Omelia (06-01-2025)
don Alberto Brignoli
Le stelle si vedono solo al buio

"Come fai a vivere in un paese di montagna, così isolato dalla città? Non c'è niente! Va bene per due mesi all'anno: ma poi?": forse un po' meno rispetto al passato, ma frasi come questa, da molte persone, noi che viviamo in piccoli paesi di montagna ce le sentiamo ancora dire... È ovvio che la città, con il suo movimento, dà l'illusione di offrire tante opportunità: lavoro, soldi, svago, moda, possibilità, incontri, anche un po' di potere in più rispetto ai piccoli centri di periferia, di campagna o di montagna. Chi lascia il proprio paese per andare in cerca di un'opportunità, seguendo la buona stella del proprio istinto e delle proprie aspirazioni, subito va in un grande centro urbano, e si informa su quali siano le possibilità di successo in quel nuovo contesto.
È vero, nella città c'è tutto, la città attira con le sue luci: eppure, a causa proprio delle mille luci, in città non si riesce, pur alzando lo sguardo verso l'alto, a vedere il cielo stellato e la luna splendente. Per rivedere le stelle dobbiamo uscire dalla città, andare in luoghi isolati, in montagna, in aperta campagna, in riva al mare, dove più intensi sono il buio e il silenzio, e dove di certo non abbiamo sensazioni di vitalità, ma piuttosto di staticità, a volte anche d'inutilità e di noia. Proprio per questo, una volta passata la poesia di rivedere la luna e le stelle, ci si sente nuovamente attratti dalle luci della città.
Ed è così che, in quel tempo, "alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme" ed entrarono in città, convinti di incontrare "la stella", lo scopo della loro lunga ricerca, effettuata scrutando gli astri, laddove era ancora possibile osservarli guardando il cielo. La città rappresentava anche per loro un polo di attrazione. Ma entrati in città, non vedono più la stella, la buona stella del loro istinto e dei loro sogni. Vedono solo il palazzo del potere, e vi entrano, convinti che, lì, la loro stella potesse risplendere: ma invano. Non ottengono nulla, se non di turbare il re, e con lui tutta Gerusalemme. Viene fatto loro comprendere che è meglio che se ne vadano da lì, che cerchino altrove la loro buona stella: perché alla fine è così, la città ti dà l'illusione di vedere molte luci brillare, ma non ti permette di vedere le stelle. E chi è convinto di vederle, ti caccia dalla città... Forse è proprio il caso di uscire dal palazzo del potere: lì dentro, nessuno è interessato a una stella che risplende. C'è solamente un re, un re fantoccio, intento solo a conservare gelosamente quella parvenza di dominio che gli resta: cosa che si procura di fare chiedendo ai Magi di "informarsi accuratamente sul bambino", sul re dei Giudei che è nato, "per venire ad adorarlo".
Ma chi ha nel cuore un desiderio, come dice la parola stessa, cerca "dal cielo" la propria ispirazione. E la cerca là dove c'è ancora un cielo stellato sopra l'umanità, e una legge morale capace di abitare dentro il cuore dell'uomo. E allora esce dalla città, dal palazzo del potere, e torna ad alzare lo sguardo verso il cielo. Questo sguardo elevato verso il cielo provoca nei Magi "una gioia grandissima", perché il buio e il silenzio delle periferie permettono loro di tornare a vedere la stella, che li precede e li conduce fuori, lontano dalla città, nelle campagne, tra i greggi e in mezzo ai pascoli, fino al luogo dove incontrano lo scopo della loro ricerca. E davanti all'Astro che ha motivato lunghi anni della loro vita, essi esprimono e tirano fuori tutto il meglio di sé, la loro grande ricchezza: non solo l'oro dei beni materiali accumulati in tanti anni di lavoro, ma anche l'incenso dei beni spirituali che la luce della stella ha acceso e mantenuto vivo in loro, e pure la mirra, unguento dell'amore per la prima notte di nozze e balsamo dei corpi senza vita, viatico di amore e morte per chi ha deciso di condividere con l'umanità la propria divinità.
Potrebbe terminare tutto lì, una volta ottenuto lo scopo della loro ricerca: eppure la vita continua, e "per un'altra strada fecero ritorno al loro paese". "Per un'altra strada", sì: perché l'incontro con Dio ti cambia la vita, e non puoi più tornare sui tuoi passi. Dio ti apre a un mondo nuovo, ti apre a qualcosa che Lui ha voluto e sognato per te, ti apre alla missione.
E tutto questo accade se accetti di cercare Dio laddove il cielo sa ancora far risplendere la luce vera: non nell'illusione dei luoghi di potere, dove le luci sfavillanti del denaro, del successo, della moda, del piacere e del divertimento attraggono tutti per poi spegnersi e lasciare nel cuore dell'uomo un senso di noia e di nausea, tipico della sazietà di questi giorni di festa; bensì nel silenzio, nel nascondimento e nel buio dei luoghi isolati, laddove nessuno vuole andare, laddove spesso vive un'umanità che nessuno vuole incontrare, laddove non esiste gente che fa teorie e studi sul luogo della nascita del Messia, ma solo si preoccupa di ascoltare le voci degli angeli che annunciano la salvezza, e corrono a incontrarla.
Oggi, Dio lo trovi e ti apre la sua porta non dove si legifera e si vocifera su come accogliere o come respingere chi viene da lontano, ma dove la carità concreta della gente semplice e umile, che agisce in nome di Dio anche senza saperlo, apre la porta del proprio cuore per dare da mangiare, da bere, da vestire e da scaldarsi a chi non ne ha, indipendentemente dal colore della sua pelle, dalla sua cultura e dalla sua religione. E tutto questo, senza accendere su di sé i riflettori: proprio come facevano i nostri vecchi, poveri in canna, che avevano sempre un pezzo di pane per chiunque bussasse alla loro porta, e non chiedevano chi fosse né da dove venisse.
Dio - non ce lo dimentichiamo - non accetterà mai di abitare laddove c'è la luce del successo e della visibilità mediatica: sarebbe inutile, perché la sua luce non potrebbe risplendere, e non sarebbe vista e contemplata da nessuno. La sua gloria, come ci ha detto Isaia, risplende dove "la tenebra ricopre la terra e nebbia fitta avvolge i popoli... Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore".
C'è poco da fare: dove ci sono già troppe luci, Dio non può risplendere. Le stelle si vedono solo al buio. E saranno sempre il buio e il silenzio, anche quelli della nostra anima, ad avere il privilegio di veder brillare la sua Stella.