Omelia (27-02-2025) |
Missionari della Via |
Commento al Vangelo Per un cristiano amare significa anche non scandalizzare! Si tratta di evitare tutti quegli atteggiamenti e parole che non edificano e possono ostacolare gli altri nel loro cammino di fede. Il cristiano medio, anzi, mediocre e mondano, non pensa proprio al danno che i suoi comportamenti sbagliati possono recare. Quante persone ci rimproverano dicendo: "se essere cristiani significa essere così, preferisco non esserlo... Meglio io che faccio del bene e non vado in chiesa, che quelli che si battono il petto in chiesa e poi fuori, ne combinano di tutti i colori". Se è vero che spesso ci si nasconde dietro queste parole per giustificare la propria pigrizia, e che ognuno risponderà personalmente della sua vita a Dio, è altresì vero che siamo responsabili gli uni degli altri, siamo custodi gli uni degli altri. Se da credente coltivo un modo di fare che non va, se uso parole vuote che possono scandalizzare e deludere l'altro, devo ravvedermi, ed essere disposto a cambiare. Non solo perché quella cosa in sé è sbagliata (e possibilmente offende Dio e mi fa cadere nel peccato) ma anche per amore dell'altro, per non scandalizzarlo. È brutto quando persone non credenti o poco praticanti, o semplicemente deboli, al guardarci arrivano a pensare: ma se lo fa lui, perché non posso farlo anche io? Che bello invece se le persone al vederci possono pensare: se ce la fa lui/lei a vivere così bene, perché non posso farlo anche io? Più camminiamo con il Signore più si sensibilizza il cuore, più sapremo renderci conto di tanti piccoli atteggiamenti da limare per non ferire e scandalizzare: gesti di stizza, parole buttate lì, modi affrettati di agire. Più l'amore informerà il nostro cuore, più saremo attenti e desiderosi a non fare alcun male al nostro prossimo, anzi, lo edificheremo, lo custodiremo e lo aiuteremo nel suo cammino. «Il Signore "rivolgendosi ai suoi dice: "State attenti a voi stessi!"; cioè state attenti a non scandalizzare". Lo scandalo è brutto perché ferisce la vulnerabilità del popolo di Dio, ferisce la debolezza del popolo di Dio, e tante volte queste ferite si portano per tutta la vita. Di più: lo scandalo non solo ferisce ma è capace di uccidere: uccidere speranze, uccidere illusioni, uccidere famiglie, uccidere tanti cuori. Lo scandalo è un tema sul quale Gesù tornava spesso... Perché lui aveva cura di non scandalizzare... E a noi, a tutti dà questo avvertimento: "State attenti a voi stessi!". Perché c'è lo scandalo del popolo di Dio, dei cristiani, quando un cristiano, dicendosi cristiano, vive come pagano. Del resto, quante volte nelle nostre parrocchie abbiamo sentito gente che dice: "No, io in Chiesa non vado perché quello o quella che sta tutto il giorno leccando le candele lì dentro, poi esce, sparla degli altri, semina la zizzania...". E quanti cristiani allontanano la gente con il loro esempio, con la loro incoerenza: l'incoerenza dei cristiani è una delle armi più facili che ha il diavolo per indebolire il popolo di Dio e per allontanare il popolo di Dio dal Signore. È lo stile di dire una cosa e farne un'altra, insomma. Proprio quello che Gesù diceva al popolo sui dottori della legge: "Fate quello che loro dicono, ma non fate quello che fanno". Ecco l'incoerenza. Domandiamoci oggi, ognuno di noi: come è la mia coerenza di vita? Nella mia vita c'è coerenza col Vangelo, coerenza col Signore? Domandiamoci se per la mia incoerenza sono motivo di scandalo per gli altri. E incoerente è anche il cristiano che dice: Io vado tutte le domeniche a messa, sono dell'azione cattolica o di questa associazione o dell'altra, ma pago in nero i miei dipendenti o faccio loro un contratto da settembre a giugno" - "E luglio e agosto?" - "Arrangiati caro!". Proprio queste sono le incoerenze di tutti i giorni. Ma sono motivo di scandalo anche i cristiani imprenditori che non pagano il giusto e approfittano della gente per arricchirsi. Certo poi possiamo domandarci sullo scandalo dei pastori, perché nella Chiesa ci siamo anche noi pastori. Il profeta Geremia parlava dicendo "guai a voi!", riferendosi proprio ai pastori che sfruttano la gente, sfruttano le pecore, per arricchirsi cercano il latte o la lana, così dice Geremia, per vestirsi e per la vanità, ma non curano la pecora. Poi c'è anche lo scandalo del pastore che incomincia, per esempio, ad allontanarsi dalla gente: il pastore lontano. Invece Gesù ci insegna che il pastore deve essere vicino e quando il pastore si allontana scandalizza: è un "signore". Infatti Gesù ci dice che non si possono servire due signori, Dio e i soldi: quando il pastore è uno attaccato ai soldi, scandalizza». E «la gente si scandalizza vedendo il pastore attaccato ai soldi. Per questa ragione ogni pastore deve chiedersi: come è la mia amicizia con i soldi? C'è, inoltre, lo scandalo del pastore che cerca di andare su: la vanità lo porta ad arrampicarsi, invece di essere mite, umile, perché la mitezza e l'umiltà favoriscono la vicinanza al popolo. O anche lo scandalo del pastore che si sente "signore" e comanda tutti, orgoglioso, e non il pastore servitore del popolo di Dio. Si potrebbe continuare su queste cose.... ma questo, credo, per oggi sarà sufficiente per domandarci, ognuno di noi: scandalizzo come cristiano, come cristiana, come pastore? Scandalizzo? Ferisco la vulnerabilità del mio popolo? Invece di attrarre il popolo, di farlo uno, di farlo felice, di dare la pace, la consolazione, lo caccio via perché io mi sento un pastore "signore" o mi sento un cristiano più importante di te?... Oggi può essere una bella giornata per fare un esame di coscienza su questo: scandalizzo o no e come? E così possiamo rispondere al Signore e avvicinarci un po' di più a lui» (Papa Francesco). |