Omelia (13-03-2025) |
Missionari della Via |
«Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto» Quanta gente che ho incontrato è rimasta delusa da Dio perché ha bussato incessantemente al suo cuore, ma invano. Ha chiesto ma non ha ricevuto. Allora hanno pensato e detto che le parole di questo Vangelo non sono vere, che Dio non ci ama, che è indifferente alle nostre sofferenze. E noi? Forse anche noi non siamo stati esauditi in tutto ciò che abbiamo chiesto; ma abbiamo fatto un salto nella fede, pensando che Dio ci dona ciò che veramente ci serve e non tutto ciò che gli chiediamo? Anche s. Agostino scrive che non tutto ciò che ci piace ci giova! Spesso ciò che ci fa più soffrire non è la realtà in se stessa, ma le aspettative che abbiamo sulle cose e sulle persone. Tante volte le cose e le persone non cambiano e occorre che cambiamo noi nell'accogliere la vita. Chiediamo dunque al Signore la forza di accettare quelle situazioni difficili che ci fanno tanto soffrire e farle divenire non solo luoghi problematici, ma luoghi di incontro con Colui che, dall'interno, ha trasformato persino un luogo di morte (la croce) in un luogo di vita! «Sì, è vero che Dio ci esaudisce con cose buone (cf. Mt 7,11), ma queste non sempre sono quelle da noi giudicate buone. La preghiera non è magia, non è un "affaticare gli dèi" - come scriveva il filosofo pagano Lucrezio (La natura delle cose IV,1239) - o uno stordire Dio a forza di parole moltiplicate, dice altrove Gesù (cf. Mt 6,78). Dio non è a nostra disposizione per esaudire i nostri desideri, spesso egoisti ma soprattutto ignoranti, in senso letterale: non sappiamo ciò che vogliamo! Ecco perché - precisa la versione lucana - "le cose buone" sono in realtà "lo Spirito santo". Sempre Dio ci dà lo Spirito santo, se glielo chiediamo nella preghiera, e lo Spirito che scende nella nostra mente e nel nostro cuore, lui che si unisce al nostro spirito (cf. Rm 8,16), è la risposta di Dio. Ma è bene fare un esempio, a costo di essere brutali. Se io, affetto da una grave malattia, chiedo a Dio la guarigione, non è detto che questa si verifichi effettivamente, ma posso essere certo che Dio mi darà lo Spirito santo, forza e amore per vivere la malattia in un cammino in cui continuare ad amare e ad accettare che gli altri mi amino. Questo è l'esaudimento vero e autentico, questo è ciò di cui abbiamo veramente bisogno!» (Enzo Bianchi). Giulia Gabrieli (19972011). È morta a 14 anni, dopo due anni di sofferenza a causa di un tumore. Sembra incredibile che una ragazza della sua età abbia saputo affrontare la malattia con una capacità emotiva e interiore ben superiore ai suoi anni. Invece di abbatterla, la malattia ha favorito una maturazione ancora più rapida fino al punto di lasciare una traccia luminosa che ha sorpreso tutti quelli che hanno avuto modo di incontrarla. Nell'ultimo anno della sua vita ha voluto scrivere un libro, pubblicato dopo la morte, in cui racconta la sua testimonianza. Vi consegno solo una pagina che raccoglie lo sguardo innocente di una ragazzina che ha tanta voglia di vivere ma non vede la morte come un ostacolo. «Il fatto è che la gente ha paura della malattia, della sofferenza. Ci sono molti malati che restano soli, tutti i loro amici spariscono spaventati. Non bisogna avere paura. È proprio questo allontanamento che mette timore a noi malati. Se invece gli altri ci stanno vicino, ci vengono accanto, ci mettono una mano sulla spalla e ci dicono: dai che ce la fai, è quello che ci dà la forza di andare avanti. Se questo non succede, ti chiedi: perché vanno così lontano? Se loro, che non sono coinvolti in prima persona, hanno paura, allora anch'io devo temere. Perché dovrei lottare per la guarigione, se nessuno mi sta accanto? Io non ho avuto nessuno che si è allontanato da me, anzi estranei, persone che non conoscevo si sono avvicinate a me. Ma non tutti sono così fortunati, io invece vorrei che fosse così per tutti. Ora io so che la mia storia può finire soltanto in due modi: o grazie a un miracolo con la completa guarigione, che io chiedo al Signore perché ho tanti progetti da realizzare e li vorrei realizzare proprio io oppure incontro il Signore, che è una bellissima cosa. Sono entrambi due finali molto belli!». |