Omelia (11-03-2025) |
Missionari della Via |
Ai discepoli che chiedono a Gesù di insegnare loro a pregare, Egli risponde così: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole». Ecco, prima di iniziare a pregare sarebbe cosa buona chiedere al Signore la capacità di ascoltare la sua voce, perché non sempre quello che chiediamo è un bene per noi. La speranza che noi abbiamo quando chiediamo delle cose, deve anche lasciarsi deludere. «Dobbiamo - come suggerisce un poeta diventare complici della speranza. Hai sperato ardentemente una cosa, un intervento di Dio, e non è successo niente? Sei tornato a sperare di nuovo la volta successiva, e ancora niente? Tutto è andato avanti come prima, nonostante tante suppliche, tante lacrime, e forse anche tanti segni che questa volta saresti stato esaudito? Tu continua a sperare, spera ancora un'altra volta, spera sempre, fino alla fine. Diventa complice della speranza! Diventare complici della speranza significa permettere a Dio di deluderti, quaggiù tutte le volte che vuole. Di più: significa essere in fondo contenti, in qualche parte remota del proprio cuore, che Dio non ti abbia ascoltato la prima e la seconda volta e che continui a non ascoltarti, perché così ti ha permesso di dargli una prova in più, di fare un atto di speranza in più e ogni volta più difficile. Ti ha fatto una grazia ben più grande di quella che chiedevi: la grazia di sperare in lui. Lui ha l'eternità per farsi perdonare del ritardo! Ma bisogna fare attenzione a una cosa. La speranza non è solo una bella e poetica disposizione interiore, difficile quanto si vuole, ma che lascia, per il resto, inoperosi e senza compiti concreti, e perciò, alla fine, sterile. Al contrario, sperare significa proprio scoprire che c'è ancora qualcosa che si può fare, un compito da assolvere e che non si è, perciò, lasciati in balìa del vuoto e di una paralizzante inattività. Quand'anche non ci fosse nulla più da fare da parte nostra per cambiare una certa situazione difficile, resterebbe pur sempre un grande compito da assolvere, tale da tenerci abbastanza impegnati e tenere lontana la disperazione: quello di sopportare con pazienza fino alla fine» (Raniero Cantalamessa). Compreso ciò, anche noi ora possiamo dire: "Padre, sia fatta la tua volontà qualunque essa sia!" Preghiera: Padre mi abbandono a te «Padre, mi abbandono a Te, fa' di me ciò che ti piace. Qualsiasi cosa tu faccia di me, ti ringrazio. Sono pronto a tutto, accetto tutto, pur ché la tua volontà si compia in me, e in tutte le tue creature: non desidero nient'altro, mio Dio. Rimetto l'anima mia nelle tue mani, te la dono, mio Dio, con tutto l'amore del mio cuore, perché ti amo. E per me un'esigenza di amore, il donarmi a Te, l'affidarmi alle tue mani, senza misura, con infinita fiducia: perché Tu sei mio Padre» (Charles de Foucauld). |