Omelia (16-02-2025) |
Missionari della Via |
Il Vangelo di oggi ci propone le beatitudini nella prospettiva di san Luca. A quattro beatitudini seguono quattro ammonimenti formulati con l'espressione "guai a voi". Con le sue parole Gesù ci conduce in profondità, aiutandoci a leggere le cose secondo verità, con una prospettiva di fede. «Gesù dichiara beati i poveri, gli affamati, gli afflitti, i perseguitati... La ragione di questa paradossale beatitudine sta nel fatto che Dio è vicino a coloro che soffrono e interviene per liberarli dalle loro schiavitù; Gesù vede questo, vede già la beatitudine al di là della realtà negativa. E ugualmente il "guai a voi", rivolto a quanti oggi se la passano bene [i ricchi, sazi, ridenti e acclamati dalla gente] serve a "svegliarli" dal pericoloso inganno dell'egoismo e aprirli alla logica dell'amore, finché sono in tempo per farlo» (papa Francesco). Queste parole paradossali ci fanno bene e ci aiutano a capire dove stia la vera felicità. Non nel benessere egoista, non nel potere e nella logica arrivista, non nella superbia tracotante né nella visibilità, ottenuta magari svendendo la verità e comportandosi secondo il mondo. No, la felicità, la beatitudine non è qui. Se la stiamo inseguendo su questo versante, ingannati dal mondo, stiamo correndo fuori strada! Gesù ci ricorda che la beatitudine è anzitutto dono suo, che ci raggiunge se siamo poveri, cioè non pieni di noi stessi. Dio può renderci felici e consolarci se lo cerchiamo, se lo invochiamo, consapevoli di non bastare a noi stessi. Sì, siamo pacificati nella misura in cui ci lasciamo aiutare dagli altri, in cui sappiamo metterci a servizio degli altri. Poveri, appunto. La beatitudine di Dio può toccarci se siamo affamati, non sazi. Se desideriamo il suo regno, se cerchiamo la giustizia, se non lasciamo che le cose e le logiche del mondo spengano quell'anelito di pienezza e di felicità che abbiamo dentro. La beatitudine di Dio può misteriosamente raggiungerci se siamo nel pianto. Se sappiamo piangere davanti alle miserie del mondo, se ci lasciamo raggiungere dalla sofferenza degli altri, se non abbiamo lasciato che il nostro cuore si anestetizzasse davanti alle ingiustizie, piangendo e lottando per essere quel segno di cambiamento che Dio ha sognato. La beatitudine di Dio, infine, può colmarci quando siamo perseguitati per il suo nome, a causa del Vangelo. Quando cerchiamo di essere cristiani autentici, che non vivono la vita come se fosse un eterno carnevale adattando la maschera più opportuna a seconda del contesto in cui ci si trova, seguiremo il loro Signore anche quando costa fatica e incomprensione. Sì, la sua consolazione ci raggiunge proprio lì, quando dirci e mostrarci credenti costa fatica, persecuzione, emarginazione. Proprio qui Gesù è con noi, ricordandoci: «Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo». Che queste parole possano incidersi nel nostro cuore, perché possiamo sperimentare e testimoniare la felicità che non delude, quella di Dio che non delude mai! PREGHIERA Signore Gesù, che chiami beati coloro che sanno soffrire per la loro fede e sono fedeli alla tua volontà: donaci il coraggio di annunciare la tua Parola e di essere tuoi veri testimoni negli ambienti che frequentiamo. |