Omelia (03-03-2025)
Missionari della Via


Il Vangelo di quest'oggi ci mette in crisi; certo, se ci lasciamo interpellare... Noi, magari, siamo di quelli che frequentano la chiesa, ci accostiamo ai sacramenti, cerchiamo di fare del bene, osserviamo i comandamenti, ma se ci guardiamo interiormente cosa ci manca? (Naturalmente se pensiamo che ci manchi qualcosa!). I comandamenti che Gesù cita, e che questo ricco dice di osservare, sono quelli che riguardano il rapporto con il prossimo ma non il rapporto con Dio. Questo tale di certo non è una persona cattiva, come magari pensiamo di noi stessi, ma Dio quale posto occupa veramente nella sua vita e nella mia vita? In fondo è questa la domanda che il tale di questo Vangelo si sente dire e che oggi rivolge a me. Davvero Gesù viene prima di tutti i miei beni, delle mie ambizioni, di tutti i miei affetti, delle persone a me più care? Il tale di questo Vangelo alla proposta di Gesù di vendere tutto e di seguirlo «si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni». In fondo anche oggi, anzi, forse ancor di più, c'è tanta gente dal volto rabbuiato e triste perché le vicende della vita non vanno secondo i loro desideri. C'è gente che non è mai contenta di quello che ha e pensa e desidera quello che non ha. E noi, di che cosa ci lamentiamo? Quali sono le cose che non riusciamo ad accettare nella fede? Siamo spesso tristi? Con tanta umiltà chiediamoci quale posto occupa Dio nella nostra vita, e come risponderemmo se ci chiedesse di lasciare quella cosa che riteniamo la più importante nella (e per la) nostra vita.

«C'è una tristezza, che è una malattia dell'anima. Nasce nel cuore dell'uomo quando svanisce un desiderio o una speranza. Nel cuore dell'uomo nascono speranze che vengono a volte deluse. Tutti attraversiamo prove che generano in noi tristezza, perché la vita ci fa concepire sogni che poi vanno in frantumi. In questa situazione, qualcuno, dopo un tempo di turbamento, si affida alla speranza; ma altri si crogiolano nella malinconia, permettendo che essa incancrenisca il cuore... C'è qualcosa nel passato di tutti che dev'essere guarito. I padri del deserto descrivevano la tristezza come un verme del cuore, che erode e svuota chi l'ha ospitato... dobbiamo stare attenti a questa tristezza e pensare che Gesù ci porta la gioia della risurrezione. Per quanto la vita possa essere piena di contraddizioni, di desideri sconfitti, di sogni irrealizzati, di amicizie perdute, grazie alla risurrezione di Gesù possiamo credere che tutto sarà salvato. Gesù non è risorto solo per se stesso, ma anche per noi, per riscattare tutte le felicità che nella nostra vita sono rimaste incompiute. La fede scaccia la paura, e la risurrezione di Cristo rimuove la tristezza come la pietra dal sepolcro. Ogni giorno del cristiano è un esercizio di risurrezione... Uno scrittore francese, León Bloy, ci ha lasciato questa stupenda frase: "Non c'è che una tristezza, [...] quella di non essere santi". Che lo Spirito di Gesù risorto ci aiuti a vincere la tristezza con la santità» (papa Francesco).