Omelia (02-02-2025) |
diac. Vito Calella |
Noi luce riflessa di Gesù-Luce, perché siano svelati i pensieri di molti cuori Maria e Giuseppe compirono fedelmente le prescrizioni della legge mosaica sulla purificazione rituale (cfr. Lv 12,1-8). Erano fedeli esecutori delle tradizioni del popolo di Israele; pregavano e praticavano parola di Dio, citata tre volte con l'espressione: «secondo la legge; conforme prescrive la legge del Signore» (Lc 2,22b.23a.24b). L'evangelista Luca non descrive il loro incontro con i sacerdoti del tempio, ma si sofferma soltando sull'incontro con due personaggi inaspettati: gli anziani Simeone ed Anna. Essi erano persone povere e sante come Maria e Giuseppe. Avevano uno sguardo luminoso e penetrante. Simeone era «giusto e pio» (Lc 2,25a), guidato dall'azione dello Spirito Santo, citato ben tre volte: «Lo Spirito Santo era sopra di lui. Era stato avvertito dallo Spirito Santo, [...]. Mosso dallo Spirito, venne al tempio» (Lc 2,25b-26a.27a). Anna era «profetessa», povera «vedova», di casa nel tempio, era esempio luminoso di «preghiera e digiuno» da decenni, con i suoi «ottanta quattro anni di età» (cfr. Lc 2,36-37). Guardiamo con gratitudine all'esempio di vita di Maria e Giuseppe, di Simeone ed Anna! Contempliamoli "illuminati dal di dentro" dalla luce della Parola di Dio, custodita nella loro mente e nel cuore con l'ausilio essenziale dello Spirito Santo, mediante una autentica vita di preghiera. Noi, che oggi portiamo in mano le candele benedette, avendo loro come esempi luminosi, vogliamo mantenere accesa la nostra fede in Gesù, che «doveva rendersi in tutto simile a noi, sui fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo» (Eb 2,17). Simeone ed Anna rivelarono a Maria e a Giuseppe che essi non avevano tra le mani un bambino uguale a tutti gli altri fanciulli che venivano presentati al tempio di Gerusalemme in quel giorno. In quel bambino di appena quaranta giorni essi vedevano «Il Signore» cercato e atteso dal popolo di Israele, «l'angelo dell'alleanza» (Ml 3,1), «il re della gloria, forte e valoroso, che entra nel tempio» (cfr. Sal 23,8.10). Non c'era bisogno di andare a cercare i sacerdoti del tempio, perché Maria e Giuseppe avevano tra le mani il Signore del tempio, colui che sarà il sommo e defintivo sacerdote servo, come ci è stato rivelato attrverso l'autore della lettera agli Ebrei. Il bellissimo canto di Simeone à frutto del suo incontro orante con il "Libro della consolazione" del secondo Isaia (Is 40-44), poiché quell'anziano servo di Dio, «aspettava la consolazione di Israele» (Lc 2,25b). In due dei quattro canti del servo di Jhwh, questi è presentato come «luce delle nazioni e alleanza del popolo» (Is 42,6b), «luce delle nazioni per portare la salvezza fino alle estremità della terra» (Is 49,6b). Simeone aveva benedetto Dio con queste parole: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele» (Lc 2,29-31). Alla fine del terzo canto del servo di Jhwh (Is 50,4-9) incontriamo una bellissima esortazione per tutti noi: «Chi tra voi teme il Signore, ascolti la voce del suo servo! Colui che cammina nelle tenebre, senza avere luce, confidi nel nome del Signore, si affidi al suo Dio» (Is 50,10). Per noi, che abbiamo già celebrato i sacramenti dell'iniziazione cristiana, questa esortazione può essere espressa così: «Ascoltiamo oggi la voce del nostro Signore Gesù Cristo! È lui il sommo sacerdote servo, la luce venuta a vincere le tenebre del mondo! Diventiamo noi luce riflessa della sua luce per annunciare a tutti che solo Lui è il vero salvatore dell'umanità e di tutta l'opera della creazione». Poi Simeone profetizzò, dicendo a Maria che Gesù era venuto per provocare «la caduta e la risurrezione di molti in Israele» e sarebbe segno di contraddizione ed anche a lei una spada le avbrebbe trafitto l'anima» (Lc 2,34-35a). Gesù, «luce vera che illumina ogni uomo» (Gv 1,9) incontrò resistenze e opposizione da parte delle autorità religiose e politiche del suo tempo e fu crocifisso! Le tenebre dell'egoismo umano non accolsero la sua luce. Noi cristiani abbiamo la missione di annunciare a tutti che Gesù Cristo «è la luce del mondo; chi segue lui, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12). Questa missione ci fa camminare controcorrente rispetto alla forte tendenza di idolatrare figure umane che esaltano il loro egocentrismo e mostrano l'apparente potenza del denaro e della scienza applicata alla tecnologia, rigettando Gesù Cristo come il vero salvatore e signore della storia dell'umanità e dell'opera della creazione. La festa della presentazione di Gesù al tempio diventa dunque la celebrazione del nostro impegno missionario ad essere il riflesso della luce di Cristo morto e risuscitato per la salvezza di tutti, con la speranza che «siano svelati i pensieri di molti cuori» (Lc 2,35b). La nostra speranza è che la Parola di Dio da noi pregata, custodita nel cuore e nella mente, annunciata e praticata con l'aiuto dello Spirito Santo, possa diventare la scintilla che riaccende nel cuore di tutte quelle persone che incontriamo il profondo desiderio di pace; di quella pace che nasce dalla scoperta della nostra comune dignità di essere tutti figli amati del nostro Creatore, Redentore e Santificatore, il Padre unito al Figlio nello Spirito Santo; di quella pace che riconcilia e sana le ferite aperte di tante relazioni umane, spaccate da atteggiamenti egoistici conscienti ed inconscenti, rotte dalla difficoltà di accettarsi reciprocamente rispettando le fragilità e inconsistenze di ciascuno e dalla cecità di voler confrontarsi con la verità di quei legami dei nostri cuori che ci schiavizzano invece di renderci liberi e felici come Simeone, Anna, Maria e Giuseppe. |