Omelia (12-01-2025)
padre Gian Franco Scarpitta
Il battesimo, umiltà ed esaltazione

Gesù ha raggiunto l'età consona a poter iniziare il ministero pubblico di evangelizzazione. Ha maturato infatti una lunga esperienza di formazione umana, culturale, sociale e interattiva fra la gente della sua zona, vivendo il contatto costante con persone tutt'altro che facili come quelle di Nazareth, città già malfamata almeno quanto alla religiosità e alla sensibilità verso il divino. La Galilea era un ambiente tipicamente pagano e miscredente, eppure proprio lì è iniziata la formazione previa e anche in quei luoghi inizierà il ministero di Gesù.
Ora che Gesù ha acquisito tanta esperienza di vita e di socialità, formandosi alla comune legge del lavoro e alla sottomissione degli statuti vigenti, potrebbe iniziare il suo ministero di predicazione del Regno di Dio, ma prima ancora di immettersi in tale prospettiva non vuole esimersi da un'ulteriore disposizione che riguarda tutte le persone di retta coscienza che abbiano assunto consapevolezza dei propri peccati. E così discende alle rive del Giordano, confondendosi fra i comunissimi peccatori pentiti, mentre Giovanni sta amministrando un battesimo di conversione nelle acque del medesimo fiume. Molto probabilmente si trattava di un lavacro di immersione amministrato dallo stesso battista. Non era però il battesimo che liberava dai peccati, ma un solo gesto esteriore che indicava l'avvenuto pentimento e che predisponeva al battesimo che avrebbe amministrato Gesù "in Spirito Santo e fuoco", avente questo invece potere di estinguere il peccato e di rigenerare a vita nuova, Perché Gesù si sottopone alla pratica rituale del Battista, lui che non ne ha il dovere non avendo alcuna attinenza o familiarità con il peccato? Se c'è infatti una sola eccezione alle prerogative di umanità piena che Gesù ha voluto abbracciare, questa è proprio la peccaminosità tipicamente umana. E' stato uomo su tutto, tranne che nel peccato. E' il Verbo fatto carne, ha assunto la natura umana che allude al significato di "carne" quale caducità, effimeratezza e peccaminosità, ma non ne è mai stato coinvolto né interessato. Anche se, come dirà Paolo "Lui che non aveva peccato, Dio lo tratterà da peccato."(2Cor 5, 21). Perché allora doversi sottomettere alla ritualità del battista che riguardava un'abluzione identificativa dei peccatori?
Ci fornisce la risposta proprio Gesù stesso, quando, trovandosi a tu per tu con Giovanni che gli contesta la sua decisione di ricevere da lui il battesimo, replica: "Lascia fare per ora. Occorre che compiamo ogni giustizia"(Mt 3, 15). Con questi termini si allude al concetto di abbandono e di sottomissione alla volontà di Dio, di umiltà estrema e di deferenza che il Figlio deve mostrare nei confronti del Padre e di cui deve già essere pedagogo presso tutti i suoi contemporanei. Più esattamente, vuol dire realizzare in pienezza il Regno di Dio nelle parole e nelle opere del Cristo adempiendo quanto dicevano le Scritture, ma anche in questo sta la novità del Regno: l'umiltà e la semplicità di Dio incarnato che vuole fare la fila assieme a tutti i peccatori.
Non è peccatore, ma deve umiliarsi anch'egli, riconoscendosi limitato, caduco e insufficiente, insomma anche lui considerarsi peccatore come tutti gli altri. Deve fare esperienza dei sentimenti di autocommiserazione morale a cui tutti sono soggetti, condividere in prima persona l'intensità delle ragioni del pentimento, immedesimarsi nello stato d'animo di coloro che, ravveduti, vogliono tornare a Dio e aspirano al suo perdono e alla sua misericordia. E così anche lui come tutti fa la fila con i peccatori e lascia che Giovanni lo immerga fra i flutti del fiume.
Come avverrà dopo la risurrezione da morte, non appena Gesù fuoriesce dalle acque del Giordano nella misura in cui si era umiliato così viene esaltato e innalzato dal Padre. Vi sono alcuni elementi allusivi di teofania che descrivono questo divino innalzamento nei suoi confronti. Innanzitutto l'immagine metaforica di una colomba. Un simile volatile era fuoriuscito dall'arca di Noè che aveva navigato su acque piovane che avevano debellato, rinnovandola, tutta l'umanità corrotta a proditoria; aveva recato prima un ramoscello di ulivo rientrando nella grande imbarcazione lignea, attestando così che la vita aveva ripreso sulla terra il suo corso dopo la punizione estrema di Dio. Poi era nuovamente uscita per non fare più ritorno nell'arca, segno che adesso poteva liberamente svolazzare nel sistema rimesso a nuovo a seguito delle inondazioni. Una colomba aveva annunciato la ripresa della vita. Ora, sottoforma di colomba, lo Spirito Santo attesta che Gesù stesso è la vita in quanto Figlio di Dio, che egli è la vita e la verità e che nel battesimo che lui stesso istituirà distruggerà con il lavacro di rigenerazione tutto il sordido in ciascun soggetto umano per chiamarlo a nuova vita. Il battesimo di Gesù sarà infatti un bagno di distruzione del sordido simboleggiato peraltro anche dal fuoco che distrugge per vivificare. Anche il giorno di Pentecoste si parlerà di "lingue di fuoco" che si poseranno su ciascuno degli apostoli. Essi si sentiranno trasformati e motivati da zelo missionario di cui sarà apportatore lo stesso Spirito.
Gesù è già Figlio del Padre in quanto Verbo Incarnato, ma adesso viene istituito tale anche in rapporto ai suoi contemporanei per mezzo di una arcana voce che discende dal cielo: "Tu sei il mio Figlio, l'amato. In te ho espresso il mio compiacimento." La scena e le parole fanno pensare all'episodio della prova a cui fu sottomesso Abramo, di sacrificare il suo unico figlio. Questi ebbe risparmiato alla fine il figlio Isacco, dalla lama del coltello; il Padre invece non risparmierà il suo amato figlio al momento del supplizio della croce, perché lascerà che muoia come agnello immolato.
Anche per questo mi sento di dire che il battesimo di Gesù chiude il tempo di Natale, ma è preambolo anche al tempo di passione e di Pasqua, perché l'umiliazione a cui Gesù si sottopone davanti a Giovanni Battista e l'esaltazione che ne consegue, è un preambolo alla morte e alla resurrezione di Gesù.
Tutto questo ha prodotto l'estrema umiltà del Figlio di Dio che pur essendo Perfezione assoluta ha voluto farsi solidale con i peccatori e a sua volta ha istituito egli stesso un battesimo di umiltà e di esaltazione anche per noi.
Il battesimo che abbiamo ricevuto e che vogliamo far amministrare ai nostri bambini (o anche agli adulti catecumeni) è un lavacro di grazia e di purificazione che comporta l'umiltà di dover abbandonare noi il peccato per vivere come veri figli di Dio.
Si tratta di un sacramento (un'azione compiuta dallo stesso Cristo anche se indirettamente) che nella materia dell'acqua, in forza dello Spirito Santo, distruggerà in noi ogni impudicizia rigenerandoci e trasformandoci nell'acquisizione di un'identità di purezza e di dignità.
Il battesimo di Cristo è distruzione del peccato per la ricostruzione di chi lo riceve, una trasformazione radicale della persona che renderà il nostro corpo tempio dello Spirito Santo e le nostre membra diventano membra di Cristo formando con Questi un tutt'uno (1Cor 6, 15 - 17). Gesù inabita in noi e in forza dello Spirito ci rende partecipi di sé, della sua figliolanza divina e della sua missione di redenzione e di salvezza. Innestati in Cristo come tralci alla vite, siamo anche noi istituiti pienamente figli di Dio. Figli cioè nel Figlio.
Fortificati da tanta grazia santificante, dovremmo effettivamente estromettere il peccato sotto tutti i suoi aspetti e bandirlo dalla nostra vita, perché le membra del corpo di Cristo non vanno profanate (1Cor 6, 15 - 16). Saremmo tenuti a custodire e a fortificare la santità che tale sacramento ci ha conferito e anzi esaltarla ed elevarla attraverso una condotta integerrima e ben disposta, nella quale risalti la carità, che a sua volta è vincolo di perfezione (Col 3, 14) e ci configura con la perfezione divina.
Vivere il battesimo nella piena conformità a Gesù, fuggendo il peccato con orrore e attaccandoci al bene (Rm 12, 9) è la vocazione fondamentale imprescindibile per essere cristiani, ma è anche la condizione indispensabile per contribuire al cambiamento radicale dell'umanità. Vivere in pienezza il battesimo con convinzione non può che condurre infatti all'esercizio di valori e virtù che fondamentalmente sono criteri indispensabili di convivenza pacifica fra tutti gli uomini.