Omelia (22-01-2025) |
Missionari della Via |
È brutto quando anche fare il bene diventa un pretesto per accusare e per separarci dagli altri. Questo è ciò che facevano alcuni sacerdoti del tempio: proprio loro che dovevano custodire il bene, non solo lo disprezzavano ma cercavano di contenere il bene in formule preconfezionate; il bene doveva essere ristretto nelle loro regole. Tutto ciò veniva proposto come segno di amore per Dio ma in realtà nascondeva il desiderio di cercare pretesti per accusare un fratello, per sentirsi possessori di un bene assoluto e di cui disporre. L'apostolo Paolo nella lettera ai Galati scrive: «Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per vivere secondo la carne; mediante l'amore siate invece a servizio gli uni degli altri» (Gal 5,13). L'amore di Dio ci porta a misurarci davanti all'amore, a essere liberi, non imprigionati da schemi che con l'amore non hanno nulla a che fare. Piuttosto le regole, per un cristiano, servono proprio per esplicare l'amore. Spesso la gente si allontana dalla Chiesa, da associazioni o gruppi o dalla nostra amicizia, quando sente che l'amore non viene prima di tutto ma ciò che emerge come predominante è la faziosità, l'interesse personale, il beneficio economico, il fatto che ci si sente superiori anche imponendo delle regole comuni che si utilizzano per mercificare l'amore di Dio. Perciò interroghiamoci, chiediamoci se siamo anche noi così, persone che tengono consiglio contro gli altri non per valorizzare il loro bene possibile ma per creare dispiacere. È un peccato grande se si impara ad essere fedeli a tutti i propri schemi mentali, disobbedendo all'amore. «L'etica cristiana non nasce da un sistema di comandamenti, ma è conseguenza della nostra amicizia con Cristo. Questa amicizia influenza la vita: se è vera si incarna e si realizza nell'amore per il prossimo. Per questo, qualsiasi decadimento etico non si limita alla sfera individuale, ma è nello stesso tempo svalutazione della fede personale e comunitaria: da questa deriva e su essa incide in modo determinante. Lasciamoci quindi raggiungere dalla riconciliazione, che Dio ci ha donato in Cristo, dall'amore "folle" di Dio per noi: nulla e nessuno potranno mai separarci dal suo amore (cfr Rm 8,39). In questa certezza viviamo. È questa certezza a donarci la forza di vivere concretamente la fede che opera nell'amore» (Benedetto XVI). |