nostre speranze). La logica di Dio è una logica di amore e speranza: Lui non ci toglie dalla prova, ma la trasforma. Non ci fa vivere una vita perfetta, ma, se lo accogliamo, ci permette di vivere una difficoltà nella Sua Grazia. È questo il vero miracolo: vivere nella luce della gioia, seppur nel dolore. Scoprire che è possibile essere sereni anche quando tutto ci è contrario, perché si ha la certezza che l'ultima parola sulla nostra vita ce l'ha un Dio che è amore. In natura esiste un fiore molto raro, quanto prezioso. Si chiama giglio del deserto. È un fiore bianco con i petali stretti e lunghi, che cresce, in circostanze particolari, in mezzo alla sabbia del deserto. Questa è la promessa di Dio: farci portare frutto anche (e soprattutto) nelle situazioni più ostili.
Questa promessa però, non è astratta, ma è una persona concreta, tangibile, realmente esistita. È Gesù. Perciò, mentre al tempo del profeta Isaia questo cambiamento poteva sembrare lontano, san Paolo oggi ci dice che noi ne siamo testimoni. Non è più solo una speranza, ma una certezza. Cristo è nato, morto e risorto per noi! La morte è sconfitta, una volta e per sempre! Non solo: Dio è talmente innamorato perso di noi, che decide di farsi uomo Lui stesso. Ecco perché il cambiamento e la realizzazione della promessa iniziano oggi, ora!
Approfondiamo questo aspetto parlando del Vangelo. La prima parte si chiama "genealogia di Gesù" ed è l'elenco di nomi degli antenati di Gesù: potrebbe sembrare molto noiosa, eppure già solo questo brano ci potrebbe bastare. Due sono i motivi che lo rendono così importante:
La genealogia di Gesù ci dà prova della concretezza delle sue origini: non solo attesta una sorta di certificato di nascita, ma sigilla la promessa che davvero dalla stirpe di Davide è nato il Salvatore. È la prova che Dio ha mantenuto la Sua Parola.
In questa lista, ci sono anche persone poco raccomandabili: donne non rispettose della Legge, gente straniera, uomini nati in circostanze poco oneste. Questa ci dà testimonianza che, per fare la volontà di Dio, per fare qualcosa di buono che rimanga nella Storia, non dobbiamo essere perfetti, ma solo fidarci di Lui, che può fare ogni cosa! Lo stesso Matteo, autore di questo brano, era un esattore delle tasse, quindi un traditore del popolo ebraico, eppure è stato scelto da Gesù per seguirlo e per essere testimone della sua Gloria.
La seconda parte del Vangelo di oggi, invece, è il racconto del discernimento di Giuseppe. Non vorrebbe cacciare Maria, ma crescere un figlio non suo non è cosa facile. Non sa cosa fare. Chiede aiuto al Signore e riceve in sogno l'arcangelo Gabriele, il quale lo guida nella sua scelta. Ma al falegname di Nazareth, originario di Betlemme, non viene data alcuna garanzia: Giuseppe può solo fidarsi delle parole di Dio. Non gli vengono date certezze perché Giuseppe deve mettersi all'opera: Dio vuole che noi collaboriamo al Suo piano di salvezza, vuole che ci mettiamo in gioco, che compiamo scelte consapevoli. Ecco allora che, grazie alla fede e alla speranza di Giuseppe, Gesù può nascere e noi tutti possiamo contemplarlo. Possiamo stare lì davanti, a quel bambino, e gustare la sua esistenza. Esattamente come si fa con ogni neonato: la cosa più bella è guardalo e godere del miracolo della vita.
In tutto questo, ovviamente, il presepe ha un valore particolare: ci aiuta a stare in questo spirito di gratitudine per questo Dio che ci ama così teneramente. Anche i regali e l'albero simboleggiano la gioia piena e totale che ci viene donata in questo giorno.
Miei cari, nel congedarmi, permettetemi di fare una piccola preghiera per tutti qui luoghi nei quali, a causa della cupidigia degli adulti, la vita e la gioia dei bambini è in pericolo. E speriamo che il calore del Natale sciolga il cuore di quelle persone che hanno il dovere di custodire le vite altrui.
Commento a cura di Cristina Pettinari