Omelia (26-01-2025) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Gesù, il vero "Anno di grazia" Luca non aveva conosciuto Gesù personalmente, come Matteo e Giovanni. Era diventato discepolo di Paolo provenendo dal mondo pagano e grazie alla compagnia e all'amicizia dello stesso apostolo, che lo chiamava "il caro medico"(Col 4, 14), aveva conosciuto e apprezzato Gesù e il suo messaggio abbondantemente dopo la sua ascensione al Cielo. Questo non gli inpedisce però di approfondire il suo evangelo con appropriate indagini e ricerche obiettive. Anzi, proprio la conoscenza indiretta del suo Signore lo spinge a comporre uno scritto obiettivo e spassionato, che dedica all'amico Teofilo. Luca si premura di raccontare la verità sui fatti e non le leggende fantasiose e illative. Ciò che però è ancora più esaltante è che racconta la verità su Gesù stesso, che per lui è il Dio che vive con gli uomini e con lui interagisce per appprtare una novità nella loro vita. E così, balzando subito al cap. 4 del suo testo, identifica in Gesù colui che apporta "l'anno di grazia del Signore" che reca ai poveri il lieto annuncio e a risollevare le sorti degli ultimi e dei deboli. Cosi infatti Gesù afferma di se stesso leggendo e commentando il profeta Isaia (61, 1 - 5). L"anno di grazia" probabilmente si riferisce al Giubileo ebraico, anno di ricorrenza durante il quale venivano condonati tutti i debiti e venivano restituite le terre ai contadini per vivere un intenso rapporto fraterno fra gli uomini e con il Signore stesso. Ma il tempo di grazia per Luca elo stesso Signore Gesù, Dio fatto uomo che apporta a tutti la novità e la vita. Nelle parole e nelle opere di Gesù si riscontra il dono più grande che Dio fa all'uomo, il dono di se stesso, della sua misericordia e della sua bontà. Il dono del Regno di Dio, che anziché imporsi e dirompere nella realtà umana interpella il cuore e nell'amore invita alla concersione, quindi alla fede per conquistare la vita e la salvezza. Per gli astanti Galilei concittadini di Gesù, credenti e zelanti nell'attese delle promesse degli antichi, il Messia doveva essere un giustiziere vendicatore, che doveva irrompere nella storia umana per ristabilire l'ordine di giustizia e di equità e i favori per i poveri. Gesù invece si presenta sotto tutt'altra veste, manifestando la carità e la giustizia in sintonia con la verità di un Dio amore e misericordia e per questo suscita stupore nell gente attorno a sé. La verità poi tante volte è amara, specialmente quando scuote le coscienze o quando rivela i nostri comodismi e, in un certo qual modo, il nostro falso orgoglio. E così, proprio i suoi connazionali si riempiono di sdegno e di livore nei suoi confronti al punto da volerlo uccidere. La verità è quella dell'amore universale di Dio per gli uomini, che non si limita più a una cerchia ristretta di persone, ma che tende a co quistare tutti e tutti invita aĺla comunione con Dio Padre. La verità di Gesù Dio fatto uomo che instaura un nuovo ordine di cose, questo è il "tempo di grazia" che si compie. Già Neenia assieme al sacerdote Esdra(Prima Lettura) annunciava la Parola di Dio al popolo commosso e lacrimante di Gerusalemme, che si prospettava finalmente liberato dalla schiavitù babilonese. Si invitava a desistere dalla tristezza ma a gioire confidando nel Signore. E proprio la gioia della novità e della salvezza universale Gesù sta recando anch'egli a tutti gli uomini appunto con un nuovo sistema di convivenza nel quale le disposizioni umane hanno concluso il loro corso e lasciano il posto alla nuova legge il cui statuto è semplicente l'amore. Gesù stesso, che è la concretezza dell'amore di Dio, è il nuovo criterio di vita, la libertà che ci ha donato assieme al senso della responsabilità personale e della necessità di donarsi agli altri realizzano una nuova impostazione di vita che è fautrice di gioia e che ottiene la salvezza. Specialmente nel presente "anno di grazia" che è il Giubileo inaugurato quest'anno, occorre che superiamo le antiche congetture di vita umana e ci lasciamo coinvolgere dal fascino della gioia e della vita che la conversione e la fede comportano, assumendo lo stesso Cristo come vita piena. |