Omelia (19-03-2025) |
Missionari della Via |
Oggi celebriamo la Solennità di san Giuseppe che, insieme a Maria "madre della Via", è Patrono della nostra Comunità. Partendo dal Vangelo di oggi, vogliamo meditare sulla sua pronta obbedienza al volere di Dio, come sta scritto: «Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore». Attraverso questa obbedienza immediata inizia per Giuseppe una vita nuova con prospettive assolutamente inaspettate e con la scoperta di un senso più profondo del suo essere sposo e padre, non secondo i suoi progetti ma secondo il progetto di Dio. «Egli si fa carico del disegno di Dio, portandone il peso». Quanto ci fanno bene queste parole! Quando siamo tentati dall'egoismo, quando non riusciamo a fare spazio a Dio e al suo progetto, quando pensiamo di stare bene se l'altro ci fa stare bene o solo se si realizzano i nostri progetti (ma che talvolta non combaciano con quelli che Dio ha su di noi), occorre che impariamo da Giuseppe, con coraggio e senza paura, a saper obbedire a Dio, anche se ci dovesse rivelare una via diversa da quella che noi abbiamo pensato. Inoltre, ciò che Giuseppe comprende essere la volontà di Dio ha il carattere della definitività. Non si lascia dietro una porta aperta da dove poter fuggire in caso di difficoltà. Come Maria stava sotto la croce, Giuseppe starà vicino a Maria e al Bambino in ogni situazione, bella o brutta. Come stride tutto ciò con la nostra mentalità odierna dell'usa e getta, che non riguarda solo le cose ma in maniera ancor più drammatica anche le persone! Persone che fanno della vita "una libertà di scelta", riducendo la libertà allo scegliere oggi una cosa e domani un'altra, lasciando magari quella di prima. Certo, non voglio fare un discorso generico o semplicistico, dato che a volte ci sono situazioni così drammatiche che non lasciano altra strada, ma ho conosciuto persone che per cose di nessun peso, per stanchezza di coppia, di vita in comune, di desiderio di trasgressione, hanno tradito la loro vocazione. Di fronte a tale pericolo, chiediamo l'intercessione di s. Giuseppe perché possiamo essere fedeli fino alla fine alla missione che Dio ci ha affidato! «I Vangeli non ci riportano nessuna parola di Giuseppe di Nazaret, niente, non ha mai parlato. Ciò non significa che egli fosse taciturno, no, c'è un motivo più profondo. Con questo suo silenzio, Giuseppe conferma quello che scrive Sant'Agostino: "Nella misura in cui cresce in noi la Parola - il Verbo fatto uomo - diminuiscono le parole". Nella misura che Gesù la vita spirituale cresce, le parole diminuiscono. Il silenzio di Giuseppe non è mutismo; è un silenzio pieno di ascolto, un silenzio operoso, un silenzio che fa emergere la sua grande interiorità. Come sarebbe bello se ognuno di noi, sull'esempio di San Giuseppe, riuscisse a recuperare questa dimensione contemplativa della vita spalancata proprio dal silenzio. Ma tutti noi sappiamo per esperienza che non è facile: il silenzio un po' ci spaventa, perché ci chiede di entrare dentro noi stessi e di incontrare la parte più vera di noi. E tanta gente ha paura del silenzio, deve parlare, parlare, parlare o ascoltare, radio, televisione..., ma il silenzio non può accettarlo perché ha paura. Il filosofo Pascal osservava che "tutta l'infelicità degli uomini proviene da una cosa sola: dal non saper restare tranquilli in una camera". Non è facile riconoscere la Voce del Signore, che molto spesso è confusa insieme alle mille voci di preoccupazioni, tentazioni, desideri, speranze che ci abitano; ma senza questo allenamento che viene proprio dalla pratica del silenzio, può ammalarsi anche il nostro parlare. Senza la pratica del silenzio si ammala il nostro parlare. Infatti le nostre parole possono diventare adulazione, vanagloria, bugia, maldicenza, calunnia. È un dato di esperienza che, come ci ricorda il Libro del Siracide, «ne uccide più la lingua che la spada» (28,18). Gesù lo ha detto chiaramente: chi parla male del fratello e della sorella, chi calunnia il prossimo, è omicida (cfr Mt 5,21-22). Uccide con la lingua. Noi non crediamo a questo ma è la verità. Pensiamo un po' alle volte che abbiamo ucciso con la lingua, ci vergogneremmo! Ma ci farà tanto bene, tanto bene. Silenzio, parlare giusto, qualche volta mordersi un po' la lingua, che fa bene, invece di dire stupidaggini» (papa Francesco). |