Omelia (05-03-2006)
padre Romeo Ballan
L'arco della conversione, della vita e della pace

Riflessioni
La celebrazione della Quaresima "segno sacramentale della nostra conversione" (orazione colletta), ripropone con forza i temi fondamentali della salvezza, e quindi della missione: il primato di Dio e il suo piano d'amore per l'uomo, la redenzione che ci viene offerta in modo gratuito nel sacrificio di Cristo, la lotta permanente fra peccato e vita di grazia, i rapporti di fraternità e rispetto da mantenere con i propri simili e con la creazione... Sono temi e valori propri del deserto quaresimale, inteso come luogo teologico di conversione e di salvezza. Infatti, "nel deserto un uomo sa quanto vale: vale quanto valgono i suoi dèi" (A. de Saint-Exupéry), cioè i suoi ideali, le sue risorse interiori.

Le tentazioni (Vangelo) non sono state per Gesù un gioco-finzione, sono state tentazioni vere, come lo sono per il cristiano e per la Chiesa. "Se Cristo non avesse vissuto la tentazione come vera tentazione, se la tentazione non avesse significato nulla per lui, uomo e messia, la sua reazione non potrebbe essere un esempio per noi, poiché non avrebbe a che vedere con la nostra" (C. Duquoc). E poiché è stato provato, è in grado di venire in aiuto a chi è nella prova (cfr Eb 2,18; 4,15).

Gesù si è veramente scontrato con satana (v. 13) sulle possibili scelte di metodo e di cammino per realizzare la Sua missione di Messia. Ognuna delle tre tentazioni –specificate negli altri due Vangeli sinottici di Matteo e Luca- rappresenta un modello di messia, e quindi anche di missione. Le tentazioni erano "tre scorciatoie per non passare attraverso la croce" (Fulton Sheen). La tentazione di diventare: 1. un "riformatore sociale" (convertire le pietre in pane per sé e per tutti avrebbe garantito un successo popolare); 2. un "messia miracolistico" (un gesto appariscente avrebbe assicurato spettacolarità e fama); 3. un "messia del potere" (un potere basato sul dominio del mondo avrebbe soddisfatto l'orgoglio personale e di gruppo). Gesù supera le tentazioni: sceglie di rispettare il primato di Dio, si fida del Padre e del suo piano per la salvezza del mondo. Accetta la croce per amore e muore perdonando: solo così, spezza la spirale della violenza e toglie alla morte il 'veleno'.

Gesù affronta le tentazioni nella forza dello Spirito (v. 12), del quale è ripieno fin dal grembo di sua Madre e per il battesimo appena ricevuto (Mc 1,10). È lo Spirito della Pasqua e di Pentecoste. A volte si è creduto che il potere, denaro, dominio, presunta superiorità, super-attivismo... fossero vie apostoliche. Il missionario può essere tentato da tali illusioni; perciò ha bisogno dello Spirito di Gesù, l'agente principale dell'evangelizzazione (EN 75), il protagonista della missione (RMi 21).

Lo Spirito ci fa capire che il deserto quaresimale è un tempo di grazia (kairós): tempo delle cose essenziali, tempo da riempire con le cose che valgono davvero, un dono da vivere nel silenzio, lontani dagli inquinamenti del chiasso, fretta, denaro, futilità... L'invito programmatico di Gesù -"convertitevi", cambiate strada- più che un'ingiunzione penosa, è una nuova e definitiva opportunità, l'indicazione del percorso verso la vita, la pace: "credete al Vangelo", cioè a Gesù stesso (v. 15). È Lui la bella notizia da vivere e da portare ad altri. (*)

La conversione e il battesimo sono i due grandi temi quaresimali di catechesi missionaria che culmineranno nelle celebrazioni della Pasqua, tanto per i catecumeni come per i cristiani già battezzati. Fin da questa prima domenica di quaresima, i due temi sono presenti nelle letture ed altri testi liturgici. San Pietro (II lettura) è esplicito nel vincolare al cammino di conversione battesimale anche l'esperienza di Noè, "figura, questa, del battesimo, che ora salva voi" (v. 21), in virtù di Gesù Cristo, morto, "giusto per gli ingiusti" (v. 18) e risorto (v. 21).

Con Noè, -che non era né israelita, né cristiano, né musulmano, ma "un uomo giusto e integro, che camminava con Dio" (Gn 6,9)- Dio stabilì la prima alleanza con l'umanità (I lettura), prima ancora che con Abramo: un'alleanza universale, con tutti i popoli, prima di altre rivelazioni specifiche; un'alleanza non su base etnica o religiosa, ma semplicemente sulla base umana. Un'alleanza mai revocata, vigente oggi e per sempre; che avrà, però, la sua pienezza in Gesù Cristo. Un'alleanza che è alla base di un dialogo possibile con tutte le espressioni religiose e culturali. L'alleanza riguarda le persone –"con voi e con i vostri discendenti" (v. 9)- ma anche "con ogni essere vivente... con tutti gli animali" (v. 10). Dio è il primo vero ecologista: è geloso di ogni sua creatura! Il segno di tale alleanza, scelto da Dio stesso, è l'arcobaleno, che assurge a simbolo dell'universale volontà di salvezza da parte di un Dio che non si stanca mai dell'umanità, e che nessuna malvagità umana potrà mai indurre a distruggere le sue creature. L'arco delle frecce di morte è diventato, per iniziativa di Dio, arco di buoni auspici e di pace.

Storicamente, questa alleanza con Noè avvenne nei tempi biblici (millenni prima di Cristo) e, presumibilmente, nelle terre medio-orientali (Iraq e paesi vicini), bagnate e spesso inondate dalle acque dei fiumi Tigri ed Eufrate. Su quei cieli, il segno dell'arcobaleno è stato interpretato come simbolo di pace e di prosperità. Oggi, quegli stessi cieli sono solcati da infinite armi di morte... Prevalgono i più sofisticati archi di guerra, che seminano ovunque terrore e distruzione. Solo un cambio di mentalità, soltanto la conversione al Dio di Gesù Cristo, può salvare la famiglia umana. È urgente annunciarlo a tutti. Con fede e vigore!

Parola del Papa
(*) "Per i discepoli di Cristo la pace è mandato permanente che impegna tutti; è missione esigente che li spinge ad annunciare e testimoniare 'il Vangelo della Pace', proclamando che il riconoscimento della piena verità di Dio è condizione previa e indispensabile per il consolidamento della verità della pace".
Benedetto XVI
Omelia nella Giornata Mondiale della Pace, 1° gennaio 2006

Sui passi dei Missionari
- 7/3: Ss. Perpetua e Felicita, martiri a Cartagine (+203), sotto l'imperatore Settimio Severo.
- 8/3: S. Giovanni di Dio (1495-1550), portoghese, fondatore dei "Fatebenefratelli", protettore degli ospedali, patrono degli infermieri.
- 8/3: Giornata Internazionale della Donna.
- 9/3: Ss. Quaranta Soldati cappàdoci, martiri a Sebaste (Armenia (+320).
- 9/3: S. Domenico Savio, morto a 14 anni (+1857), educato da S. Giovanni Bosco.
- 10/3: B. Elia del Socorro Nieves del Castillo, messicano, agostiniano, martire a Cortàzar (Messico, +1928).