Omelia (16-02-2025)
don Alberto Brignoli
Che guaio, sentirsi ricchi...

Dopo aver creato il gruppetto dei suoi discepoli fedeli, i Dodici, anche per il "Gesù di quest'anno", il Gesù del Vangelo di Luca, è giunto il momento di iniziare a parlare. E anche per lui avviene lo stesso che avviene con il Gesù del Vangelo di Matteo: lo ascoltiamo esordire sulla scena pubblica con la stessa parola, "Beati". "Beati voi", come beato è l'uomo che inaugura il libro dei Salmi, il cui primissimo versetto abbiamo oggi pregato dopo aver ascoltato il profeta Geremia, il quale fa altrettanto chiamando in maniera simile, "benedetto", l'uomo che confida nel Signore.
Eppure, le beatitudini di Luca sono diverse da quelle di Matteo: non perché siano quattro invece che otto - in realtà sono otto anche quelle proclamate dal Gesù di Luca - ma perché il numero otto (il numero della completezza, del compimento, della totalità) si compone di quattro beatitudini e di quattro guai, o di quattro "maledizioni", per restare sempre nel vocabolario usato da Geremia. E questo perché Luca è molto più realista: sa benissimo che il mondo non è un luogo ideale dove si può vivere in pace sperando - come forse fa Matteo con le sue beatitudini - in un mondo futuro decisamente migliore. La vita è qui, è adesso, è ora: ed è proprio "ora" che voi, che avete fame e sete (dice il Gesù di Luca) venite saziati e dissetati. E soprattutto, beati siete "voi", "voi" miei discepoli, dice ancora Luca, voi che mi state ascoltando, voi che io ho scelto perché ascoltiate la mia parola e la mettiate in pratica seguendomi ovunque io vada.
Matteo aveva scelto di inaugurare, con il messaggio delle Beatitudini, il Discorso della Montagna, il primo dei cinque grandi discorsi - un nuovo Pentateuco - che Gesù, come un nuovo Mosè, promulga dal monte, quasi fosse una nuova legge da seguire. No, qui, nel Vangelo di Luca, nulla di tutto questo: Gesù non è uno che insegna dall'alto di una cattedra, anzi, è uno che per parlare ai suoi discepoli "alza gli occhi" verso di loro perché loro sono collocati in una posizione se non superiore quanto meno pari alla sua. E questo la dice lunga, su un Gesù che - sempre in questo meraviglioso terzo Vangelo con cui ci diletteremo quest'anno - si farà servo più che maestro, padre accogliente più che giudice giusto, buon samaritano più che sacerdote.
In buona sostanza, cos'hanno di particolare per dirsi "beati" i suoi discepoli, mentre lo ascoltano fare questo annuncio sconvolgente e pieno di speranza al tempo stesso? Hanno tanto: hanno dalla loro parte un Dio che si prende cura di loro, per cui non devono aver paura di vivere nella povertà, nella fame, nella sete o in situazione di persecuzione, perché qualcuno che li sazi, li disseti, li protegga e alla fine consegni loro il Regno di Dio lo avranno certamente, anzi, è già in mezzo a loro. E non devono temere la persecuzione da parte dei loro stessi fratelli, conterranei o compagni di religione, perché la stessa cosa è capitata prima di loro ai profeti, eppure ancora oggi li leggono nelle loro sinagoghe, perché rimangono vivi per sempre.
Qualcuno che non è più vivo c'è; ed è qualcuno che non è più vivo pur rimanendo in vita. È qualcuno che muore vivendo, perché è morto dentro. E sul fatto che sia morto non ci sono dubbi; perché quel "guai" tutto di Luca ed esclusivamente suo, ripetuto quattro volte, non è affatto una minaccia per ciò che capiterà a chi è ricco, sazio, gaudente e benedetto dagli uomini. È il lamento funebre che le donne gridavano - come ancora avviene in alcune culture - nel momento in cui si accompagnava qualcuno alla sepoltura.
Ti senti e sei veramente ricco? Consolati pure, ma sappi che sei morto. Ti senti e sei veramente sazio? Probabilmente ti manca il cibo della vita. Ti senti e sei veramente sorridente (che non vuol dire felice, come non è felice la stragrande maggioranza delle persone che ride sguaiata e fa festa per le strade e nei locali a ogni piè sospinto)? Tranquilli, gaudenti: dentro di voi siete una valle di lacrime. E non importa se ora non ve ne accorgete perché "tutti dicono bene di voi", perché tutti vi invidiano per quello che fate o che avete, perché tutti dicono che siete "fighissimi", perché tutti vi mettono una sfilza di like sui post che pubblicate in quantità industriale (tristissima già di per sé, questa cosa, perché vuole dire che di lavoro da fare ne avete gran poco...): sarà la storia a farvi pagare il conto. L'ha fatto con i falsi profeti che sono venuti prima di voi, per cui sfruttate pure finché volete il tempo che avete a disposizione per divertirvi e fare quello che volete alle spalle e sulle spalle dei poveri: nessuno vi minaccia e nessuno vi augura del male, siete già morti dentro, perché - come ci ha detto Geremia - avete confidato negli uomini allontanando il vostro cuore dal Signore.
Che soddisfazione, sentire il Gesù di Luca esordire nei suoi discorsi con queste parole di speranza! Perché buoni e cattivi, santi e malandrini, giusti e malvagi, peccatori e illibati, alla fine, in questa vita lo siamo tutti, senza possibilità di scelta.
Ma visto che, tra essere poveri-felici e ricchi-maledetti, ci è ancora dato un margine di scelta... beh, diamoci da fare!