Omelia (25-12-2024)
don Lucio D'Abbraccio
Lasciamoci illuminare il cuore dal Verbo che si è fatto carne!

La liturgia della Parola ci fa leggere, alla messa del giorno di Natale, il Prologo del Vangelo secondo Giovanni e, in questa bellissima pagina, abbiamo ascoltato che l'evangelista scrive: «il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi». Sì: Dio si è fatto uomo, è venuto ad abitare in mezzo a noi. Dio, dunque, non è lontano: è vicino, anzi, è l'«Emmanuele», Dio-con-noi. Non è uno sconosciuto: ha un volto, quello di Gesù.
È un messaggio sempre nuovo, sempre sorprendente, perché oltrepassa ogni nostra più audace speranza. Soprattutto perché non è solo un annuncio: è un avvenimento, un accadimento, che testimoni credibili hanno veduto, udito, toccato nella Persona di Gesù di Nazareth! Stando con Lui, osservando i suoi atti e ascoltando le sue parole, hanno riconosciuto in Gesù il Messia; e vedendolo risorto, dopo che era stato crocifisso, hanno avuto la certezza che Lui, vero uomo, era al tempo stesso vero Dio, il «Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità».
Di fronte a questa rivelazione, riemerge ancora una volta in noi la domanda: come è possibile? Il Verbo e la carne sono realtà tra loro opposte; come può la Parola eterna e onnipotente diventare un uomo fragile e mortale? Non c'è che una risposta: l'Amore. E la Sacra Scrittura ci presenta proprio la grande storia dell'amore di Dio per il suo popolo, culminata in Gesù Cristo.
Solo quanti si aprono all'amore sono avvolti dalla luce del Natale. Così fu nella notte di Betlemme, e così è anche oggi. L'incarnazione del Figlio di Dio è un avvenimento che è accaduto nella storia, ma nello stesso tempo la oltrepassa. Nella notte del mondo si accende una luce nuova, che si lascia vedere dagli occhi semplici della fede, dal cuore mite e umile di chi attende il Salvatore.
E che cosa cerca, in effetti, il nostro cuore, se non una Verità che sia Amore? La cerca il bambino, con le sue domande, così disarmanti e stimolanti; la cerca il giovane, bisognoso di trovare il senso profondo della propria vita; la cercano l'uomo e la donna nella loro maturità, per guidare e sostenere l'impegno nella famiglia e nel lavoro; la cerca la persona anziana, per dare compimento all'esistenza terrena.
Questo grande mistero di amore che celebriamo, ci ricorda che innanzi al Signore, che è venuto ad abitare in mezzo a noi, dobbiamo stare a testa bassa, inginocchiati, con tanta umiltà perché, come afferma il teologo Pavel Evdokimov «Non è la conoscenza che illumina il Mistero, ma è il Mistero che illumina la conoscenza». Come Maria e Giuseppe, contempliamo la tenerezza di questo Bambino, l'Emmanuele, il Dio che si è fatto vicino a noi, e lasciamoci illuminare il cuore dalla luce che promana dal suo dolcissimo volto, dalla luce che brilla nella grotta di Betlemme. Amen!