Omelia (25-02-2025)
Missionari della Via


Mentre Gesù parla del dono di sé agli altri, i discepoli discutono di chi sia il più grande tra gli altri. E Gesù cosa fa? Con pazienza spiega a loro e a noi che la vera gloria è un'altra: è quella del dono di sé! Mentre nel mondo il più grande è colui che si fa servire, per Dio il più grande è chi più sa servire. Mentre nel mondo è più grande chi domina e mette gli altri sotto, per Dio è più grande chi si mette sotto agli altri per sostenerli e farli diventare grandi. Quante volte la ricerca del primato e della vanagloria ci travolge il cuore? Quante volte ci si aggredisce verbalmente (e purtroppo, non solo) perché si bada solo ad aver ragione? In quante famiglie si coltivano rancori decennali e silenzi generazionali per "un fatto di principio"? Quante volte, anche nella Chiesa, si scambiano i ministeri per possessi e gli incarichi per primati? Spesso, in questi casi, dov'è il male oscuro? Nell'altro? No, nel nostro cuore, nel nostro "io ferito", bramoso, avido, narcisista. Lasciamoci dunque interpellare dalla parola di oggi, focalizziamo l'immagine di Gesù che prende in mezzo un bambino, proponendolo come modello. Che il Santo Vangelo possa aiutarci a cambiare il cuore e dirigere i nostri passi sulla via dell'amore!

«Con questo gesto Gesù vuole far capire ai suoi, destinati ad avere il primo posto nella comunità, che per essere primi bisogna essere ultimi, come un bambino, un piccolo, un povero, un escluso. Non va assolutamente fraintesa o banalizzata la radicalità proposta ed espressa da Gesù nel Vangelo secondo Marco... Purtroppo la radicalità di Gesù proposta spesso viene smentita nelle scelte che facciamo nelle nostre comunità cristiane: si sceglie il più visibile, quello che si impone da sé, il più munito intellettualmente, il più brillante e il più forte, qualche volta anche il prepotente e il narcisista. Vigiliamo seriamente e responsabilmente, con un discernimento più sapienziale, sulle scelte che facciamo nelle nostre Chiese, per essere più coerenti con il pensiero di Gesù ed essere più obbedienti alla Sua volontà. Il Vangelo di oggi aiuta soprattutto chi è Pastore o chi ha posti di responsabilità nella Chiesa a confrontarsi rigorosamente con la Parola e a lasciarsi convertire, cambiare il modo di pensare e di agire. La minaccia più radicale all'essere oggi Pastore o responsabile nella Chiesa è vivere il servizio come potere o egemonia e non come servo umile egli stesso. L'autorità che non sa stare accanto agli ultimi, che non sa condividere la loro condizione e non sa ascoltare, è una autorità narcisistica patologica che genera sempre più scarti e residui umani, anche purtroppo dentro la Chiesa. Con Francesco d'Assisi, però, possiamo rialzare il nostro sguardo alla speranza di una novità. "Mentre dormiva in una cella a Siena, una notte chiamò a sé i compagni che dormivano: ho invocato il Signore, spiegò loro, perché si degnasse di indicarmi quando sono suo servo e quando no; perché non vorrei essere altro che suo servo. E il Signore nella sua immensa benevolenza e degnazione mi ha risposto: Riconosciti mio servo quando pensi, dici e agisci santamente. Per questo vi ho chiamato fratelli, perché voglio arrossire davanti a voi se avrò mancato in queste tre cose" (FF 743)» (Vescovo Francesco Savino).