Omelia (26-03-2004) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Dicono gli empi tra sé, con ragionamenti errati: "Tendiamo insidie al giusto, perché ci è d'imbarazzo ed è contrario alle nostre azioni; ci rimprovera le trasgressioni...e ci rinfaccia le mancanze. Come vivere questa Parola? Identificando l'empio con lo stolto, l'autore del Libro della Sapienza ne denuncia il paradosso esistenziale e, in antitesi, esalta la vita del giusto riconoscendo nella sua integrità la retta disposizione dell'uomo di fede, sapiente e integerrimo. E per questo perseguitato. "Ci è d'imbarazzo, ci rimprovera" – dicono gli empi puntando il dito contro colui che è dichiaratamente contrario alle loro azioni. Costui, per amore della verità che proclama, non esita a rimproverare e condannare sentimenti gretti e atteggiamenti ambigui, fino a subire per questo la più totale emarginazione. Non a caso il Nuovo Testamento ha raccolto un grappolo di queste espressioni riferendole al Cristo perseguitato. Chi vive con limpidezza la propria fede, nella verità, è di fatto come una pietra scagliata nello stagno della menzogna esistenziale dell'empio il quale, impantanatosi in ragionamenti distorti, vive unicamente per se stesso, attaccato alla roba, ai piaceri, prigioniero di un materialismo sfrenato. Ecco perché agli occhi dello stolto, l'uomo giusto è un guastafeste, uno scontroso, un bigotto, uno che non sa godersi la vita. Invece è proprio in questo essere pietra d'inciampo, apparentemente sconfitti e crocifissi, che si qualifica il nostro essere "di Cristo". Diceva Kierkegaard: "l'autenticità del profeta (come quella di ogni uomo che cerca di piacere a Dio) sta nel "non flirtare con il risultato", ossia nel non cedere alle lusinghe degli applausi e dei consensi, e nel parlare liberamente, come Gesù che non esita a dire chiaramente ai capi religiosi del suo tempo: "Voi non conoscete chi mi ha mandato!" (Gv 7,28). Oggi, nel mio rientro al cuore, chiederò al Signore forza e luce di Spirito Santo affinché il mio agire sia motivato dal "salario per la santità", quella "ricompensa delle anime pure", tutta spirituale, che fin da subito il Signore mi offre a piene mani se in Lui ripongo ogni mio bene. Farò mia questa preghiera di sant'Agostino: C'è una gioia, Signore, che non è concessa agli empi ma a coloro che ti rendono onore senza attendere ricompensa: per questi la gioia sei Tu stesso. La voce di uno straordinario scienziato e uomo di Dio> Ah! E' perché, nei tuoi doni, O Signore, l'unico elemento a cui aspiro è il profumo del tuo influsso, la sensazione della tua Mano su di me. Più della libertà e dell'esaltazione del successo, ciò che inebria noi uomini è la gioia di aver trovato una Bellezza superiore che ci soggioga; è l'ebrezza di essere posseduti. Pierre Teilhard de Chardin |