Omelia (09-03-2025)
Missionari della Via


Oggi, in questa prima domenica di Quaresima, il Vangelo invita tutti noi a vivere un tempo di deserto. Sant'Agostino lo ricorda a tutti noi con forza, quasi supplicandoci: «Rientrate nel vostro cuore! Dove volete andare lontano da voi? Rientrate dal vostro vagabondaggio che vi ha portato fuori strada; ritornate al Signore. Egli è pronto... Rientra nel cuore: lì esamina quel che forse percepisci di Dio, perché lì si trova l'immagine di Dio; nell'interiorità dell'uomo abita Cristo». Il cuore è la nostra parte più profonda, dove ciascuno vive il suo essere persona, in relazione a Dio, agli altri uomini e alla creazione intera. Spesso usiamo dire "Andiamo al cuore del problema", come a dire: andiamo all'origine, a quell'essenziale da cui dipende la spiegazione di tutte le altre parti del problema. «È sul cuore che avviene il giudizio di ogni persona, su ciò che porta dentro di sé e che è la fonte della sua bontà o della sua cattiveria, per cui si conosce quella persona per quello che veramente essa è e vale» (R. Cantalamessa).

I vangeli ci parlano di tre tentazioni: «Se sei Figlio di Dio, di' che questi sassi diventino pane»; «Se sei Figlio di Dio, gettati giù»; «Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai». Esse hanno uno scopo unico e comune e sono rivolte a tutti noi: distoglierci dalla missione che Dio ci ha affidato, farci dimenticare la meta finale! Noi siamo chiamati a non aver paura del demonio e delle sue tentazioni, perché la cosa più importante non è che il demonio esista, ma che Cristo ha vinto il demonio. «Con Cristo non abbiamo nulla da temere. Niente e nessuno può farci del male, se noi stessi non lo vogliamo. Satana, diceva un antico padre della Chiesa, dopo la venuta di Cristo, è come un cane legato sull'aia: può latrare e avventarsi quanto vuole; ma, se non siamo noi ad andargli vicino, non può mordere. Gesù nel deserto si è liberato da satana per liberarci da satana!» (R. Cantalamessa).

Inoltre, non diamo sempre la colpa al diavolo per il male che c'è in noi e attorno a noi, perché spesso "siamo diavoli a noi stessi!". Chi è che ci porta a tagliare i ponti con le persone che amiamo per delle futilità o per i beni di questo mondo? Chi è che ci conduce a odiare, a non perdonare, a parlare male degli altri, a non farci aprire all'amore e alla solidarietà? Non vi è in tutto ciò una chiusura del nostro cuore che impedisce alla grazia di Dio di operare nella nostra vita?

In conclusione, è bene ricordare che il fine di farci condurre dallo Spirito Santo nel deserto non è solo lasciare qualcosa (il chiasso, il mondo, le occupazioni) per farci tentare! No, si va nel deserto per incontrare Gesù, perché Egli guarisca il nostro cuore! «Andare nel deserto è ritrovare il contatto con Dio e la sua verità. Questo è il segreto della felicità. Cosa desidera di più un innamorato se non stare da solo, in intimità, con la persona amata? Dio è innamorato di noi e desidera che noi ci innamoriamo di lui. Parlando del suo popolo come di una sposa, Dio dice: "La condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore" (Os 2, 16). Si sa qual è l'effetto dell'innamoramento: tutte le cose e tutte le altre persone arretrano, si collocano come sullo sfondo. C'è una presenza che riempie tutto e rende tutto il resto "secondario". Non isola dagli altri, che anzi rende ancora più attenti e disponibili verso gli altri, ma come di riflesso, per ridondanza di amore. Gesù ci aspetta nel deserto: non lasciamolo solo in tutto questo tempo» (R. Cantalamessa).