Omelia (09-02-2025) |
don Alberto Brignoli |
Gli basta la parola Che bello, se tutto ciò che programmiamo si potesse realizzare così come lo vogliamo... Invece, non solo ci esce in maniera completamente differente, ma spesso va addirittura a monte. Pensi una cosa, inizi a programmarla, ci investi energie, tempo e risorse, e poi... per un imprevisto, per cause di forza maggiore, o anche solo per scarsa fortuna, tutto quanto va in fumo. Finché si tratta di una vacanza mancata, poco male: ma quando si tratta di cose su cui si basa la nostra vita, come un lavoro o un investimento andato male e che pregiudica il futuro proprio e delle persone care, tutto si fa più serio, se non addirittura drammatico. Pensiamo a cosa voglia dire vivere o sopravvivere di pesca, spendere i pochi soldi guadagnati rattoppando le reti e riverniciando la barca, coinvolgere un gruppo di amici con i loro mezzi per cercare di pescare di più, stare svegli tutta la notte per catturare la maggior quantità possibile di pesci, attendere per ore e ore che il mare si calmi, per poi ritirare a braccio le reti pesantissime, intrise di acqua, e trovarle completamente vuote... Ci sono poi altre cose meno drammatiche, ma comunque ugualmente frustranti, quando vanno a monte, anche all'interno di una comunità cristiana: dedichi settimane, mesi, magari un anno intero per preparare e realizzare un'importante attività con un gruppo di adolescenti piuttosto che un percorso formativo per famiglie, e vedi che alla fine poco o nessuno vi prende parte. La situazione che si crea è avvilente, e di fronte a questo ti sorge spontanea la domanda: "Ma chi me lo fa fare?". Ma chi ce lo fa fare, di sprecare il nostro tempo e le nostre forze in cose che noi riteniamo e magari sono realmente importanti, ma che poi si rivelano prive di senso? Certo che è giusto e doveroso impegnarsi, insistere, investire risorse per realizzare... ma se poi la fatica fatta non viene ripagata, che senso ha? E quando poi toccano la nostra vita sul vivo, dentro e intorno a noi si crea il buio... Buio, come quella notte sul lago di Gennésaret, durante la quale Simone non prese nulla, per cui il buio della notte si prolungò anche ben oltre l'alba. Ci mancava pure, quel giorno, la folla che faceva ressa intorno a un personaggio sconosciuto, uno dei tanti predicatori di strada che andavano di moda a quel tempo... quando si è contrariati per le cose che "non girano" per il verso giusto, non si ha proprio voglia di caos e di folle. Per di più, il predicatore si siede sulla sua barca e la trasforma in un pulpito... Eppure, è stata la mossa vincente, perché poi quel predicatore ricambierà la cortesia. Dopo aver rivolto la parola alle folle, rivolge la parola direttamente a lui: "Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca". Ancora??? "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla". "Chiedimi qualsiasi cosa, ma non di pescare qualcosa per te, perché proprio non funziona... Simone, però, l'ha ascoltato mentre parlava alle folle: non è come gli altri predicatori, questo ha qualcosa di particolare, crede a quello che dice, ci mette passione, per cui... "sulla tua parola getterò le reti". Quello che avvenne poi, quel giorno, sul lago di Gennésaret, lo sappiamo bene: ma anche se non avesse preso nulla, Pietro, le reti, ormai, già le aveva gettate "sulla sua parola", solamente basandosi "sulla sua parola". Perché Dio è così. Gli basta una parola. Gli basta dire una parola, e crea il cielo e la terra. Gli è sufficiente dire una parola, e guarisce il servo del centurione; gli è sufficiente dire "prendi il largo e getta le reti", e le reti si spezzano per l'enorme quantità di pesci. Perché la sua parola è forte, è vera: la sua parola non fa promesse populistiche, inutili e impossibili da mantenere. Quello che dice, Dio lo fa, perché la sua parola non è "altra" da lui; la sua parola è lui stesso; lui che è la Parola, è capace addirittura di personificarsi, di farsi persona, di farsi carne e ossa come noi, di conoscere cos'è la fatica di pescare tutta la notte senza prendere nulla e di farci sperimentare la gioia e lo stupore per i miracoli che ancora la vita è capace di regalarci. E poco gli importa di quello che siamo: umili pescatori o superbi peccatori; profeti che vivono giorno e notte nel tempio alla presenza di angeli, cherubini e serafini, o uomini dalle labbra impure; apostoli della prima generazione cui vengono trasmesse tutte le verità di fede sin dagli inizi, o persecutori della Chiesa di Dio indegni di essere chiamati discepoli di Cristo, più simili a un aborto (come dice Paolo) che a veri figli di Dio. Perché è solamente "per grazia di Dio che siamo quello che siamo". E "la grazia di Dio, in noi, non è vana": perché, anche se fatichiamo tutta la notte senza prendere nulla, e fatichiamo più degli altri per essere un po' credibili in ciò che facciamo e in ciò che diciamo, con un Dio così ne vale davvero la pena. E allora, sulla sua parola, continueremo, senza stancarci, a gettare le reti. |