Omelia (16-03-2025)
Missionari della Via


Nella prima domenica di Quaresima la liturgia ci ha invitato a seguire Gesù nel deserto per affrontare e vincere con Lui le tentazioni. Oggi, in questa seconda domenica di Quaresima, Gesù ci conduce sul monte Tabor, sul "monte" della preghiera, per contemplare la sua gloria. Gli aspetti del Vangelo di oggi che vogliamo cogliere sono due: farsi condurre da Gesù e il motivo per cui Egli si trasfigura.

«In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare». Tutti noi siamo chiamati alla gloria, a contemplarla, a raggiungerla, ma perché ciò accada occorre che qualcuno ci conduca nel giusto posto. Se ci pensiamo, in ogni scelta siamo mossi verso qualcosa e ci lasciamo attrarre da qualcosa. Anche se inconsapevolmente, il nostro agire è finalizzato, mosso dal desiderio di arrivare da qualche parte, di raggiungere qualcosa. Ecco, dobbiamo aver chiaro che la nostra meta è il cielo e ogni atto ci può avvicinare o allontanare da esso. Perciò dovremmo sempre chiederci: ma questo pensiero, questa intuizione, questa azione mi porta verso il cielo o no? Mi dà gloria vera o no?

Gesù si lascia guidare dalle Scritture, rappresentate da Mosè ed Elia, si confronta con esse per dirigere al meglio il suo cammino; quindi, si cammina deciso verso il suo esodo, verso il compimento della sua missione. E io verso cosa cammino? Da cosa mi lascio condurre? Mi lascio condurre da Gesù o mi conduce il mondo? Non è che da pellegrino sto finendo a fare il turista, dimenticando verso cosa e verso chi sono diretto? S. Tommaso d'Aquino ci ricorda che «È meglio zoppicare sulla via, che camminare a forte andatura fuori strada. Infatti, chi zoppica sulla strada, anche se avanza poco, si avvicina tuttavia al termine. Chi invece cammina fuori strada, quanto più velocemente corre, tanto più si allontana dalla meta».

Il secondo passo è il motivo della salita al monte e della Trasfigurazione di Gesù. Gesù, in precedenza, ha parlato apertamente ai suoi discepoli della sua passione ma essi non hanno capito o non hanno voluto comprendere: Dio che soffre, per loro non è possibile! Per questo Gesù conduce con sé, sul monte Tabor, Pietro, Giacomo e Giovanni. «Gesù vuole che la sua Trasfigurazione, la sua gloria illumini gli apostoli quando attraverseranno il buio fitto della sua passione e morte, quando lo scandalo della croce sarà per loro insopportabile. Dio è luce, e Gesù vuole donare ai suoi amici più intimi l'esperienza di questa luce, che dimora in Lui. Così, dopo questo avvenimento, Egli sarà in loro luce interiore, capace di proteggerli dagli assalti delle tenebre» (papa Benedetto XVI). Anche nella notte più oscura, Gesù è la lampada che non si spegne mai. Dunque, «lo scopo principale della trasfigurazione era di rimuovere dal cuore degli apostoli lo scandalo della croce, affinché l'umiltà della passione da lui voluta non turbasse la loro fede, essendo stata rivelata ad essi in anticipo l'eccellenza della sua dignità nascosta» (S. Leone Magno). Spesso, anche nella nostra vita, il Signore permette momenti di grazia e di consolazione prima di "forti tempeste". Santa Chiara d'Assisi, nei momenti di buio e tribolazione, invitava a fare memoria delle cose belle. La grazia che Dio ci dona, le cose belle che in Lui viviamo, è come rugiada che ristora la nostra anima nei momenti di sofferenza. Stasera, nel nostro esame di coscienza, domandiamoci se nella nostra vita abbiamo fatto esperienza della Trasfigurazione e se siamo capaci di farne memoria nei momenti difficili che attraversiamo.

PREGHIERA

Per forre e steppe, sopra scogli e abissi, finché non è più notte e con l'alba nuova ecco sorridermi volti d'angelo amati tanto, perduti sol per poco.

(San John Henry Newman)