Omelia (19-01-2025)
don Giacomo Falco Brini
Obbedire se si vuol capire

Nel vangelo di questa domenica il celebre episodio delle nozze di Cana. Un fatto riguardante la vita di Gesù narrato solo da Giovanni. Sappiamo che l'autore del quarto vangelo, pur conoscendo gli altri vangeli sinottici, ha un'ispirazione e una tradizione tutta sua. Così che mentre Luca, Marco e Matteo ci narrano l'inizio dell'attività pubblica di Gesù in un certo modo, Giovanni, pur riconducendo questo avvio in ambiente battesimale (collegamento alla testimonianza del Battista), ci racconta la manifestazione pubblica del Signore nell'episodio del miracolo di Cana quale primo "segno" dell'opera di Dio. Cioè, Cana inaugura la sezione del libro dei "segni" che Gesù compì nel suo ministero, il primo di sette in cui egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Se Giovanni scrive così, collocandolo come primo dei segni, vuol dire che il significato da cogliere è importantissimo e riveste, per così dire, un ruolo "programmatico" nella stesura scritta dell'intera vicenda di Gesù.
Una festa di nozze sul punto di fallire clamorosamente. Una festa cominciata che rischia di perdere la sua natura di festa. Un matrimonio la cui celebrazione è a un passo dalla delusione, ricordandoci di quanti giorni e di quali caratteristiche hanno i matrimoni ebraici. Questo il setting dove avviene il fatto. Da notare la persona che si accorge del fattore che sta per mandare all'aria la festa: la Madonna. Maria si accorge che il vino si è esaurito e lo fa rilevare a suo Figlio. Gesù risponde con una certa reticenza. Maria ordina ai servitori presenti: qualsiasi cosa vi dica, fatela. Dopo di che il Signore ordina a quei servi di riempire d'acqua le anfore della purificazione rituale e di portarle al maestro di tavola. Cosa che compiono puntualmente. Ma il passaggio di quelle anfore porta con sé un sorprendente cambiamento. Il direttore del banchetto chiama lo sposo e certifica con le sue considerazioni il vino appena degustato. Dunque le anfore riempitesi d'acqua sono diventate contenitori di una quantità esorbitante di vino.
Il vangelo di Giovanni ha una densità simbolica da decifrare pazientemente. Il miracolo non sottolinea tanto la potenza del Cristo, ma è piuttosto attento ad alcuni particolari, come l'abbondanza del vino, la sua ottima qualità, il fatto stesso che esso sostituisca l'acqua preparata per le abluzioni rituali. Gesù è lo Sposo, il Messia che si manifesta come nuova Alleanza e nuova legge. Notiamo subito come nella messianicità di Gesù sia contenuta l'idea di un cambiamento: c'è qualcosa di vecchio (l'acqua) che deve venir meno per lasciar posto a qualcosa di nuovo (il vino). L'antica legge deve lasciar posto alla nuova. Il messianismo di Gesù viene portato da Giovanni già verso "la sua ora". È come se Giovanni ci dicesse di andare subito a vedere la fine della storia per capirne l'inizio, di andare a vedere come finisce questa storia per capire perché a Cana Gesù manifestò la sua gloria. Perché la Gloria di Dio è la potenza dell'amore fedele fino alla morte. Gesù è la carne in cui si rese visibile questo amore, il cui segno anticipatore avvenne alle nozze di Cana.
E i discepoli credettero in lui. Questa annotazione dell'autore con la sua particolare costruzione grammaticale ci spiega una qualità della fede cristiana. Essa è slancio verso una persona concreta, non verso una idea o una dottrina. È lo slancio di chi si fida del Signore ed è disposto ad agire ed obbedire, prima che a voler capire. Come dimostra l'atteggiamento di Maria. La fede è conversione, apertura al passaggio dal vecchio al nuovo, disponibilità. Come la fede di Maria che accetta l'apparente rifiuto e si lascia condurre verso un'attesa superiore. Non hanno più vino: in queste parole di Maria intravediamo, delicatamente, la speranza del miracolo. È vero, la risposta di Gesù esprime una chiara recalcitranza, pur acconsentendo, poi, a fare il miracolo. Ma questa ritrosia ha lo scopo di far passare la fede della Chiesa (di cui Maria è modello) alla sua maturità. Infatti gli uomini cercano normalmente nel miracolo una soluzione a un loro imbarazzo, come nel caso del vino esauritosi a Cana. Gesù invece opera il miracolo per una rivelazione superiore. Egli, nel segno del vino nuovo, si rivela lo Sposo venuto a compiere le nozze definitive di Dio con l'umanità. Egli è la gioia di un amore in grado di far superare ogni fallimento della nostra storia. Chi incontra questo amore lo scopre abitante dentro di sé.