Omelia (26-01-2025) |
don Lucio D'Abbraccio |
Cristo è l'«oggi» della salvezza! La liturgia di questa III domenica del tempo ordinario, presenta due brani distinti del Vangelo di Luca. Il primo è il prologo (1,1-4), indirizzato a un certo «Teofilo»; poiché questo nome in greco significa «amico di Dio», possiamo vedere in lui ogni credente che si apre a Dio e vuole conoscere il Vangelo. Il secondo brano, invece, presenta Gesù che dopo il battesimo nel Giordano e il ritiro nel deserto, ritorna «in Galilea con la potenza dello Spirito» e, scrive l'evangelista, «venne a Nazaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga». Da buon osservante il Signore non si sottrae al ritmo liturgico settimanale e si unisce all'assemblea dei suoi compaesani nella preghiera e nell'ascolto delle scritture. Il rito prevede la lettura di un testo della Torah o dei Profeti, seguita da un commento. Quel giorno, annota san Luca, a Gesù «fu dato il rotolo del profeta Isaia». Alzatosi, aprì il rotolo e iniziò a leggere il passo che aveva trovato dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l'anno di grazia del Signore». Terminata la lettura, in un silenzio carico di attenzione, disse: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Questo «oggi» non è solo un riferimento temporale, ma una proclamazione teologica: in Gesù il tempo della salvezza si fa presente e reale. Egli è il compimento delle promesse di Dio. È Gesù stesso l'«oggi» della salvezza nella storia, perché porta a compimento la pienezza della redenzione. Il termine «oggi», molto caro a san Luca (cf 19,9; 23,43), ci riporta al titolo Cristologico preferito dallo stesso evangelista, cioè «Salvatore». Già nei racconti dell'infanzia, esso è presentato nelle parole dell'angelo ai pastori: «Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, Cristo Signore» (cf Lc 2,11). Ebbene, la missione di Gesù è rivolta soprattutto a coloro che vivono nella sofferenza e nell'emarginazione: i poveri, i malati, gli esclusi, gli oppressi. Egli non porta solo parole, ma un'azione concreta di guarigione e liberazione. Questa attenzione per i più deboli non è solo un'opera sociale, ma un segno del Regno di Dio che irrompe nella storia. Il messaggio di questo Vangelo interpella anche noi, chiamati a vivere l'«oggi» della salvezza. Gesù ci invita a lasciarci raggiungere dal suo annuncio, a riconoscerlo come il compimento della nostra speranza e a collaborare con Lui per portare libertà, giustizia e pace nelle nostre realtà quotidiane. Questa domenica è chiamata «Domenica della Parola», e fu istituita da papa Francesco il 30 settembre 2019. Perché il papa ha stabilito che ogni anno la III domenica del tempo ordinario sia dedicata alla Parola di Dio? Perché è un'occasione speciale per riflettere sull'importanza delle Sacre Scritture nella vita dei credenti. Come evidenziato nel Vangelo di Luca, Gesù stesso partecipava ai riti liturgici e leggeva dai testi sacri, sottolineando l'importanza della Parola di Dio. La lettura del brano di Isaia nella sinagoga di Nazaret e la proclamazione di Gesù che quelle parole si stavano adempiendo in quel momento, ci ricordano che la Parola di Dio è viva e attuale. Questa domenica ci invita a riscoprire il valore delle Scritture, a meditarle e a lasciarci trasformare da esse, affinché possiamo portare il messaggio di salvezza e speranza nelle nostre vite quotidiane e nelle comunità in cui viviamo. I compaesani di Gesù sono colpiti dalla sua parola. Anche se, annebbiati dai pregiudizi, non gli credono, si accorgono che il suo insegnamento è diverso da quello degli altri maestri: «Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: "Non è costui il figlio di Giuseppe?"» (cf Lc 4,22), intuiscono che in Gesù c'è di più. Che cosa? C'è l'unzione dello Spirito Santo. A volte, capita che le nostre prediche e i nostri insegnamenti rimangono generici, astratti, non toccano l'anima e la vita della gente. E perché? Perché mancano della forza di questo oggi, quello che Gesù «riempie di senso» con la potenza dello Spirito è l'oggi. Oggi ti sta parlando. Sì, a volte si ascoltano conferenze impeccabili, discorsi ben costruiti, che però non smuovono il cuore e così tutto resta come prima. Anche tante omelie - lo dico con rispetto ma con dolore - sono astratte, e invece di svegliare l'anima l'addormentano. Quando i fedeli incominciano a guardare l'orologio, a sbadigliare e a pensare: "quando finirà?", significa che la nostra anima anziché essere sveglia si sta addormentando. La predicazione corre questo rischio: senza l'unzione dello Spirito impoverisce la Parola di Dio, scade nel moralismo o in concetti astratti; presenta il Vangelo con distacco, come se fosse fuori dal tempo, lontano dalla realtà. E questa non è la strada. Ma una parola in cui non pulsa la forza dell'oggi non è degna di Gesù e non aiuta la vita della gente. Per questo chi predica è il primo a dover sperimentare l'oggi di Gesù, così da poterlo comunicare nell'oggi degli altri. E se vuole fare lezioni, conferenze, che lo faccia, ma da un'altra parte, non al momento dell'omelia, dove deve essere spiegata la Parola così che scuota i cuori. La Parola di Dio trasforma una giornata qualsiasi nell'oggi in cui Dio ci parla. Allora, prendiamo in mano il Vangelo e leggiamo e rileggiamo ogni giorno un piccolo brano. Con il tempo scopriremo che quelle parole sono fatte apposta per noi, per la nostra vita. Ci aiuteranno ad accogliere ogni giornata con uno sguardo migliore, più sereno, perché, quando il Vangelo entra nell'oggi, lo riempie di Dio. Nelle domeniche di quest'anno liturgico viene proclamato il Vangelo di Luca, il Vangelo della misericordia. Perché non leggerlo anche personalmente, tutto quanto, un piccolo passo ogni giorno? Un piccolo passo, non più. Abbiamo tanta dimestichezza con i social: Facebook, Instagram, Tik Tok, Whatsapp etc, perché non impariamo a familiarizzare anche col Vangelo? Sicuramente familiarizzare col Vangelo ci porterà la novità e la gioia di Dio! Oggi è anche la 72ª Giornata dei malati di lebbra. Questa Giornata ci ricorda l'importanza di essere solidali con chi è malato. Possiamo fare visita a un amico o un parente in ospedale o semplicemente fare una telefonata per far sentire la nostra vicinanza. Siamo cristiani e come cristiani dobbiamo seguire l'esempio di Gesù, cioè siamo chiamati a portare speranza e sostegno a chi è in difficoltà. Anche i piccoli gesti di gentilezza e solidarietà possono fare una grande differenza nella vita degli altri e aiutare a costruire una comunità più giusta e amorevole. Chiediamo al Signore Gesù, che è la Parola vivente che porta luce nelle tenebre e speranza nei cuori, di aiutarci, per intercessione della Beata Vergine Maria, a riconoscerlo come il compimento delle promesse di Dio e a vivere ogni giorno come un «oggi» di salvezza. Fa' o Signore che diventiamo strumenti del Tuo amore, portando consolazione e pace a chi è ferito e oppresso. Amen! |