Omelia (15-02-2025) |
Missionari della Via |
La compassione di Gesù dovrebbe riguardare il nostro modo di rapportarci con gli altri, specie di coloro con i quali fatichiamo di più e che spesso sono vittime dei nostri giudizi avventati. Gesù ha uno sguardo di misericordia per la folla che si priva di mangiare pur di seguirlo e ascoltarlo. Certo, costoro non avevano ben capito chi fosse Gesù e la salvezza che lui portava era oltre la guarigione fisica, ma Gesù vede il loro bisogno e rende possibile l'impossibile. Invece noi, talvolta, ci rifiutiamo di fare anche il possibile, critichiamo, cerchiamo pretesti per battibeccare con chi non ci capisce. Quindi, mossi dalla gelosia o spinti dalla superbia, giudichiamo gli altri e, quando sbagliano, ci sentiamo ancora più in diritto di screditarli. Gesù ci insegna la compassione: saper vedere i bisogni degli altri prima ancora che li manifestino; saper ascoltare le necessità e le sofferenze di chi abbiamo accanto; saper esprimere il pensiero con dolcezza, venire incontro a chi non ci capisce, donando loro benedizione. Gesù oggi ci insegna la compassione profonda che rende possibile che una persona di buona educazione comprenda un'altra persona maleducata e cerchi di capire di cosa abbia bisogno senza giudicarla. Gesù si dona sempre, cerca di saziare il cuore della persona, non vede mai folla ma dentro la folla coglie il passaggio di ciascuno, dell'emorroissa che lo tocca, del cieco che grida, perché egli vede le persone. Quanti egoismi mettiamo in atto quando non riusciamo a vedere persone ma folle, quando non riusciamo ad andare nel profondo, quando etichettiamo e classifichiamo in base ai nostri principi e criteri. E poi, scendendo al piano della carità materiale, quanti conti in tasca ci facciamo per donare qualcosa in elemosina, per condividere un solo piatto di pasta (o meglio, per donare un pacco di pasta; perché condividerlo, accogliendo chi non ha da ricambiare, ci "costa" troppo!). Quante case vuote che non diventano casa per altri! Non si tratta di cose impossibili, ma cose possibilissime con un po' di amore. Se fossimo veramente consapevoli che siamo di passaggio su questa terra, e che raccoglieremo ciò che avremo donato, saremmo meno attaccati ai sette pani e ai pochi pesci, ed impareremmo a condividere bellezza ovunque. Ed è proprio ciò che oggi vogliamo chiedere al Signore! «Oltre alla fame fisica l'uomo porta in sé ancora un'altra fame, una fame più fondamentale... Si tratta di fame di vita, di fame di eternità. Il segno della manna era l'annuncio dell'avvento di Cristo, che avrebbe soddisfatto la fame di eternità da parte dell'uomo diventando Lui stesso il "pane vivo" che "dà la vita al mondo". Ed ecco: coloro che l'ascoltano chiedono a Gesù di compiere ciò che veniva annunziato dal segno della manna, forse senza rendersi conto di quanto lontano andava quella loro richiesta: "Signore, dacci sempre questo pane"(Gv 6, 34). Quanto è eloquente questa richiesta! Quanto generoso e quanto sorprendente è il suo compimento. "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. .. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui"(Gv 6, 35.55-56). "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno"(Gv 6, 54)» (S. Giovanni Paolo II). |