Omelia (09-02-2025) |
Agenzia SIR |
Chiamati a una fitta rete di relazioni L'evangelista Luca ci conduce presso il lago di Gennesaret, dove la folla si accalca desiderosa di ascoltare la parola di Dio. Gesù è distratto dalla presenza di due barche accostate alla sponda che calamitano la sua attenzione. I pescatori stanno lavando le reti ed egli si accosta per salire su una delle due barche e da lì poter insegnare. La barca, che appartiene a un uomo chiamato Simone, diventa per Gesù una sorta di cattedra, una specie di pulpito dal quale far risuonare il lieto annuncio del Regno, il lieto annuncio della salvezza. Dopo aver insegnato alla folla, Gesù si rivolge al proprietario della barca e avanza una richiesta alquanto stravagante: "Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca" (Lc 5,4). Forse che il "figlio di Giuseppe", il falegname, se ne intenda anche di pesca? Simone, infatti, alquanto sorpreso dall'ordine di Gesù, racconta di aver trascorso l'intera nottata a pescare con i suoi compagni ma senza aver ottenuto alcun risultato. Pescare di giorno equivarrebbe a sperimentare un ulteriore fallimento. Tuttavia, malgrado il buon senso e l'esperienza gli suggeriscano di non accettare quell'invito, Simone accoglie la sfida di avanzare su acque profonde, forte di un unico elemento, la parola di Gesù: "sulla tua parola getterò le reti" (Lc 5,5). Quella stessa parola che la folla vuole ascoltare, Simone vuole anche metterla in pratica. La sua obbedienza a quell'invito folle sortisce il suo frutto ed è tale da lasciare senza fiato: la pesca è così abbondante che c'è il rischio che le reti si rompano e per questo c'è bisogno dell'aiuto immediato dei compagni dell'altra barca. Questo aiuto si rivela prezioso perché grazie alla fatica di tutti i pescatori i pesci vengono trasferiti sulle due barche e le riempiono. La quantità di pesci pescati è davvero ingente se Luca ci racconta che entrambe le barche sono così sovraccariche da rischiare di affondare. L'abbondanza sperimentata non lascia indifferente colui che si è fidato della parola di Gesù. Simon Pietro infatti si lascia toccare, scuotere e commuovere nel profondo da quell'irruzione sorprendente del divino, da quella inattesa gratuità che sortisce una moltiplicazione inaudita. La sua reazione dinanzi all'abbondanza diviene riconoscenza, un gesto di coinvolgimento affettivo: "si gettò alle ginocchia di Gesù" (Lc 5,8). Si colloca in basso colui che è stato raggiunto da un dono non ricercato, immeritato. La riconoscenza si fa comprensione sapiente della condizione dell'uomo dinanzi a Dio: "Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore" (Lc 5,8). È la percezione del décalage tra un Dio "abbondante" e la creatura umana "mancante". È lo stupore per una fascinazione di bellezza che seduce, attrae, ma dalla quale al tempo stesso ci si sente separati da un fossato: il peccato. Tutti coloro che hanno assistito alla pesca miracolosa avvertono quel fremito di seduzione che si mescola alla paura. Per questo Gesù interviene a rassicurare il discepolo che ha saputo scommettere sulla parola del suo Maestro: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini" (Lc 5,10). La parola di Gesù non è una rete che intrappola e soffoca, ma una rete che raccoglie dalla dispersione, unifica e fa crescere, una rete che mette in collegamento molti, creando legami di aiuto, di prossimità e di amicizia spirituale. Per questo quel giorno quei pescatori conquistati da quel dono inaudito, lasciarono tutto e lo seguirono. Per questo anche oggi molti rinunciano alla mentalità dell'accumulo per abbracciare quella di un servizio fatto di sobrietà e solidarietà, fatto di dono gratuito. Per questo anche oggi la sequela Christi non è una ricerca di cose da fare ma di relazioni di qualità da coltivare. Commento di Rosalba Manes, consacrata dell'Ordo virginum e biblista |