Commento su Mc 16,15-18
Come vivere questa Parola?
Prima di ascendere al cielo, Gesù manda i suoi discepoli ad annunciare il vangelo. La parola credere è l'asse, se si crede e si accetta il battesimo ci sarà la salvezza, se c'è resistenza a credere ci sarà la condanna. I segni accompagneranno coloro che credono. Ognuno di noi sente questa domanda da Gesù: Credi questo? (Giovanni 11,26). Questo invio missionario è una sfida per la nostra fede. Ebbene, una cosa è credere in Dio e un'altra cosa credere a Dio. Credere in Dio è essere certo della sua esistenza, ma credere a Dio è essere certo delle sue azioni conformi alla sua Parola. Crediamogli a Dio
"Dio nostro Padre, accogli la nostra lode e il nostro ringraziamento per quanto già unisce i cristiani nella confessione e nella testimonianza al Signore Gesù. Affretta il tempo in cui tutte le chiese si riconosceranno nell'unica comunione anche visibile che Tu hai voluto e per la quale tuo Figlio ti ha pregato nella potenza dello Spirito Santo. Esaudiscici, Tu che vivi e regni ora e nei secoli dei secoli
La voce di un Papa
"{...} Ebbene, proprio quando Saulo di Tarso, persecutore dei cristiani, incontra Gesù nella visione di luce che lo avvolge e gli cambia la vita, gli chiede: «Che devo fare, Signore?» (At 22,10). Non "che devo fare per ereditare?", ma "che devo fare, Signore?": il Signore è il fine della richiesta, la vera eredità, il sommo bene. Paolo non cambia vita sulla base dei suoi obiettivi, non diventa migliore perché realizza i suoi progetti. La sua conversione nasce da un capovolgimento esistenziale, dove il primato non appartiene più alla sua bravura di fronte alla Legge, ma alla docilità nei riguardi di Dio, in una totale apertura a ciò che Lui vuole. Non alla sua bravura ma alla sua docilità: dalla bravura alla docilità. Se Lui è il tesoro, il nostro programma ecclesiale non può che consistere nel fare la sua volontà, nell'andare incontro ai suoi desideri. E Lui, la notte prima di dare la vita per noi, ha ardentemente pregato il Padre per tutti noi, «perché tutti siano una sola cosa» (Gv 17,21). Ecco la sua volontà. Tutti gli sforzi verso la piena unità sono chiamati a seguire lo stesso percorso di Paolo, a mettere da parte la centralità delle nostre idee per cercare la voce del Signore e lasciare iniziativa e spazio a Lui". {...}
Insieme, come fratelli e sorelle in Cristo, preghiamo con Paolo dicendo: "Che cosa dobbiamo fare, Signore?". E nel porre la domanda c'è già una risposta, perché la prima risposta è la preghiera. Pregare per l'unità è il primo compito del nostro cammino. {...}
«"Che devo fare, Signore?". E il Signore - racconta Paolo - mi disse: "Àlzati e prosegui"» (At 22,10). Alzati, dice Gesù a ciascuno di noi e alla nostra ricerca di unità. Alziamoci allora, nel nome di Cristo, dalle nostre stanchezze e dalle nostre abitudini, e proseguiamo, andiamo avanti, perché Lui lo vuole, e lo vuole «perché il mondo creda» (Gv 17,21). Preghiamo, dunque, e andiamo avanti, perché questo Dio desidera da noi. E' questo che desidera da noi".
Omelia del Santo Padre Francesco, Basilica di San Paolo fuori le Mura, Giovedì, 25 gennaio 2024)
Sr Teresita Verhelst Solano fma - tereverso2017@gmail.com