Omelia (06-01-2025)
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COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di padre Gianmarco Paris

La luce per tutto il mondo
La festa dell'Epifania ci fa meditare sul vangelo di Matteo che racconta di una strana e speciale visita che la Santa Famiglia ricevette, nei giorni dopo la nascita di Gesù, quando stava ancora a Betlemme. La semplicità e la densità di questa storia merita tutta la nostra attenzione: essa non si preoccupa di rispondere alla nostre domande su come è potuta accadere una visita di questo genere, ma di gettare una luce sul destino futuro del bambino, sul modo con cui sarà accolto e realizzerà la missione che l'angelo aveva rivelato a Giuseppe. L'evangelista Matteo ci prende ancora una volta per mano e ci porta a visitare la Santa Famiglia mentre riceve la visita dei Magi.
Mentre Maria, Giuseppe e il piccolo Gesù, in povertà e senza attirare l'attenzione di nessuno (se non di alcuni pastori del vicinato, come ci dice Luca), si stanno organizzando per la nuova vita a tre, a Gerusalemme si sparge la voce che uomini sapienti venuti dall'oriente sono in cerca del re dei giudei recentemente nato: si sono messi in cammino seguendo una stella (nella cultura antica i fenomeni celesti erano interpretati come segni di eventi importanti accaduti sulla terra). La notizia fa il giro della città e arriva al Re Erode, che per conto dei Romani comandava sui giudei ed era conosciuto per la sua spregiudicatezza. Sentendo parlare di un altro re si preoccupa: informandosi presso i giudei saggi, viene a sapere della profezia secondo cui da Betlemme verrà un capo che pascerà il popolo di Dio. Si affretta quindi ad inviare i magi e a chiedere da loro maggiori informazioni.
Poco dopo, eccoli arrivare, ancora guidati dalla stella, nel luogo dove si era sistemata la Santa Famiglia. Entrando, vedono un bambino appena nato con sua madre e si prostrano (cioè riconoscono di essere alla presenza di Dio) e gli offrono i loro doni. Infine ritornano da dove erano venuti, senza però avvisare Erode del luogo dove hanno incontrato il re dei giudei.
Questo racconto forse non suscita in noi domande, tanto siamo abituati a vedere nel presepe le statue dei tre magi riccamente vestiti. Ma a ben vedere è difficile pensare che le cose siano andate proprio come Matteo ce le descrive. Ci aiuta molto di più ricordare che Matteo ha scritto il suo Vangelo lontano da Betlemme, e circa settanta anni dopo la nascita di Gesù. E lo ha scritto per aiutare i discepoli di Gesù a credere che veramente quel bambino nato a Betlemme, cresciuto a Nazaret, morto e risorto a Gerusalemme, è il Messia inviato da Dio per salvare il suo popolo, e quindi è lui che compie le promesse e le profezie dell'Antico Testamento (Matteo, come tutti i giudei che avevano accolto Gesù, conoscevano bene l'Antico Testamento e davano molta importanza alle sue profezie).
Allora è tutta un'altra cosa ascoltare la prima lettura di questa festa: un araldo esorta Gerusalemme ad alzarsi e accogliere la luce del Signore che le viene incontro. I figli di Israele sono in esilio a Babilonia. Il profeta Isaia porta loro il buon annuncio della loro liberazione, del ritorno nella loro terra. La luce del Signore non solo illumina il cammino per ritornare in patria, ma fa di Gerusalemme il centro di attrazione di tutti i popoli e dei loro re, che verranno dai punti più lontani della terra, con i loro animali e portando doni (oro e incenso). Ora capiamo dove Matteo ha preso le immagini per comporre il suo quadro? Ora capiamo qual è il messaggio che ci vuole comunicare? Lo stesso messaggio che risuona nel salmo 71, che celebra il re scelto da Dio, davanti al quale si prostreranno tutti i re della terra.
Matteo non ha solo tra le mani l'Antico Testamento, ma conosce bene la fine della vita di Gesù, mediante la quale ha realizzato la sua missione di Salvatore, e anche quello che è successo dopo la sua risurrezione: i capi religiosi dei giudei non lo hanno accolto; il potere politico, per mantenere la pace, lo ha condannato a morte; nelle comunità cristiane abbastanza presto i "pagani" (cioè persone di religione diversa dal giudaismo) hanno accolto il messaggio di Gesù e sono diventati cristiani. San Paolo nella seconda lettura riconosce e loda questo piano divino che è aperto a tutti i popoli.
La salvezza di Gesù si è concretizzata attraverso questo cammino, incontrando in alcuni accoglienza e in altri rifiuto. Matteo anticipa in modo simbolico nel racconto dei Magi l'esito universale della vicenda di Gesù: gli scribi, rappresentanti del giudaismo, pur conoscendo le profezie, non si mettono in cammino; Erode, rappresentane del potere politico, teme che Gesù possa minacciare il suo regno e cerca di ucciderlo; i magi, rappresentanti di tutte le culture e religiosi, riconoscono Gesù come re e Dio.
La festa dell'Epifania invita tutti noi a metterci sempre di nuovo alla ricerca di Gesù. Uno dei segni che siamo vicini a lui sarà la nostra capacità di essere aperti a tutti gli uomini, come lui è stato, disponibili a cercare insieme a tutti ciò che promuove la vera umanità.