Omelia (05-01-2025) |
don Michele Cerutti |
In principio era il Verbo Quello che viene offerto alla nostra meditazione è il prologo di Giovanni. L'evangelista scrive il suo Vangelo e quando giunge alla fine del suo poderoso lavoro pone all'inizio un incipit che possa servire come chiave di lettura del suo testo. L'analisi di questi versetti è molto alta. Il discepolo amato è preoccupato di offrire a noi una pista di riflessione sollecitato da coloro che comprendono il sorgere di alcune difficoltà che serpeggiano nella comunità cristiana. Vi sono coloro che infatti diffondono alcune eresie. Il fondamento che ci viene offerto è che il Figlio esiste dall'eternità e questo vuole essere una risposta a coloro che invece andavano affermando che il Figlio è stato creato dal nulla. Allora ci viene detto nel primo versetto: In principio era il Verbo. Giovanni va più in profondità controbattendo coloro che affermano che il Padre e il Figlio sono una sola cosa e distinguono le persone della Trinità in maniera nominale, mentre ogni persona è distinta. Per questo si aggiunge: E il Verbo era presso Dio. Lo scopo di questo inizio è di aiutare noi tutti ascoltatori a comprendere che quello che viene nel mondo e si incarna è vita per natura e consente di vivificare tutte le realtà create portando tutta la creazione all'esistenza. Questi versetti iniziali del Vangelo del discepolo amato quindi costituiscono una chiave di lettura dei primi capitoli della Genesi. Giovanni mette in guardia noi tutti sul rischio che è insito per cui la natura non adora il Creatore, ma limita il suo sguardo alla creazione. Contemplando le realtà create dobbiamo saper scorgere Cristo per cui tutte le cose sono state fatte e riuscire a intravvedere l'opera instancabile del Padre. Allora non diventiamo i proprietari del mondo e non ci guardiamo storto tra noi o non abbiamo bisogno di avvalerci di ideologie che ci parlano di mettere tutto insieme perché come cristiani sappiamo che siamo semplici custodi e questo ci porta alla responsabilità della condivisione. Nel corso dei secoli la riflessione su Gesù ha portato molti a uscire dai binari della dottrina ecclesiale cercando di dare letture diverse a seconda delle convenienze. Il fondamento del Magistero trova in questi inni che la Parola ci presenta questa domenica la corretta interpretazione. A noi il compito di lasciarci illuminare dalla Luce che il Natale ci offre. Davanti al mistero dell'Incarnazione possiamo accoglierlo o rifiutarlo. L'indifferenza è rifiuto della proposta di Gesù, la tiepidezza non è accolta da Dio. La Luce del Natale è calore di una nascita, le tenebre sono la freddezza, il rifiuto o anche il poco fervore. Ripartiamo dal presepe, da questo luogo così incantato, dove si sente da lontano il pianto dei bambini uccisi da Erode, dove si intravvedono anche i difficili momenti della Passione con i doni dei magi che ci rimandano con i loro doni al Venerdì e Sabato Santo, per dire a Gesù: Signore che sei venuto in mezzo a noi apri le porte del mio cuore per poterti accogliere nella mia vita. Non vi preoccupate se lo spazio che troverà non sarà pulito o in ordine, il Signore sa prendere il suo posto e sistemerà ogni cosa perché tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. Quindi davanti ai nostri pasticci, davanti ai nostri momenti difficili il Signore trova la giusta soluzione e offre a tutti noi lo sguardo della sua misericordia per infondere in noi la sua speranza. |