Omelia (23-01-2025)
Missionari della Via


C'è una folla che cerca Gesù e sembra fare ressa su di lui al punto che può diventare pericolosa. Il Signore chiede perciò una barca per poter annunciare senza essere schiacciato, mantenendo una certa distanza di sicurezza. La gente si gettava persino su di lui per poterlo toccare e si lanciava ai suoi piedi, cercava tutti i modi per avvicinarlo. Ogni relazione con il Signore e anche con i fratelli ha bisogno di entrare nel non possesso, nel non afferrare l'altro. Gesù è così vicino da donarsi ma non è mai un possesso. Possiamo dire che il contrario dello schiacciare è il toccare Gesù, avere una relazione sana, con Dio e con gli altri. L'essere vicino, il condividere, l'essere fratelli e sorelle ha un argine che è quello del contemplare l'opera di Dio, del rispetto dell'altro, la distanza sana che genera la possibilità di esprimersi nella propria bellezza. Non facciamo di Gesù un talismano che teniamo in tasca, non schiacciamo il Signore, non gettiamoci su di Lui nel tentativo di possederlo tutto per noi. Tante relazioni anche fra noi fratelli e sorelle spesso invadono lo spazio dell'altro, sono troppo, diventano irrispettose del limite che preserva la bellezza dell'altro. Anche con Dio non si tratta di attuare una sacralità distante, di percepire il Signore come intoccabile, lontano ma di una vicinanza vera, buona e bella, che fa risplendere l'onnipotenza di Dio. Anche nell'annuncio del Vangelo dobbiamo imparare da Gesù a rispettare gli altri, a dialogare senza arroganza con chi pensa diversamente da noi, a non schiacciare l'altro con le nostre pretese, a non imporre neanche la salvezza. Dio non fa così con noi? La bellezza di ciò che annunciamo e testimoniamo deve essere accolta liberamente. Il libero arbitrio, grande dono di Dio, è fondamentale; nulla di ciò che facciamo può riflettere il Vangelo senza la possibilità di scelta. Questa scelta ci conduce alla vera libertà, che è legata all'amore. Solo chi ama è veramente libero.

«Per avere una relazione ordinata non c'è bisogno di confondersi, anzi c'è una distanza che salvaguarda la relazione stessa, che consente all'una e all'altra persona di essere se stessi nella propria verità. Il rischio è sempre quello di confondersi, di mangiarsi. In Genesi 1, uno dei verbi che viene utilizzato per descrivere l'azione creatrice di Dio è separare (per esempio, separare le acque dalla terra). Quando l'acqua arriva sulla terra porta morte, quando l'acqua non rispetta più i propri limiti porta la morte sulla terra, così anche quando nelle relazioni non si rispettano i propri limiti vuol dire che io non rispetto più l'altro, che penso l'altro come una parte di me e che lo posso schiacciare. E questo lo possiamo portare anche nella relazione con Dio, pensando di essere noi i padroni» (p. Silvano Fausti sj).