Omelia (27-03-2004)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Ero come un agnello mansueto che viene portato al macello, non sapevo che essi tramavano contro di me dicendo: "Abbattiamo l'albero nel suo rigoglio".

Come vivere questa Parola?
La voce umile, 'debole' ma tagliente e veritiera del profeta Geremia aveva suscitato malumori e ostilità tra i compaesani di Anatot. Costoro, sentendosi smascherati nella loro condotta disonesta e arrivista, meditano di toglierlo di mezzo. La schiettezza pungente dell'uomo di Dio stava interferendo con i loro sporchi interessi: bisognava dunque farlo tacere. Provvidenzialmente però, il giovane profeta viene a conoscenza della macchinazione e sfugge alla congiura. Ma non riesce a contenere il suo dolore né l'amara delusione di sentirsi braccato da parenti e amici. Da questo abisso di sofferenza e di affetti traditi scaturiscono le sue confessioni: un lamento struggente che, dice il card. Martini, "ci aiuta a comprendere qualcosa della debolezza del Verbo incarnato e della debolezza di una Chiesa sempre perseguitata, talora tentata nei suoi figli, eppure fedele al suo Signore".
Quest'eco di mestizia si ripete nel cuore di ogni uomo ogni qualvolta s'affaccia il dramma dell'incomprensione, e chi ti era vicino diventa nemico e accusatore, facendoti toccare con mano quanto sia inaffidabile e ambiguo il cuore dell'uomo irretito dall'ego. Che fare? 'Adeguarti', scendere a patti con quel male strisciante travestito di comune buonsenso? Geremia, e più ancora Gesù, "l'Agnello mansueto condotto al macello", ci indicano un percorso alternativo: una via stretta e angusta che, attraverso la croce, conduce alla vita.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, ripeterò al cuore le parole dell'apostolo Paolo: "Tutto concorre al bene di coloro che amano di Dio". Ne trarrò forza e consolazione. Questa la mia preghiera:

Fa', o Signore, che non ammaini mai le vele della speranza, dicendo a me stesso: "Non c'è più niente da fare". Donami piuttosto un cuore fiducioso, capace di entrare nella notte del dolore, dell'incomprensione e del tradimento con il volto raggiante del credente, consapevole di attraversare sentieri di morte per andare incontro alla Luce.

La voce una mistica del '900
Non cercare di non soffrire né di soffrire di meno, ma di non essere sconvolto dalla sofferenza. La suprema grandezza del cristianesimo viene dal fatto che esso non cerca un rimedio soprannaturale contro la sofferenza, ma un uso soprannaturale della sofferenza.
Simone Weil