Omelia (20-02-2025) |
Missionari della Via |
La preoccupazione di Pietro al sentir Gesù parlare di passione è ben comprensibile: quando vuoi bene a qualcuno, il solo pensiero che debba soffrire ti fa star male. Quante volte l'amore ci ha portati a chiedere al Signore di togliere la sofferenza a quella persona cara e darla a noi! Inoltre, Pietro ha una sua idea sull'agire di Dio: non può permettere che il giusto soffra, figuriamoci se può soffrire il Messia (e, ancor più, Dio stesso nel suo farsi uomo!). Pietro dovrà lasciare che Gesù purifichi l'immagine distorta di un Dioamuleto. Solo Gesù ci svela il vero volto di Dio e solo passando attraverso la sua carne (e la croce) possiamo davvero conoscerlo. Gesù "deve" passare di lì, non perché è masochista o perché Dio Padre è un carnefice che gode al vedere il sangue di suo figlio ma perché Gesù, entrando in un mondo segnato dal peccato e dalla morte, "deve soffrire" per vincere il male. Se ci avesse amato solo se e quando eravamo amabili, che amore sarebbe stato? Se di fronte al rifiuto si fosse tirato indietro, se davanti al male avesse risposto allo stesso modo, come ci avrebbe salvato? Perciò, nell'ora della prova, Gesù testimonia la fedeltà di Dio e il suo amore per noi: tentato e provato, non pensa neanche un attimo a se stesso ma solo a far la volontà del Padre; non pensa a "salvarsi la pelle" ma a salvare noi. Rifiutato e oltraggiato, continua ad amarci sin lì per liberarci dalla paura di Dio, facendoci riscoprire, nel suo volto sfigurato, l'amore infinito di Dio che non smette mai di amarci e cercarci. E attraversando con quest'amore, nella fedeltà al Padre, il valico della sofferenza e della morte, vince, liberandoci dalla paura più profonda: quella che la morte segni la "fine" della vita. Non solo: con essa vince un'altra paura originaria e profonda: la paura di Dio, che ci porta a pensare a un Dio avverso, che ci ama solo se siamo all'altezza. Fermiamoci in serena contemplazione davanti al Signore e al "dovere" di soffrire per amare sul serio. Cosa dice al mio cuore? C'è qualcosa che mi inquieta? C'è qualche paura che mi blocca? E, infine, chiediamo al Signore nella preghiera che il suo amore muova il nostro cuore, perché possiamo donarci a nostra volta con sempre maggior generosità, anche quando amare l'altro comporta il dover soffrire. «Dicendo "beati quelli che sono nel pianto", Gesù non intende dichiarare felice una condizione sfavorevole e gravosa della vita. La sofferenza non è un valore in sé stessa, ma una realtà che Gesù ci insegna a vivere con l'atteggiamento giusto. Ci sono, infatti modi giusti e modi sbagliati di vivere il dolore e la sofferenza. Un atteggiamento sbagliato è quello di vivere il dolore in maniera passiva, lasciandosi andare con inerzia e rassegnandosi. Anche la reazione della ribellione e del rifiuto non è un atteggiamento giusto. Gesù ci insegna a vivere il dolore accettando la realtà della vita con fiducia e speranza, mettendo l'amore di Dio e del prossimo anche nella sofferenza: è l'amore che trasforma ogni cosa» (Papa Francesco). |