Omelia (12-01-2025)
don Giacomo Falco Brini
La speranza è un regalo consistente

La festa del battesimo di Gesù ci introduce a vivere in profondità l'anno giubilare appena scoccato. San Paolo, nella 2a lettura di questa liturgia festiva, invita il discepolo Tito a considerare attentamente le conseguenze dell'incarnazione di Dio che abbiamo appena celebrato a Natale: è apparsa la grazia di Dio che porta salvezza a tutti gli uomini....egli ha dato se stesso per noi...quando apparvero la bontà di Dio Salvatore nostro e il suo amore per gli uomini, Egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia...affinché, giustificati per la sua grazia, diventassimo nella speranza, eredi della vita eterna. Sono parole che ci comunicano tutto lo stupore e la fede dell'apostolo nell'opera di Dio compiutasi con l'incarnazione e poi con la passione, la morte e la resurrezione di nostro Signore. Siamo al cuore della nostra fede: Gesù è la bontà, l'amore gratuito (grazia) di Dio per noi. La sua vita donata ha cambiato per sempre il nostro destino. Sono giustificato dal suo amore. E in quanto tale, posso diventare, nella speranza, erede della vita eterna. Qui c'è il nocciolo del cristianesimo, qui c'è anche l'invito del Giubileo a camminare in questa vita come "pellegrini della speranza".

La speranza è dunque saper attendere con fiducia questo futuro radioso che Dio ci ha assicurato. L'uomo senza speranza si di-spera. Ma solo Dio può dare una speranza che non delude, perché non illude. Coltivare altre speranze può essere molto rischioso. Molte speranze umane, infatti, illudono. La fede del popolo di Israele ha nutrito nei secoli la speranza di vedere realizzate le promesse di Dio. Il vangelo ci dice che il ministero di Giovanni Battista aveva generato per questo tra la gente una grande attesa, segno dell'autenticità delle parole del profeta. Al punto che più di qualcuno sperava fosse lui l'Atteso promesso. Giovanni puntualmente chiariva che non era lui. Però era venuto per annunciare che l'Atteso era presente e che aveva un battesimo più grande del suo, perché donato dal più forte di lui. Uno che avrebbe battezzato in Spirito Santo e fuoco. Eppure, sorpresa delle sorprese, Luca ci narra che, stando in preghiera, il più forte si sottopose al battesimo inferiore insieme a tutti gli altri. E che proprio in quel contesto il cielo si aprì e lo Spirito Santo discese su di Lui.

Questa teofania sorprendente rivela a quale estrema solidarietà Dio si spinge con il male dell'uomo. Nel gesto di Gesù di farsi battezzare da Giovanni c'è già contenuta in fase embrionale tutta quella che sarà la sua storia tra gli uomini. La sua vita sarà un costante caricare sulle sue spalle i loro peccati. Perciò Gesù è certificato dalla voce proveniente dal Cielo: tu sei il Figlio mio, l'amato, in te ho posto il mio compiacimento. Il segreto di Gesù non è più un segreto. Essendo il Figlio di Dio amato dal Padre, può rivelare e spiegare con tutta sicurezza che Dio ama gli uomini e lo dimostra proprio nell'amarci nel nostro male non distanziandosi da esso, fino allo scandalo della Croce. Il battesimo ricevuto ci ha conquistato al suo battesimo. Ora, battezzati in Spirito Santo e fuoco, possiamo udire nel profondo la voce che proclama in noi: tu sei il Figlio mio, l'amato. È una meraviglia indicibile: la vita è giungere a sentire nel nostro profondo questa voce. Giovanni evangelista lo dice così nella sua 1a lettera: figlioli, quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! (1Gv 3,1).

Solamente un essere umano che ha scoperto di essere amato da Dio fino a questo punto, può davvero vivere nella speranza. Solamente chi si sente amato, sa che la sua speranza non sarà delusa. È giunto un tempo molto opportuno per ritornare alle sorgenti rinnovanti del nostro battesimo. Il regalo che ci ha costituiti eredi è sempre lì, a nostra disposizione. Il regalo è Dio che ci chiama per sempre suoi figli, eredi della sua stessa vita immortale. La nostra speranza è tutta sostanza.