Omelia (31-01-2025) |
Missionari della Via |
Gesù parlava spesso in parabole. Queste avevano il pregio di entrare nella coscienza con l'immediatezza e l'impatto emotivo tipico di un racconto, lasciando lo spazio della libertà e invitando ad andare al cuore delle cose importanti. Molti ascoltatori, ci dice il Vangelo, comprendevano secondo le loro capacità. I discepoli però, nel loro cammino di crescita, chiedevano spiegazioni e forse era lo stesso Gesù a premurarsi di fornire loro degli elementi ulteriori per comprendere le parabole. La missione dei discepoli era infatti quella di essere annunciatori dell'amore di Dio, ed alcuni di loro avevano dedicato l'intera esistenza alla missione. Oggi, perciò, meditando la Parola di Dio, preghiamo intensamente per i consacrati che hanno donato la loro vita per vivere profeticamente questo legame con le cose di Dio, e preghiamo per tutto il popolo di Dio, per tutti i discepoli che sono chiamati ad accogliere il messaggio di Gesù e a somigliargli profondamente. C'è bisogno di molta preghiera perché il nostro terreno interiore, il nostro cuore, il cuore di tutti somigli al Sacro Cuore di Gesù. Il nostro cuore, infatti, può accogliere anche erbacce o diventare di pietra, impenetrabile. Quando veniamo amati o amiamo intensamente, sentiamo e chiediamo che le cose raggiungano il cuore, la parte più profonda, perché lì si trova il giusto calore per far crescere e germogliare il bene! Dio ci chiede questo è da vero innamorato semina, e sembra che lo faccia in modo sprovveduto e illogico. Può sorprendere che il seminatore della parabola getti il seme in terreni dove ovviamente verrà perduto. Questo dice che Dio parla a tutti, la sua semina è magnanima, la sua Parola arriva comunque, la sua presenza ci raggiunge. Dio, perciò, ci chiede di fare spazio nel cuore alla sua Parola, perché ciò che opera nella nostra vita non è una magia; preparare il cuore è anche una nostra responsabilità! La semente di Dio è sempre buona, quindi se non cresci, se non giungi a maturazione, se non ti apri alla grazia, se non lavori il tuo cuore, potresti sprecare il buon seme, potresti sprecare l'opera di Dio in te. Egli donandoti la sua Parola ti dona un pezzo del suo cuore affinché, crescendo in te, tu possa somigliare al suo cuore. Ci ricorda san Giacomo: «Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi. Perché, se uno ascolta soltanto e non mette in pratica la parola, somiglia a un uomo che osserva il proprio volto in uno specchio: appena s'è osservato, se ne va, e subito dimentica com'era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla» (Gc 1, 22-25). Forse stamattina ci siamo guardati allo specchio e poi abbiamo dimenticato le fattezze del nostro volto? Cerchiamo allo stesso modo di custodire la Parola, di ricordarla, di viverla, di spingerla in profondità, per fare la nostra parte: preparare il terreno, irrigarlo con la preghiera, vangarlo con la temperanza, nutrirlo con le virtù e curarlo estirpando i vizi che vogliono radicarsi. Il nostro è il Dio dei piccoli semi e dei grandi doni, non sprechiamo occasioni per fiorire: andiamo al cuore! «Il libro dei Proverbi ci chiede: "Più di ogni cosa degna di cura custodisci il tuo cuore, perché da esso sgorga la vita. Tieni lontano da te la bocca bugiarda" (4,23-24). La mera apparenza, la dissimulazione e l'inganno danneggiano e pervertono il cuore. Al di là dei tanti tentativi di mostrare o esprimere qualcosa che non siamo, tutto si gioca nel cuore: lì non conta ciò che si mostra all'esterno o ciò che si nasconde, lì siamo noi stessi. E questa è la base di qualsiasi progetto solido per la nostra vita, poiché niente di valido si può costruire senza il cuore. Le apparenze e le bugie offrono solo il vuoto [...] Sentire e gustare il Signore e onorarlo è cosa del cuore. Solo il cuore è capace di mettere le altre facoltà e passioni e tutta la nostra persona in atteggiamento di riverenza e di obbedienza amorosa al Signore» (papa Francesco). |