Omelia (19-02-2025)
Missionari della Via


Nella guarigione del cieco possiamo vedere la parabola del cammino di conversione. Anzitutto si tratta di un cammino che dura tutta la vita: talvolta, all'inizio, ci può sembrare di "volare sulle ali", o di essere già arrivati alla santità o quasi. Oppure, dopo aver corrisposto alla chiamata di vita religiosa, ci si può illudere di essere quasi già "perfetti" o che il più è fatto, e che "nel giro di poco si arriva". In realtà, passo dopo passo, caduta dopo caduta e rialzata dopo rialzata, ci si rende conto che il cammino di perfezione, cioè di totale conformazione e unione con Cristo, è un cammino graduale, che si snoda nel tempo, e quello non era che l'inizio! Il Signore ci accompagna gradualmente a vedere e riconoscere le cose per come sono, nella loro verità. Solo gradualmente si scoprono (e con umiltà si possono accettare) le proprie infermità, i propri limiti, le difficoltà ad amare, a perdonare... Camminando (ovvero frequentando la Chiesa, meditando la Parola, pregando, confessandosi) si conosce il Signore e sé stessi; passo dopo passo si imparano a vedere gli altri per quello che sono, non degli "alberi" ma dei fratelli e delle sorelle da amare. Gradualmente si impara a non dare giudizi affrettati, riconoscendo dietro ogni volto una storia, con le sue piaghe, i suoi pregi e le sue fragilità. Noi a volte vorremmo tutto e subito, pretendendo di cambiarci e di cambiare gli altri "con uno schiocco di dita". Chiediamo al Signore che ci aiuti a crescere e a far crescere chi ci sta accanto, tendendo alla perfezione senza pretendere la perfezione. Tendere al bene, al meglio, alla crescita ma con pazienza, con umiltà. Un passo dopo l'altro.

«Ho sempre desiderato d'essere una santa, ma, ahimè, ho sempre constatato, quando mi sono confrontata con i Santi, che tra loro e me c'è la stessa differenza che esiste tra una montagna la cui vetta si perde nei cieli e il granello di sabbia, oscuro, calpestato dai piedi dei passanti. Invece di scoraggiarmi, mi sono detta: il Buon Dio non potrebbe ispirare desideri irrealizzabili; quindi, nonostante la mia piccolezza, posso aspirare alla santità. Farmi diversa da quello che sono, più grande, mi è impossibile: mi devo sopportare per quello che sono con tutte le mie imperfezioni; ma voglio cercare il modo di andare in Cielo per una piccola via tutta nuova. Vorrei trovare anch'io un ascensore per innalzarmi fina a Gesù, perché sono troppo piccola per salire la dura scala della perfezione. Allora ho cercato nei libri santi l'indicazione dell'ascensore, oggetto del mio desiderio; e ho letto queste parole uscite dalla bocca della Sapienza Eterna: ‘Se qualcuno è molto piccolo, venga a me'. Così sono arrivata a intuire che avevo trovato ciò che cercavo. E volendo sapere, o mio Dio, ciò che faresti al molto piccolo che rispondesse alla tua chiamata, ho continuato le mie ricerche ed ecco quello che ho trovato: ‘Come una madre accarezza il figlio, così io vi consolerò: vi porterò in braccio e vi cullerò sulle mie ginocchia!' L'ascensore che mi deve innalzare fino al Cielo sono le tue braccia, o Gesù! Per questo non ho bisogno di crescere, anzi bisogna che io resti piccola, che lo diventi sempre più» (Santa Teresa di Gesù Bambino).