Omelia (01-03-2025) |
Missionari della Via |
A chi appartiene il regno di Dio? Secondo una logica mondana le cose di questo mondo appartengono ai potenti; ma qui Gesù sottolinea che le cose del cielo, il Regno di Dio appartiene ai poveri, ai deboli, agli afflitti, simboleggiati da quei bambini che in quel tempo non avevano nessun valore per la società. Il Regno di Dio non lo si conquista ma lo si eredità quando si vive da figli di Dio. Viene donato a chi ha compreso che da solo non si salva, che non è il salvatore del mondo; lo eredita chi ha fatto quell'atto di umiltà di ammettere che non basta a se stesso. Quante volte ci atteggiamo a persone forti, abbiamo difficoltà a mostrare le nostre debolezze per paura di essere giudicati, di non essere all'altezza di questo mondo che vive di competizioni, di successo, di dominio. Tempo addietro ho conosciuto una ragazza che con le lacrime agli occhi mi ha detto: "basta, sono stanca di dover sempre apparire, non ce la faccio più!". In fondo è questo il punto finale: non riuscire a sostenere il peso di voler apparire altro da ciò che si è veramente. Oggi ci fa bene domandarci quali sono le maschere che indossiamo, le fragilità che nascondiamo. Ognuno di noi ha un bambino dentro che chiede di essere abbracciato, accarezzato, amato anche nel proprio peccato. Che il Signore ci faccia comprendere sempre più che è solo nell'ammettere le nostre fragilità, le nostre paure, il nostro peccato che possiamo iniziare un cammino di guarigione. «Nella vita riconoscersi piccoli è un punto di partenza per diventare grandi. Se ci pensiamo, cresciamo non tanto in base ai successi e alle cose che abbiamo, ma soprattutto nei momenti di lotta e di fragilità. Lì, nel bisogno, maturiamo; lì apriamo il cuore a Dio, agli altri, al senso della vita. Quando ci sentiamo piccoli di fronte a un problema, piccoli di fronte a una croce, a una malattia, quando proviamo fatica e solitudine, non scoraggiamoci. Sta cadendo la maschera della superficialità e sta riemergendo la nostra radicale fragilità: è la nostra base comune, il nostro tesoro, perché con Dio le fragilità non sono ostacoli, ma opportunità. Una bella preghiera sarebbe questa: "Signore, guarda le mie fragilità..." ed elencarle davanti a Lui. Questo è un buon atteggiamento davanti a Dio. [...] Lo sa bene chi prega con perseveranza: nei momenti bui o di solitudine, la tenerezza di Dio verso di noi si fa - per così dire - ancora più presente. Quando noi siamo piccoli, la tenerezza di Dio la sentiamo di più» (papa Francesco). |