Omelia (01-03-2006) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini La vita degli uomini non è uno sceneggiato, quasi un gareggiare per mostrare la propria valentia, "giacché se la vostra giustizia (di comparazione) non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli". Dovremmo avere lo sguardo interiore sempre fisso nel Signore, mostrando così la trasparenza della sua gloria, "gloria di Dio è l'uomo vivente". La Quaresima, tempo favorevole, così lo definisce la Scrittura, è l'incontro della misericordia di Dio con la miseria umana, un tempo di riconciliazione e di pentimento, che ci spinge a vivere non più per noi stessi, ma per colui che è morto e risorto per noi. La vita cristiana in questa stagione di grazia è sintetizzata e scandita su questi tre: quando fai l'elemosina, quando preghi e quando digiuni. Non suonare la tromba se concedi qualcosa a qualcuno. Non pregare dove e quando mostri soltanto di pregare. Non digiunare quando il tuo volto, mascherato da tristezza, assorbe il tuo digiuno. In quel momento, ricordati, compi cose sacre, che adornano veramente ciò che sei davanti a Dio, tuo Padre e ciò che ti è dato da fare per i tuoi fratelli. Queste tre attività che qualificano la Quaresima, mettono in luce le tre relazioni fondamentali del nostro agire nei riguardi di Dio, del prossimo e con noi stessi. Quando fai il digiuno nel corpo o nello spirito, tu ti purifichi, togliendo qualcosa da te, che diventa poi dono-Provvidenza per chi non ha. Stabilito questo piccolo atteggiamento di condivisione, "entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo". Ora sei vero figlio di Dio, aperto ai fratelli. |