Omelia (05-02-2025) |
Missionari della Via |
Gesù tornò nella sua patria e, di sabato, si mise ad insegnare nella sinagoga. Tutti rimasero stupiti, sì, ma di uno stupore carico di perplessità, di dubbio, come a dire: "come è possibile che costui parli così? Noi lo conosciamo, non è che il figlio del falegname! Come può pretendere di insegnare a noi le Scritture? Da dove gli viene questa sapienza?". E così, a causa dell'incredulità dei suoi compaesani, Gesù non poté compiere molti miracoli. Eppure, chi più di loro, persone credenti, non avrebbe dovuto riconoscere l'opera di Dio e le sue meraviglie? Egli può far sì che un semplice amico diventi una guida spirituale, che un parente cambi vita e da persona dissoluta diventi un esempio. Insomma, Dio può intervenire concretamente nella nostra vita e renderci molto più di quello che pensiamo di essere. Gesù era da sempre "molto di più" di un falegname, era molto di più del figlio di Maria e di ciò che pensavano di lui tanti parenti, eppure viene disprezzato proprio da coloro che pensavano di conoscerlo. Senza l'umiltà e senza l'apertura al "di più" presente in ogni persona, "pensare di conoscere" può rivelarsi una trappola. Quante volte ci siamo caduti, etichettando gli altri o non credendo al loro cambiamento, finendo per far sì che, come alla fine di questo Vangelo, l'unico a stupirsi davanti alla nostra incredulità sia Dio stesso! Dovremmo ripeterci spesso che "Dio può tutto!" e che le persone non sono pezzi da collezione elencati in un catalogo! Perciò anche se abbiamo fatto tanti errori, dobbiamo sapere che Dio guarda più in profondità. Cosa vide Gesù guardando la donna adultera e peccatrice? Una donna che ha tanto amato, cioè guarda nel suo cuore e non si ferma agli errori o all'apparenza. Cosa vide il Signore guardando Saulo che perseguitava i credenti? Un potenziale santo, un futuro apostolo. Tante volte per i nostri giudizi temerari non cogliamo la presenza di Gesù, rischiando di ostacolare l'opera di Dio e far scappare persone buone perché non sono conformi ai nostri pensieri o al modo di fare comune. Gesù ha vissuto questa discriminazione da parte delle persone del suo stesso popolo e conosce il potere discriminatorio dell'umanità. Oggi è venuto a dirci di accogliere tutti, ricordandoci che qualsiasi persona è molto di più della sua storia, delle sue capacità e qualità, ed è in potenza una via di santità per l'umanità. Quanti evangelizzatori ci vorrebbero per far comprendere ad un giovane sbandato o ad una persona smarrita che vale molto di più, che è il sogno di Dio! Passiamo dunque dai cataloghi moralisti al guardare con gli occhi di Dio i nostri fratelli e sorelle. «Non nello straordinario, ma nel quotidiano noi assomigliamo a Cristo, in un bicchiere d'acqua fresca offerto, in un pezzo di strada fatto con chi ha paura, in una lacrima asciugata. In gesti come quelli di Gesù: quante volte si ferma, solo perché qualcuno lo chiama. Si ferma e si gira, non lo vediamo mai progettare grandi opere, ma ascoltare, imporre le mani, toccare occhi, orecchi, labbra, spezzare il pane, entrare nelle case, sedere a mensa. Vale per noi tutti: meno opere e più gesti» (p. Ermes Ronchi). |