Omelia (16-02-2025)
diac. Vito Calella
Evangelizzati dai poveri, riponendo la nostra speranza in Cristo

Non riponiamo la nostra speranza in Cristo solo per questa vita terrena!
Ogni domenica ci riuniamo in assemblea liturgica per celebrare il giorno del Signore, cioè per rafforzare la nostra fede nell'evento pasquale di Cristo Gesù. Se non crediamo nella risurrezione di Gesù dopo la sua morte in croce, «vana è la nostra fede e siamo ancora nei nostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini» (1Cor 15,17b-19).
Non riponiamo la nostra speranza in Cristo per questa vita terrena, riducendo l'ideale della nostra vita cristiana in due progetti "terreni"!
Il primo è la ricerca del benessere economico, della salute fisica e mentale "nel nome di Gesù", seguendo una spiritualità individualistica, dove l'esperienza di vita secondo lo Spirito Santo si confonde con il ripetersi di emozioni di pace, provocate da pratiche devozionali di preghiera e di adorazione e da eventi di massa apparentemente liturgici. Questo "pentecostalismo cattolico" rifiuta l'impegno per la giustizia sociale e l'ecologia integrale; giudica facilmente i poveri come vagabondi, scrocconi, pigri ed egoisti. L'etichetta ideologica di "comunisti" è posta su coloro che fanno l'opzione preferenziale per i più bisognosi e sofferenti. La carità cristiana può ridursi a iniziative assistenziali senza lasciarsi evangelizzare da chi soffre, e l'azione caritativa diventa oggetto di propaganda e di illusoria pacificazione delle coscienze.
Il secondo progetto di vita cristiana che «ripone la speranza in Cristo per questa vita terrena» è quello di quei cristiani, vittime dell'attivismo pastorale, che identificano il Regno di Dio nel sogno di una società giusta e pacifica qui in questo mondo, lottando per realizzare tutti gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa: un'economia rispettosa della dignità umana dei lavoratori e l'ecologia integrale; una politica che promuova il bene comune di tutti; una giustizia che garantisca i diritti umani e l'uguaglianza, rispettando la diversità culturale e di genere, riducendo il divario nella condizione sociale dei poveri e dei ricchi. Si stancano do questo impegno perché i mali dell'ingiustizia, delle guerre, dell'indifferenza religiosa e della devastazione degli ecosistemi naturali continuano a minacciare il futuro di questo mondo. Coloro che hanno lottato per la causa del Regno di Dio corrono il rischio di accomodarsi e di cadere nella tentazione di abbandonarsi all'idolatria del denaro, facendo scelte egoistiche in difesa dei propri interessi. L'attivismo pastorale e la lotta per la giustizia e la pace senza la luce della Parola pregata e meditata invocando lo Spirito Santo e senza una spiritualità eucaristica capace di riconoscere il Cristo vivo e vero nel pane e nel vino e nella vita dei più poveri e sofferenti finiscono per portare le persone allo scoraggiamento.
La vera speranza in Cristo si basa sul coraggio di confrontarsi con la morte, riconoscendo che siamo tutti radicalmente poveri, vulnerabili e peccatori.
La prospettiva certa della nostra morte fisica, che può avvenire in qualsiasi momento della nostra vita, ci aiuta a stare attenti a non cadere nella tentazione di confidare solo nelle nostre capacità umane, nel denaro, nei beni materiali che acquisiamo e nella potenza della conoscenza scientifica applicata alla tecnologia, pensando che tutto ciò ci dà la vera felicità. Tutto passa, la vita terrena è un soffio! La nostra corporeità vivente è fragile come un vaso di terracotta! La nostra libertà di scelta e di azione è limitata e manipolata.
Andiamo a incontrarci con i "socialmente poveri", che hanno fatto la scelta di riporre la loro speranza in Gesù Cristo, avendo già scoperto di essere veramente amati figli di Dio, nonostante continuino ad avere nella loro vita quotidiana lo status sociale di "poveri"! Non andiamo da loro per donare un pacco di generi alimentari di prima necessità, per prestare una somma di denaro, per pagare le medicine in farmacia! Andiamo da loro per vedere e imparare cosa sta succedendo nelle loro vite. Cristo risuscitato, attraverso l'evangelista Luca, ci invita a scoprire il Regno di Dio che accade qui e ora in mezzo a loro perché Gesù parla loro dicendo: «Beati voi, poveri, perché vostro è il Regno di Dio!» (Lc 6,20).
Nel momento in cui la fame colpisce a causa della disoccupazione, dei salari ingiusti o di una calamità (guerra, pandemia, siccità, alluvioni), avviene tra loro il miracolo della condivisione, perché ognuno mette spontaneamente a disposizione il poco che ha, con un atteggiamento di distacco così radicale, capace di evangelizzare i ricchi, che solo offrono il loro superfluo in elemosina. «Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati!» (Lc 6,21a).
Grazie, poveri amici delle periferie sociali delle grandi città, abitanti delle favelas e dei quartieri più degradati! Grazie per le vostre luminose testimonianze di condivisione radicale del poco che avete a disposizione, realizzando la vera gioia della comunione chiamata "condivisione", all'insegna della fraternità di sentirvi "servi sofferenti" di Gesù, Signore della vostra vita. Lasciamoci evangelizzare da loro e smettiamo di sentirci ricchi imparando da loro cosa significa veramente confidare nella divina provvidenza, sciogliendo anche noi i nostri legami con ciò che abbiamo e siamo, per trovare nella condivisione la fonte della nostra vera felicità.
La vera speranza in Cristo si basa sulla fede in Dio Padre che scrive attraverso le linee storte di tutto il male attraverso Cristo e con la forza dello Spirito Santo.
Il dolore arriva a tutti senza distinzione, sia per i "socialmente ricchi" che per i "socialmente poveri"! Arriva una grave malattia che cambia i piani di questa vita terrena! Accade un incidente mortale e questo fugace pellegrinaggio terreno finisce inaspettatamente. Tutti piangiamo per le inevitabili perdite di questa vita terrena. Tuttavia, i "socialmente poveri" che hanno fatto la scelta di riporre la propria speranza in Gesù Cristo, avendo già scoperto di essere veramente figli amati di Dio, ci lasciano senza parole per la testimonianza dei sorrisi sui loro volti, per la luminosità dei loro occhi che trasmettono serenità e pace nell'esperienza di portare la croce di ogni "lutto". «Beati voi che ora piangete, perché riderete!» (Lc 6,21b).
Grazie, poveri amici, dispersi nei villaggi e nelle fattorie dell'ambiente rurale, perché lo Spirito Santo, agente del tempio vivo della vostra corporeità vivente, vi fa sentire che non siete mai abbandonati da Dio Padre e che Gesù Cristo risuscitato, che ha sperimentato la morte di croce, è anche il Signore che domina su ogni tipo di male e di morte che vi affligge. Voi ci insegnate, con la vostra fede perseverante, segnata dalla sofferenza, che ogni male può trasformarsi, per l'azione dello Spirito Santo, in un'opportunità di conversione, per una fase migliore della vita. E il Regno di Dio accade qui e ora con la vostra testimonianza di resilienza e di vita dignitosa, perché siete come il verde cactus nell'arida siccità del deserto.
La vera speranza in Cristo si fonda sulla contemplazione della vita eterna dopo la nostra morte fisica, nella comunione con tutti i santi e i nostri antenati, godendo dell'amore gratuito della Santissima Trinità.
I "socialmente poveri" che hanno scelto di riporre la propria speranza in Gesù Cristo, avendo già scoperto di essere veramente amati figli di Dio, nel nome di Gesù Cristo continuano a credere nella giustizia, nella pace e nell'ecologia integrale, affrontando minacce di morte e persecuzioni. «Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell'uomo» (Lc 6,22).
Grazie, poveri amici, che avete il coraggio di riunirvi in piccole comunità per pregare e meditare la Parola di Dio e, forti della comunione eucaristica, fate accadere vere esperienze di comunione, di riconciliazione e di rispetto nei vostri rapporti umani e con la natura, sentendo la forza dell'intercessione di tutti i santi nella vostra lotta per un mondo migliore. State sicuri che nessun vostro gesto di gratuità viene disperso al vento come la pula, ma tutto è già anticipazione della gloriosa vita eterna che vedrete dopo la vostra e la nostra morte fisica.