Omelia (28-12-2024) |
diac. Vito Calella |
La luce della Trinità di fronte alla radice del male che abita in noi La strage degli innocenti, ascoltata nel Vangelo di oggi, ci pone di fronte alla brutalità della coscienza umana, in grado di macchiarsi del gravissimo peccato del non rispetto della vita di persone innocenti, in nome della difesa dei propri interessi egoistici. La strage degli innocenti non è un fatto isolato compiuto nel passato, al tempo della nascita di Gesù. É un fatto che continua a perpetuarsi nella storia dell'umanità e nei nostri tempi è marcata dal dramma de numerosissimi aborti e delle stragi di innocenti causate dalle guerre in corso. L'essere umano ha la potenzialità di diventare peggio di una bestia, a causa della radice del male delle forze istintive, sentimentali e razionali del proprio egoismo. Ma ha a anche la possibilità di riconoscere umilmente la sua inclinazione al male e abbandonarsi alla luce che gli viene offerta dalla Santissima Trinità che gli viene incontro per salvarlo. E lo abbiamo ascoltato continuando ad ascoltare il 1° capitolo della prima lettera di Giovanni. Il Padre è luce, con il dono della Sua Parola rivelata nei secoli, che si è fatta luce nei comandamenti della prima alleanza. «Lampada ai miei passi è la tua Parola, luce sul mio cammino!» (Sl 119,105). Il Figlio è luce, perché è «la Parola del Padre che si è fatta carne ed è venuta ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,4-5.9.14). «La luce è venuta a risplendere nel mondo, Lui è la luce del mondo, chi crede in lui non cammina nelle tenebre» (Gv 8,12). I suoi gesti, le sue parole, soprattutto il mistero della sua morte e risurrezione sono luce inestinguibile che ci insegna a mettere in pratica il comandamento dell'amore. Lo Spirito Santo è luce, l'amore gratuito di Dio prende dimora nel profondo del nostro cuore per diventare la forza che affronta e può vincere la radice del male che sta dentro di noi, il nostro egoismo. È chiaro, abbandonandoci in Dio Trinità Santa, non incontreremo assolutamente nulla che ci farà del male, che ci porterà a percepire il non senso della nostra esistenza, perché in Dio Trinità Santa non esiste nessun tipo di tenebra...Chi si apre all'amore di Dio non ha proprio nulla da perdere, ma tutto da guadagnare. La luce di Dio evidenzia la menzogna della nostra esistenza «Se diciamo che siamo in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, mentiamo e non mettiamo in pratica la verità» (1Gv 1,6). La nostra esistenza umana è segnata dalla menzogna. C'è la menzogna delle parole, quando diciamo il falso, quando pronunciamo parole che si discostano dalla realtà. C'è la menzogna della vita, ed è quella di cui parla l'apostolo Giovanni. Come è facile percepire nel cammino della nostra vita la scissione tra la conoscenza e la pratica, fra ciò che pensiamo, riflettiamo, diciamo, predichiamo e ciò che poi facciamo concretamente giorno dopo giorno. La menzogna della vita è quell'esistenza costruita su idee e parole che non si traducono in fatti. È questa la menzogna sulla quale insiste il nostro passo: l'accento non cade sul conoscere, ma sul fare: "non facciamo la verità." Menzogna della vita è sinonimo di incoerenza. La vita è come una strada a doppia corsia. Una corsia è il cammino della luce, l'altra corsia è il cammino delle tenebre. Il nostro vivere è un andare avanti e indietro costantemente, è un riuscire e un fallire, un procedere e un retrocedere. Dio parla chiaro, per mezzo delle Sacre Scritture! La verità contenuta nelle Sacre Scritture è questa: la radice del male sta nel cuore dell'uomo. «L'istinto del cuore umano è incline al male fin dalla giovinezza» (Gn 8,21). «Quando peccheranno contro di te, poiché non c'è nessuno che non pecchi...» (1Re 8,46). «Può il mortale essere giusto davanti a Dio o innocente un uomo davanti al suo Creatore?»(Gb 4,17). «Chi può dire: -Ho purificato il cuore, sono mondo dal mio peccato?-» (Pri 20,9)) «Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie» (Mt 15,19). Camminare nella luce è accettarci reciprocamente nelle nostre fragilità per sperimentare insieme che siamo sempre riscattati dall'amore misericordioso di Dio «Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato» (1Gv 1,7) . Camminare nella luce significa proprio questo: come comunità di fratelli uniti nell'unico ideale, riconosciamo i nostri limiti, non mascheriamoci gli uni di fronte agli altri.. Non saremo mai una comunità di perfetti, ma una comunità di peccatori, di persone bisognose l'una dell'altro, perché ciascuno riconosce la propria radicale povertà. La vera e autentica unità nella carità si realizza quando abbiamo il coraggio di condividere tra di noi la radicale povertà della nostra condizione umana. ta, trasformata dal sangue di Gesù che ci purifica da ogni peccato. La comunità diventi luogo di riconciliazione. «Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se riconosciamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa. Se diciamo che non abbiamo peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi» (1Gv 1,8-10) "Chi si abitua a confessare ai propri fratelli le sue miserie costruisce la comunità evangelica. Si potrebbe dire che la comunità diventa comunità solo quando arriva qui, alla confessione spontanea delle proprie colpe ai propri fratelli. E lo si capisce con facilità: una comunità dove si osa far questo è giunta ad una compagine di carità che ha raggiunto il livello più alto di fusione, di fratellanza. Quando in una comunità si ha il coraggio di confessare le proprie miserie ai fratelli e chiedere il loro aiuto, è segno che si è costruita una vera comunità di amore." (Andrea Gasparino) La comunità diventi luogo di conversione. «Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto. Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo» (1Gv 2,1-2). È nella comunità che incontriamo la forza per non peccare più, ci aiutiamo reciprocamente in un cammino di conversione: "Figlioli, vi scrivo queste cose perché non pecchiate!". Il tempo opportuno del giubileo della speranza diventi veramente occasione favorevole per una utentica esperienza di conversione. "Gesù continua a vegliare sulla comunità perché "abbiamo un avvocato presso il Padre, Gesù Cristo". La lotta contro il peccato è già stata vinta perché Gesù Cristo ne è stato il vincitore, è Lui la testa del corpo / comunità unito nel suo nome. È Lui il nostro avvocato, mediatore presso il Padre, lui che con la sua morte di croce è diventato vittima di espiazione per tutti i nostri peccati e per i peccati del mondo intero. Nella celebrazione eucaristica quotidiana rinnoviamo questa certezza della vittoria sul peccato operata da Gesù e della sua presenza vigilante e mediatrice sui nostri rapporti fraterni. |