Omelia (04-03-2006) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
Sono venuto a chiamare i peccatori a penitenza Due temi affiorano in questo brano del Vangelo: il tema della vocazione e il tema della misericordia di Dio. Era inevitabile che i farisei e i loro scribi elevassero furiose proteste all'indirizzo del giovane Maestro che si era permesso di chiamare il pubblicano, Levi, dal banco delle imposte al suo seguito, e ancor più, nel partecipare al grande banchetto insieme ai soci di Levi, cose abbastanza abominevoli sotto l'aspetto religioso giudaico. A tali aspre critiche Gesù risponde con una pertinente similitudine: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati". La comunità di Gesù è in festa e partecipa a un banchetto grande, sia per numero di invitati sia per abbondanza e qualità di cibi, che il pubblicano Levi imbandisce nelle sua casa prima di abbandonarla per seguire il Maestro. Anche noi viviamo di questa misericordia del Signore e la nostra anima avverte che è stata doppiamente graziata: la nostra condanna è stata inchiodata alla sua croce e siamo stati associati a sé, siamo suo corpo, gli apparteniamo. Il pubblicano, Levi, in realtà è ognuno di noi, seduto al banco dei nostri indaffarati commerci. Dio passa e ci dice: "seguimi", come per Levi, perché per ogni uomo Dio ha ancora un progetto da realizzare, inimmaginabile. Per il Signore nulla è perduto, anzi. Nutre fiducia e non ci lascia soli. La Quaresima non è un cammino verso la Pasqua, insieme a lui, verso la condivisione della vera Vita? |