Omelia (26-01-2025)
diac. Vito Calella
Proclamare e compiere «l'anno della grazia del Signore» con fede, speranza e carità

Nel Vangelo di questa domenica Gesù Cristo risuscitato parla al nostro cuore attraverso l'evangelista Luca e ci propone il suo progetto di vita, realizzato durante la sua missione pubblica e contenuto nella profezia di Isaia 61,1-2a. Quel testo profetico gli era stato consegnato nella sinagoga di Nazaret (cfr Lc 4,17a), «dove era cresciuto», quando vi ritornò «e secondo il suo solito, di sabato, entrò in essa e si alzò a leggere» (Lc 4,16).
Tutta la vita di Gesù, fino all'evento culminante della sua morte e risurrezione, è tempo qualitativo «della grazia del Signore» (Lc 4,19)! «L'anno» giubilare (cfr Lv 25,8-13), ricordato nella profezia di Isaia, per noi cristiani, a partire dal 1300 d.C., è il tempo opportuno per ciascuno poter veramente dire, con le parole dell'apostolo Paolo: «Non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2,20).
Solo con l'aiuto dello Spirito Santo possiamo far esperienza di Cristo vivo in noi!
Gesù era stato battezzato da Giovanni Battista nel Giordano e «lo Spirito Santo era sceso in forma corporea, come colomba» (Lc 3,22a) per assisterlo nella sua missione e mantenerlo «uno con il Padre» (Gv 10,30) come «figlio, l'amato» (Lc 3,22b), fino all'ultimo respiro della sua vita. Dopo il battesimo, «pieno di Spirito Santo, si era allontanato dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, dove, per quaranta giorni, era stato tentato dal diavolo» (Lc 4,1). In seguito «Gesù era ritornato in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si stava diffondendo in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti gli rendevano lode» (Lc 4,14-15). Noi cristiani, «tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito» (1Cor 12,13).
In questo anno giubilare vogliamo riscoprire in noi la presenza viva dello Spirito Santo, «effuso gratuitamente nei nostri cuori» (cfr Rm 5,5) per far vivere Cristo in noi con una fede basata sull'ascolto orante della Parola di Dio!
L'esperienza autentica della fede ci porta ad innamorarci del dono della Parola di Dio. Quando impariamo a pregarla ogni giorno possiamo confermare tutte le parole del salmo responsoriale 18B di questa domenica: «La legge del Signore è perfetta, rinfranca l'anima; la testimonianza del Signore è stabile, rende saggio il semplice. I precetti del Signore sono retti, fanno gioire il cuore; il comando del Signore è limpido, illumina gli occhi. Il timore del Signore è puro, rimane per sempre; i giudizi del Signore sono fedeli, sono tutti giusti. Ti siano gradite le parole della mia bocca; davanti a te i pensieri del mio cuore. Signore, mia roccia e mio redentore». La prima lettura di questa domenica ci propone la bellissima descrizione di una solenne liturgia della Parola di Dio, per celebrare la stesura definitiva del Pentateuco durante il periodo del post-esilio babilônico a Gerusalemme (Ne 8,2-4.5-6.8-10). Potessimo anche noi sperimentare tutte le fasi dell'incontro orante con la Parola di Dio che ci sono descritte in questo testo. A Gerusalemme «era stata preparata una piattaforma di legno, eretta a questo scopo, [posta] su un luogo più alto» (Ne 8,4a.5a). Prepariamo anche noi l'ambiente! Vogliamo dar distacco alla Bibbia! Quel primo ascolto fu attento e suscitò un'intensa risposta orante da parte di tutto il popolo: «Esdra benedisse il Signore, Dio grande, e tutto il popolo rispose: "Amen, amen", alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore» (Ne 8,7). È la fase della fedeltà al testo! Vogliamo proclamare la Parola di Dio e non semplicemente leggerla! Quando la preghiamo nella liturgia eucaristica e in un centro di ascolto, per noi cristiani è il proprio Cristo risuscitato che parla al nostro cuore e lo fa ardere di gioia e di speranza (cfr Sacrosantcum Concilium n. 7). «Esdra lesse il libro dall'alba fino a mezzogiorno» (Ne 8,3a). Chi ascolta la Parola proclamata non sia distratto, ma si senta come terra riarsa desiderosa dell'acqua vitale della Parola divina. Poi venne la fase della meditazione e dell'approfondimento della Parola ascoltata. «I levìti leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura» (Ne 8,8). Che bello avere l'opportinità di approfondire la Parola di Dio ascoltata, avendo l'aiuto di un commentatore qualificato che dà continuità alla missione di essere «ministro della Parola», mantenendo fedeltà alla predicazione apostolica, come ci è stato indicato dal prologo del Vangelo di Luca! (cfr. Lc 1,1-4). Che bello poter formare piccole fraternità di circoli biblici dove la vita quotidiana può essere confrontata con la luce della Parola! Invochiamo incessantemente lo Spirito Santo affinché la «parola di Dio sia viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetri fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del nostro cuore» (Eb 4,12).
In questo anno giubilare vogliamo riscoprire in noi la presenza viva dello Spirito Santo, «effuso gratuitamente nei nostri cuori» (cfr Rm 5,5) per far vivere Cristo in noi con la nostra speranza nella forza redentrice della sua morte e risurrezione.
Il commento di Gesù alla profezia di Isaia fu la predica più breve della storia. Egli disse soltanto: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (Lc 4,21). «Oggi» e «anno di grazia» non siano interpretati in senso cronologico, ma con un significato qualitativo! Tutti i libri del Nuovo Testamento sono stati scritti alla luce dell'evento culminante di tutto il mistero dell'incarnazione del Figlio eterno del Padre: la morte e risurrezione di Gesù. L'Eucaristia celebrata ogni domenica è memoriale della morte e risurrezione di Gesù, è il rendere attuale (oggi) la forza redentrice di quell'evento storico! La nostra speranza si fonda sul fatto che siamo peccatori già perdonati, costantemente attesi dall'abbraccio misericordioso di Dio Padre! Nonostante le nostre fragilità e i nostri peccati, sperare significa contemplare il nostro essere parte viva di una comunità cristiana inserita nell'attuale contesto storico e culturale, animata dallo Spirito Santo, inviata ad essere promotrice dei valori del Regno di Dio. I sacramenti dell'iniziazione cristiana ci rendono effettivamente membra vive del "corpo ecclesiale di Cristo risuscitato". Allora, scopriamo la nostra vocazione e missione! Ciascuno di noi si senta um membro vivo del «Corpo di Cristo» missionario! Lo Spirito Santo in noi non ci fa perdere la speranza di appartenere ad una comunità di fratelli e sorelle che camminano insieme in stile sinodale promuovendo, sempre con il suo aiuto, l'unità nella carità.
In questo anno giubilare vogliamo riscoprire in noi la presenza viva dello Spirito Santo, «effuso gratuitamente nei nostri cuori» (cfr Rm 5,5) per far vivere Cristo in noi praticando la carità come suo corpo ecclesiale, ciascuno incontrando il proprio servizio gratuito nella sua comunità cristiana.
Quella bella celebrazione della Parola si concluse con una festa dove non mancarono carni grasse e vini dolci, condivisi tra tutti, ricchi e poveri insieme. Gesù fece effettivament l'opzione preferenziale per i poveri e per i sofferenti durante la sua attività pubblica, rendendo attuale la profezia di Isaia. Dopo la sua morte e risurrezione la sua presenza viva e vera, per l'azione dello Spirito Santo, non sta soltanto nella Parola proclamata, nell'Eucaristia, nella Chiesa suo corpo, nei suoi ministri ordinati e negli sposi, ma anche nella vita concreta delle persone più povere e sofferenti. Ciascuno al proprio posto, come membro vivo del «Corpo di Cristo», promuova la giustizia e la pace facendo riscoprire la vera dignità di «figli amati» a tutte le persone che incontria, soprattutto andando incontro a Cristo presente nella vita di chi soffre di più a causa dell'esaltazione illusoria dell'egoismo umano individualista, dell'idolatria del denaro e del potere manipolatore di chi domina il mondo con il sapere tecnico-scientifico senza rispettare la dignità di ogni creatura.