Omelia (04-03-2025) |
Missionari della Via |
«Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». La domanda sottintesa che Pietro pone a Gesù è: cosa ce ne viene dal seguirti? Quale ricompensa ne avremo? In fondo, questa è una domanda che ci appartiene. In ogni cosa che facciamo ci chiediamo sempre se vi è un utile, un beneficio, un guadagno. Nessuno di noi fa una cosa se c'è solo da perdere. Eppure con il Signore la logica del mondo è capovolta. Da ciò possiamo cogliere due piccoli aspetti. Il primo è che è bene alimentare in noi il desiderio di grandezza: non vi è uomo o donna che non miri alle cose alte e belle. Solo che il Signore ci mostra un'altra via per raggiungerla: quella della spoliazione, dell'essere ultimi, dal farsi bisognosi. Anche sant'Agostino così scriveva: «poiché alto è il coronamento, prima pensa al fondamento. "Ma a quale fondamento?", domandi. Impara da lui ch'è mite ed umile di cuore. Scava in te il fondamento dell'umiltà e arriverai al coronamento della carità». Il secondo aspetto è che questo grande guadagno che avremo sono le persone che Dio ci dona! Ecco il guadagno: fratelli, sorelle, madri, figli... Il Signore ci tira fuori dalla solitudine, da una vita intrisa di egoismo e ci fa ricchi di relazioni e di persone con cui volerci bene! «Il maestro buono non ha come obiettivo inculcare la povertà in quell'uomo ricco e senza nome, ma riempire la sua vita di volti e di nomi. Seguire Cristo non è un discorso di sacrifici, ma di moltiplicazione: lasciare tutto ma per avere tutto. Infatti il Vangelo continua: Pietro allora prese a dirgli: Signore, ecco noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito, cosa avremo in cambio? Avrai in cambio cento volte tanto, avrai cento fratelli e un cuore moltiplicato. Non rinuncia, se non della zavorra che impedisce il volo, il Vangelo è addizione di vita» (p. Ermes Ronchi) LA QUARESIMA. Nella liturgia si parla di Quadragesima, cioè di un tempo di quaranta giorni. La Quaresima richiama alla mente i quaranta giorni di digiuno vissuti dal Signore nel deserto prima di intraprendere la sua missione pubblica. Si legge nel Vangelo di Matteo: «Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame». I segni: digiuno, elemosina, preghiera Il digiuno, l'elemosina e la preghiera sono i segni, o meglio le pratiche, della Quaresima. Il digiuno significa l'astinenza dal cibo, ma comprende altre forme di privazione per una vita più sobria. Il digiuno è legato poi all'elemosina. San Leone Magno, in uno dei suoi discorsi sulla Quaresima, insegnava: «Quanto ciascun cristiano è tenuto a fare in ogni tempo, deve ora praticarlo con maggiore sollecitudine e devozione, perché si adempia la norma apostolica del digiuno quaresimale consistente nell'astinenza non solo dai cibi, ma anche e soprattutto dai peccati. A questi doverosi e santi digiuni, poi, nessuna opera si può associare più utilmente dell'elemosina, la quale sotto il nome unico di "misericordia" abbraccia molte opere buone». Così il digiuno è reso santo dalle virtù che l'accompagnano, soprattutto dalla carità, da ogni gesto di generosità che dona ai poveri e ai bisognosi il frutto di una privazione. La Quaresima, inoltre, è un tempo privilegiato per la preghiera. Sant'Agostino dice che il digiuno e l'elemosina sono «le due ali della preghiera» che le permettono di prendere più facilmente il suo slancio e di giungere sino a Dio. E san Giovanni Crisostomo esorta: «Abbellisci la tua casa di modestia e umiltà con la pratica della preghiera. Così prepari per il Signore una degna dimora, così lo accogli in splendida reggia». |