Omelia (01-03-2006)
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La Quaresima

Il mistero pasquale è troppo ricco per percepirne ogni domenica tutte le dimensioni. Come in un ritiro spirituale, si può riprenderlo e poi meditarlo più particolarmente durante la Quaresima, la Settimana santa ed il Tempo di Pasqua.
Il tempo che raggruppa la Quaresima, Pasqua e la Pentecoste è nettamente più lungo di quello dell'Avvento e di Natale. Comincia il mercoledì delle Ceneri, quaranta giorni prima di Pasqua, (le domeniche non sono contate) e si conclude con la Pentecoste, dura perciò più di tre mesi. Questa lunghezza è pienamente giustificata: la festa di Pasqua è il centro ed il culmine della fede e della vita cristiana.
E' il Concilio di Nicea (325) che per primo parla dell'esistenza di questo tempo di preparazione alle feste pasquali: la Quaresima. Ma, a quell'epoca, questo tempo di preparazione e di penitenza era soprattutto destinato ai catecumeni che si preparavano a ricevere il battesimo durante la notte di Pasqua.
Fin dal terzo secolo, difatti, era in uso, a Roma, di celebrare una volta all'anno, durante la notte pasquale, il battesimo di quelli che desideravano ricevere questo sacramento. Molto presto la chiesa prese ad impiegare con profitto il tempo della quaresima per assicurare la preparazione immediata di questi catecumeni, preparazione che fissò a quaranta giorni per ricordare i quaranta anni passati nel deserto dagli ebrei, dopo la loro uscita dell'Egitto, prima di entrare in Terra promessa, ed i quaranta giorni passati da Gesù nel deserto, prima di iniziare la sua vita pubblica.
Poi, la chiesa associò anche tutti gli altri fedeli a questa preparazione.
Durante questo tempo di preparazione, la preghiera diventa più intensa, e la penitenza è ancor più accentuata. Questa si accompagna con un'ascesi nella quale il digiuno è una delle forme predilette, ma non l'unica. Infatti, come dice la liturgia, è tanto importante digiunare dai peccati che digiunare dal cibo.
La quaresima primitiva aveva un carattere comunitario molto accentuato. Ogni giorno o quasi, una liturgia riuniva tutta la comunità dei fedeli preoccupati di accompagnare al battesimo i catecumeni, di sostenerli con la preghiera e di prepararsi, con la penitenza, ad essere più degni di accogliere i nuovi "santi" la mattina di Pasqua. A Roma, a partire dal VII secolo, il papa celebrava tutti i giorni personalmente in queste assemblee diventate quotidiane, che si tenevano in una delle basiliche o delle chiese della città, come per presentare i catecumeni a tutti i santi padroni della chiesa.
La liturgia della quaresima è stata largamente influenzata dalla disciplina del catecumenato e dal rituale della penitenza pubblica. Perciò l'insistenza sui temi della purificazione, della morte al peccato e della lotta contro il demonio, così caratteristici della spiritualità della quaresima.
Oggi giorno, se l'aspetto molto rigoroso delle penitenze è stato addolcito considerevolmente, la chiesa chiede tuttavia ancora ai suoi fedeli di approfittare di questo tempo di conversione per riconciliarsi con Dio. Chiede loro di essere più assidui alla preghiera; consiglia vivamente di approfittare del tempo di quaresima per ridare vigore, per esempio, all'antica pratica dell'elemosina, sotto forma, di doni alla Caritas ed alle iniziative assistenziali e benefiche della chiesa.
Questo tempo di ritorno a Dio, di conversione e di apertura agli altri è anche, in un tipo di tensione paradossale, un tempo di pace, di felicità e di gioia, perché è illuminato già dalla luce di Pasqua.
La Risurrezione del Cristo è già presente nella penitenza della quaresima, che aiuta il cristiano a morire a se stesso ed al suo egoismo per rivivere pienamente in Cristo risorto.
Per rispettare scrupolosamente i quaranta giorni effettivi di digiuno da cui erano escluse le domeniche, durante le quali questo digiuno era rotto, si prese l'abitudine, a partire dal VII secolo, di cominciare la quaresima il mercoledì precedente la prima domenica di quaresima, che prese il nome di "mercoledì delle Ceneri".

Mercoledì delle Ceneri

PRIMA LETTURA
Dal libro del profeta Gioele (2,12-18)

Gioele, probabilmente un levita che serve nel tempio di Gerusalemme prima dell'esilio assiste ad una invasione di locuste che devasta il piccolo regno di Giuda. Fu certo una catastrofe ecologica impressionante. Il profeta vi riconosce un invito pressante rivolto all'intero popolo di Dio perché si interroghi sulle proprie colpe. La distruzione della natura appare infatti come il castigo corrispettivo alla perversione raggiunta dai cuori dei fedeli. Pentendosi e tornando a Dio gli abitanti di Gerusalemme potranno sperare che i flagelli naturali siano eliminati e venga restaurato il ritmo equilibrato e sereno della vita.

SECONDA LETTURA
Dalla seconda lettera di S. Paolo apostolo ai Corinti (5,20-6,2)

Gesù annuncia e sancisce al tempo stesso la riconciliazione tra Dio egli uomini. Uno di noi, partecipe della nostra natura, è divenuto un polo di attrazione contrapposto al fascino del peccato che attrae al male. E' entrato nel vero rapporto con Dio, raddrizzando in questo modo l'orientamento che istintivamente diamo alla nostra esistenza. Ora tocca a noi camminare su questa via, riconoscendo che oggi Dio ci invita a vivere secondo l'amore.

VANGELO
Dal vangelo secondo Matteo (6,1-6.16-18)

Questo giorno delle Ceneri apre un tempo particolare, un tempo propizio per la grande decisione di tornare decisamente al Signore. I segni che aprono questo tempo non sono allegri: cenere, colore violaceo, sospensione del canto dell'alleluia e del Gloria. Eppure anche la quaresima deve essere un buon annuncio, altrimenti non sarebbe cristiana, non sarebbe evangelica. La bontà dell'annuncio è nel fatto che c'è ancora tempo per convertirsi, con l'aiuto di Dio c'è reale possibilità di cambiare. La cenere ricorda la fine e la morte, ma non è tanto la fine e la morte dell'uomo, quanto la fine e la morte dell' "uomo vecchio", quello contaminato e sfigurato dal peccato.
Il segno delle cenere ha una seconda valenza nel mondo antico: essa conteneva infatti le più forti sostanze detergenti note ai nostri avi per pulire e disinfettare gli abiti e far tornare bianchi i teli. La cenere ricordava dunque la possibilità di un lavaggio profondo, che togliesse le macchie che l'acqua da sola non portava via. Ricevere la cenere era dunque entrare in un cammino di profonda e potente purificazione interiore.
Non deve dunque stupire che ad esempio nella tradizione monastica Benedettina la quaresima sia segnata e misurata dal tema della gioia. Il monaco trascorre questo tempo aspettando la festa pasquale con la gioia del desiderio spirituale. E tutto ciò che aggiunge alla sua osservanza abituale per sostenere il cammino della conversione, non si giustifica se non nella misura che gli viene dalla gioia dello Spirito Santo. Non qualsiasi gioia però, ma la gioia del desiderio spirituale, quella che scaturisce quando la via per accostarci di più a Dio diventa luminosa, quando i passi della salvezza sono più facili e naturali da riconoscere. Una gioia che lo Spirito Santo diffonde nei cuori di chi si incammina per la via della conversione del cuore.
Questo tempo di grazia e di salvezza è segnato nel vangelo di questo giorno, da tre pratiche fondamentali, ben conosciute fin dall'antico testamento e dalle altre religioni: l'elemosina, la preghiera ed il digiuno. Ci giungono dalla voce di Gesù, che le ha citate insieme sottolineando uno stile nuovo e particolare con cui il cristiano deve viverle. C'è un modo particolare di fare l'elemosina, di pregare, di digiunare, che è proprio dei discepoli di Gesù e che si distingue radicalmente da ogni altra forma d'ascesi, da ogni altro sforzo verso la perfezione. E' un modo che ci espone realmente alla grazia di Dio, ci permette di riceverla e di esserne trascinati. Diversamente, il nostro sforzo, la nostra ascesi sarebbero sterili perché profani e pagani e, forse, anche di ostacolo alla grazia.
Il tema che unifica queste pratiche è il nascondimento. Il motivo è semplice: fare elemosina, pregare, digiunare non mirano che a questo, ricollegarci al Padre, metterci in contatto con Lui, farci entrare nel suo campo visivo. Ora, dice Gesù, «Il Padre vede nel segreto», il suo sguardo spazza via l'oscurità, il nascondimento. Non si tratta di metterci in rapporto con noi stessi, di contabilizzare i nostri sforzi e le nostre vittorie. No, la mano destra dovrà ignorare ciò che fa la mano sinistra.
Non si tratta neanche di metterci in relazione con gli altri per dare spettacolo, per farci vedere. Coloro che agiscono in questo modo avrebbero già ricevuto la ricompensa, poiché la stima degli uomini annulla e rende superflua la grazia di Dio. Grazia che è il volto dolce di Dio rivolto alle sue creature come fece per trentatré anni, fino alla passione e alla morte, per il Figlio prediletto Gesù.
Gesù denuncia con forza il possibile snaturamento di questi gesti di penitenza che rischiano di diventare occasione di allontanamento da Dio. Vi è infatti una maniera di dare che non genera l'amore, ma il compiacimento di sé. Vi è una preghiera che non è volta verso Dio, ma all'autoesaltazione di colui che la ostenta. Vi è un digiuno che non esprime la rinuncia ai desideri troppo umani, ma l'esaltazione di questi desideri. Per questa strada la quaresima che inizia non conduce da nessuna parte.

Commento a cura di don Nazzareno Marconi