Omelia (16-02-2025)
padre Gian Franco Scarpitta
Dio e le sue antitesi

Scegliere fra Dio e gli idoli è un'alternativa che non raramente viene posta nella Bibbia. Anche Gesù invita a decidersi se optare per Dio o per il denaro (Mammona Mt 6, 24); il Salmista in qualche luogo invita a scegliere fra la via di Dio e la via degli empi e il libro del Deuteronomio pone innanzi all'uomo due possibilità di scelta: la vita o la morte, la maledizione o la benedizione (Dt 30, 19). Ogni alternativa a Dio è sempre antitetica a lui. Se cioè non ci si decide per il Signore, qualsiasi altra scelta marcia in senso contrario, ci si dirige con essa verso un destino imprecisato di dispersione e di abbandono e comunque chi non vive in Dio non vive pienamente. Del resto di ciò avverte inesorabilmente anche Gesù: "Chi non è con me è contro di me e chi non raccoglie con me disperde"(Lc 11,23). Senza Dio l'uomo è preda facile del maligno.
Anche Geremia, forse anche perché gravato all'epoca da particolari responsabilità profetiche, soggiunge l'alternativa Dio - uomo: "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo; benedetto l'uomo che confida nel Signore".
Mi viene in mente innanzitutto una beve omelia proferita tantissimi anni or sono da un Confratello durante il funerale di una vittima di faida mafiosa. Il sacerdote in silenzio si limitò a guardare il feretro, poi gettò un'occhiata sul popolo che affollava la chiesa, e commentò: "Guai a voi uomini, che vi mettete al posto di Dio."
L'alternativa che si pone adesso è proprio questa, realizzare se stessi in Dio o volersi collocare al di sopra di lui? Scegliere Dio o abbandonarsi agli artefatti della mondanità e della cultura che muove in senso contrario per esaltare illusoriamente se stessi?
Geremia evidentemente non vuole lanciare anatemi nei confronti di coloro che confidano nell'amicizia e nella solidarietà umana o in generale nella vita associata e comunicativa; il profeta intende affermare che la confidenza dell'uomo verso i suoi simili non deve essere tale da escludere Dio dalla propria vita. La fiducia nelle proprie capacità non dev'essere tale da far acquisire sicumera incontrollata e incondizionata. L'umano all'eccesso è antitetico a Dio e conduce anch'esso alla perdizione e allo smarrimento e non solamente in ordine all'immoralità e alla violenza.
L'eccessiva confidenza nel sapere umano, nello scientismo radicale e sproporzionato, nei ritrovati della manipolazione genetica, della robotica, della tecnologia esasperata con l'intelligenza artificiale incontrollata e non umanocentrica, come possiamo già intuire tendono a sostituire Dio con la presunta superiorità dell'uomo. Fin quando la tecnica e la tecnologia, la medicina, la genetica sono di supporto alla natura e alla vita umana senza alterarla o manometterla possono essere considerate un beneficio, ma il mancato dominio di tutte queste forme innovative di benessere possono condurre a soppiantare Dio con la conseguenza di alienarsi l'uomo stesso. Dio ha affidato all'uomo il dominio e l'amministrazione di tutto il creato (Gen 1 - 3) non per deturparne l'identità ma per esserne custode e beneficiario.
"Maledetto l'uomo che confida dell'uomo", come si diceva, non vuole neppure scoraggiare le relazioni e le amicizie né inibire ogni sorta di interazione. Tuttavia è pur vero che nessuno più di Dio è meritorio di confidenza assoluta, poiché nessuna amicizia, per quanto fedele e ben disposta, può mai essere totalmente impeccabile nella fedeltà. Le amicizie comuni possono sempre deprimerci e in un modo o nell'altro vi si può sempre trovare anche un barlume di infedeltà, il Dio di Gesù Cristo, che è fedeltà assoluta, non può mai rinnegare se stesso (2Tm 2, 12 - 13).
Scegliere Dio equivale quindi a trovare in lui ogni sicurezza, alienandoci tutte le certezze umane. Solo in Dio è possibile sperare e particolarmente nel Dio incarnato Gesù Cristo.
Radicarsi in Gesù comporta tuttavia non desistere da lui, costantemente vivere radicati nel suo amor e nella sua fedeltà, impostare il proprio programma di vita secondo i suoi insegnamenti e le sue direzioni.
Ecco che allora Luca, nella sua versione delle Beatitudini assai ristretta e compendiosa da "discorso della pianura" differente dalla versione di Matteo, espone un'altra alternativa di scelta: o le beatitudini o i "guai".
Le prime riguardano coloro che si decidono radicalmente per il Signore, confidando nella sua parola e coltivando la speranza in lui senza lasciarsi asservire dalle ricchezze o dalle sicurezze materiali. Alludono all'umiltà con cui l'uomo di Dio accoglie ogni avversità come percorso necessario al conseguimento della virtù con tutte le ricompense che questa promette e comportano sempre la garanzia di un premio finale commisurato alla fedeltà e alla costanza. Il premio in ogni caso è Dio stesso, il suo Regno, la felicità nella messa in pratica della sua stessa volontà.
I "guai" sono riservati invece a coloro che preferiscono le felicità illusorie e passeggere, le consolazioni apparenti che durano quello che durano, come ad esempio tutti coloro che ripongono la propria fiducia nell'idolatria delle ricchezze sproporzionate, nel successo personale, nell'autoaffermazione sugli altri e nell'esclusiva concessa a se stessi. Riguardano coloro che insomma hanno deciso tutto ciò che è antitetico a Dio e che conduce alla miseria e alla dispersione personale. Essi "hanno già ottenuto la loro ricompensa" e la loro consolazione, firmando la propria condanna nella loro stessa scelta di dispersione e di autolesionismo. Le sicurezze materiali che con cui ci si crea una divinità tutta propria che esclude Dio dalla vita costituiscono esse stesse la rovina e la vera miseria dell'uomo. Come ebbe a dire Madre Teresa: "Ci sono tante persone talmente misere che l'unica cosa che hanno sono i soldi."
Confucio diceva saggiamente "Siedi alla riva del fiume e attendi con pazienza guardando la corrente. Vedrai passare il cadavere del tuo nemico." Coloro che ridono illecitamente a dispetto delle sofferenze altrui, sono proprio coloro che piangeranno, sia in questa vita che in quella futura, tutto il male che la loro presunzione e tracotanza avranno recato ai deboli e agli innocenti.