Omelia (17-01-2025) |
Missionari della Via |
«Figlio, ti sono perdonati i peccati». Questo è ciò che viviamo nella confessione: siamo come paralitici che si alzano in piedi. Ciò che fa gioire il cuore è che questo perdono ricevuto ci libera e ci rende capaci di aprire il cuore agli altri. Non solo possiamo non meravigliarci del fatto che Dio perdona ma possiamo anche scoprirci simili a Lui, capaci di perdonare, di far camminare gli altri, di farli rialzare nella loro dignità che non viene soppressa dagli errori commessi. Come Dio rialza noi, possiamo essere persone che liberano, donando al mondo il coraggio di rialzarsi, spargendo perdono, cioè facendo un dono agli altri che libera noi per primi. È meraviglioso imparare da Dio l'arte del perdono che vale più di due gambe che camminano di nuovo. Infatti possiamo essere in perfetta salute fisica ma malati di rancore e odio, paralitici dentro. C'è una paralisi peggiore di quella delle gambe e la sentiamo ogni volta che non chiediamo perdono o non perdoniamo gli altri di vero cuore. «Il perdono è forse la sola esperienza che permetta a un essere umano di toccare qualcosa della resurrezione, perché nel perdono facciamo esperienza di qualcosa che è morto - per esempio, un amore tradito - e grazie al perdono ritorna in vita» (Massimo Recalcati). Parole di sant'Antonio Abate: «L'anima in possesso della sapienza pura e della vita autentica si manifesta nel modo di guardare, di comportarsi, di parlare, di sorridere, di conversare e di agire della parte fisica. Tutto in lei è trasformato e positivamente buono. La sua parte mentale, fertile per l'amore divino, è simile ad un vigilante guardiano che non permette l'ingresso a pensieri di male e di passionalità». «La mente che attraverso l'amore diviene una sola realtà con Dio, è una benedizione invisibile per tutti gli esseri, offerta da Dio stesso per condurre alla vita pura chi ne è degno» (sant'Antonio Abate). |