Omelia (22-03-2004)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Vi era un funzionario del re che aveva un figlio malato a Cafarnao. Costui, udito che Gesù era venuto a Cana, si recò da lui e lo pregò di scendere a guarire suo figlio poiché stava per morire.

Come vivere questa Parola?
Partendo da Cafarnao è necessario più di un giorno di cammino per raggiungere Cana. Un viaggio faticoso, in salita, di ben 26 km. Ai tempi di Gesù, si doveva essere ben motivati per affrontarlo. E di certo, il funzionario regio di cui ci riferisce Giovanni, lo era. Voleva infatti incontrare Gesù a tutti i costi, nella speranza di ottenere la guarigione del figlio moribondo."Sale" a Cana, quest'uomo, per pregare Gesù di "scendere" a Cafarnao, ritenendo necessaria la sua presenza fisica per la guarigione del figlio. Ma Gesù gli lascia intendere che lo avrebbe risanato a distanza, in forza della sua parola. E quell'uomo "credette".
'Salire' e 'scendere': nella vita spirituale, come nel pellegrinaggio di speranza che compie quest'uomo per riavere a sé e alla vita il figlio morente, c'è questo duplice e costante movimento, in rapporto alla fede. Il "salire" è faticoso perché inizialmente, aggravati come siamo dal peso di problemi irrisolti, angosce pesanti, dubbi, dobbiamo affidarci a Dio fidandoci ciò che abbiamo "udito" dagli altri, come quest'uomo che si mette in cammino dando credito alla parola di chi aveva conosciuto e fatto esperienza della potenza taumaturgica di Gesù. Il Signore premia poi questa fatica con la gioia dell'incontro con Lui nella sua Parola, che realizza ciò che annuncia nella misura in cui crediamo senza esitare né pretendere di vedere e toccare con mano. Fatta questa esperienza personalissima, nell'intimità profonda di un dialogo pregno d'amore e di tenerezza, riprendiamo il cammino in forza della sua Parola, e questo ci basta per 'scendere' fiduciosi e affrontare la vita, quella stessa che per un momento abbiamo lasciato alla ricerca di una speranza che desse senso alla vita e alla nostra piccola storia. Non è forse questa l'esperienza che fanno molti giovani venendo fin quassù nella santa montagna, spesso gravati d'ansia e schiavi di superfluo, ma desiderosi di una sosta contemplativa, impregnata di silenzio e d'ascolto della Parola, per poter ritornare a valle più forti, più motivati, più gioiosi nella fede?

Oggi nel mio rientro al cuore, interiorizzerò questo "salire" e "scendere" che il Signore mi propone come cammino di fede, e pregherò:

Aiutami, Signore, a saper ritmare il tempo che mi dai, nell'ordinarietà dei giorni, cogliendo e accogliendo i tuoi tempi con fiducia e pazienza, sempre pronto ad accettare la sfida faticosa della salita e dell'ascesi come itinerario di purificazione che mi dischiude ad una fede più matura e piena di gioia.

La voce di un autorevole maestro spirituale del nostro tempo
Per ora camminiamo nella fiducia e nella speranza. Il nostro pellegrinaggio è simbolo del nostro essere creati per riposare in Dio soltanto.
Card. Martini