Omelia (02-03-2025)
Missionari della Via


Il Vangelo di questa domenica ci interroga su chi seguiamo, su come giudichiamo e su quali frutti stiamo portando nella vita.

Gesù inizia ponendoci un interrogativo anche simpatico: «Può forse un cieco guidare un altro cieco?». A chi sono rivolte queste parole? A tutti noi che crediamo di vedere quando, invece, non riusciamo a vedere al di là del nostro naso! Si è ciechi quando non seguiamo Gesù ma tanti altri presunti santoni che ci indicano strade senza via d'uscita. Siamo ciechi quando la bussola che guida il nostro cammino non è la Parola di Dio, che è «lampada ai miei passi e luce sul mio cammino» (Sal 118,105), ma sono le parole vuote, quelle parole umane che non hanno il sapore di eternità. La domanda è: se siamo ciechi, come possiamo pretendere di guidare le persone che Dio ci ha affidato? Questo vale per tutti: vale per i consacrati, per gli educatori, per i genitori!

L'altro aspetto è il nostro giudizio sugli altri facendoci forti della nostra ipocrisia. «Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?». Tante volte, lo sappiamo bene, è più facile (o comodo) scorgere e condannare i difetti e i peccati altrui, senza riuscire a vedere i propri con altrettanta lucidità. Noi spesso nascondiamo i nostri difetti, anche a noi stessi; noi siamo spesso quegli ipocriti che amano farsi vedere perfettini, quando dentro siamo peggio di molti pubblici peccatori. Siamo capaci di compiere nel buio opere delle quali dovremmo avere una grande vergogna. «Forti di questa ipocrisia è facile vedere i difetti altrui. La tentazione è quella di essere indulgenti con se stessi - manica larga con se stessi - e duri con gli altri. È sempre utile aiutare il prossimo con saggi consigli, ma mentre osserviamo e correggiamo i difetti del nostro prossimo, dobbiamo essere consapevoli anche noi di avere dei difetti. Dobbiamo esserne consapevoli e, prima di condannare gli altri, dobbiamo guardare noi stessi dentro» (papa Francesco).

Il terzo aspetto che vogliamo cogliere da questo Vangelo è sui frutti che portiamo nella nostra vita, che ci rendono più o meno credibili agli occhi degli altri. Infatti «Non vi è albero buono che produca frutto cattivo, né vi è d'altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero si riconosce dal suo frutto». «Il frutto sono le azioni, ma anche le parole. Anche dalle parole si conosce la qualità dell'albero. Infatti, chi è buono trae fuori dal suo cuore e dalla sua bocca il bene e chi è cattivo trae fuori il male, praticando l'esercizio più deleterio fra noi, che è la mormorazione, il chiacchiericcio, parlare male degli altri. Questo distrugge tutto ciò che ci sta intorno» (papa Francesco).

Alla luce del Vangelo odierno riflettiamo sul nostro agire: io parlo male degli altri? Per me è più facile vedere i difetti altrui che i miei? Quali frutti vi sono nella mia vita? Chi e che cosa guida i miei passi perché io veda alla luce vera e possa guidare verso la vera vita quelli che Dio mi ha affidato, invece di condurli verso il baratro del nulla? Cerchiamo tutti di correggerci almeno un po', perché tutti abbiamo bisogno di correzione per crescere e far crescere nel cammino della vita!