Omelia (05-03-2025) |
Missionari della Via |
Eccoci ad un altro mercoledì delle ceneri. Un altro rito dell'imposizione delle ceneri sul capo. Tanta gente viene in chiesa, anche quelli che non vengono quasi mai. È bello questo rito, anche se a volte sa un pochino di superstizione. Chissà se ascoltiamo bene le parole che il sacerdote ci rivolge mentre impone le ceneri sul nostro capo: "convertiti e credi al vangelo" oppure "ricordati, uomo, che povere sei e polvere ritornerai". Davanti a quest'invito a cambiare vita, pensando anche all'ultimo istante della nostra vita quando lasceremo questo nostro corpo terreno, quale è la nostra risposta? Noi siamo spesso tra quelli che preferiscono non pensare mai alla morte, che non pensano alla conseguenza delle proprie azioni, o che comunque ritengono che ci sia sempre tempo per cambiare vita. Spesso non pensiamo che non abbiamo che l'oggi per cambiare in meglio. Non abbiamo che l'oggi anche per chiedere perdono a Dio, ai fratelli, alle sorelle per le nostre mancanze, dato che «il Signore ci ha promesso la sua misericordia ma non ci ha promesso il domani» (s. Agostino). Ogni inizio di conversione parte da una contrizione per le colpe commesse, per le omissioni di bene, dall'essersi resi conto che di non essere Dio e che da soli non ci si dà la salvezza. Per questo, oltre alle opere di penitenza che il Vangelo di oggi ci invita a compiere (preghiera, elemosina e digiuno), il Signore ci chiede un cuore contrito e umiliato. Chiediamogli, dunque, la grazia della conversione, della povertà di spirito; chiediamogli un cuore nuovo perché questa Quaresima sia davvero l'inizio di una vita nuova. «La Quaresima ci immerge in un bagno di purificazione e di spoliazione: vuole aiutarci a togliere ogni trucco, tutto ciò di cui ci rivestiamo per apparire adeguati, migliori di come siamo. Entrare nel segreto significa ritornare al cuore. Si tratta di un viaggio dall'esterno all'interno, perché tutto ciò che viviamo, anche la nostra relazione con Dio, non si riduca ad esteriorità, a una cornice senza quadro. Ritornare al cuore significa ritornare al nostro vero io e presentarlo così com'è, nudo e spoglio, davanti a Dio. Significa guardarci dentro e prendere coscienza di chi siamo davvero, togliendoci le maschere che spesso indossiamo, abbracciando la vita e la verità di noi stessi. La vita non è una recita, e la Quaresima ci invita a scendere dal palcoscenico della finzione, per tornare al cuore, alla verità di ciò che siamo. Per questo, con spirito di preghiera e di umiltà, riceviamo sul capo la cenere. È un gesto che vuole riportarci alla realtà di noi stessi: noi siamo polvere, la nostra vita è come un soffio, ma il Signore - lui e soltanto lui - non permette che essa svanisca; egli raccoglie e plasma la polvere che siamo, perché non venga dispersa dai venti impetuosi della vita e non si dissolva nell'abisso della morte» (papa Francesco). |