Omelia (05-03-2006)
Comunità Missionaria Villaregia (giovani)
Il tempo e' finito: e' iniziata l'eternita'

Con il Mercoledì delle Ceneri la Chiesa ha ufficialmente iniziato l'itinerario verso la Pasqua. Il rito delle ceneri è stata una dichiarazione pubblica di umiltà, di penitenza e di impegno a rivedere gli atteggiamenti e le scelte di vita alla luce della Parola di Dio.
Nella prima domenica di Quaresima tutti gli evangelisti annotano la stretta connessione tra vita cristiana e tentazione. Se la vita cristiana introduce a una condizione filiale, contemporaneamente immette in una situazione di verifica permanente. Essere figli esige una ratifica quotidiana del dono ricevuto in un confronto continuo tra Parola di Dio e situazioni concrete. Il battesimo dunque non colloca in una fedeltà irreversibile o nel pacifico possesso del bene, ma apre un cammino di prova della vocazione ricevuta.

Nella concisa narrazione di Marco sembra esserci uno scontro senza esito tra i due contendenti, Satana e Gesù, tra il forte e il più forte, in cui Cristo ha la parte del vincitore. Fin dalle prime battute del secondo vangelo Gesù appare come colui che spodesta il Maligno e ne fa arretrare il dominio.

Sono quelli di questa domenica pochi versetti, nei quali Marco indica 4 elementi chiave di tutto il Vangelo, che si compie in Gesù, nell'uomo
1. Il tempo è compiuto
2. Il Regno di Dio è vicino (= è qui)
3. Convertitevi
4. Credete al Vangelo

Marco fa coincidere l'inizio del ministero di Gesù in Galilea, il luogo dove Gesù ha vissuto, potremmo dire, il luogo della quotidianità, il luogo dove ormai si incontra Dio. Significativo che le ultime righe del Vangelo di Marco rimandino gli apostoli proprio in Galilea: "Egli vi precede in Galilea; là lo vedrete" (16,7), quasi a risottolineare che il luogo teologico per eccellenza dove incontriamo Gesù è il nostro quotidiano.

1. Il Tempo è compiuto: per gli ebrei il vero tempo è il futuro totalmente nuovo che i profeti avevano promesso. Il presente è "attesa", cioè un attivo "tendere a" questo futuro. Ora, con Gesù, è finito il tempo dell'attesa, con Gesù si compie il capovolgimento della predicazione profetica. I profeti del passato, predicavano il futuro, Gesù predica che il futuro è ormai qui, è presente: è la possibilità concreta offerta "ora" all'uomo. Il tempo è compiuto, il tempo è finito. E' come dire: è cominciata l'eternità. Il tempo è finito. Non c'è più il tempo a disposizione dell'uomo, ma c'è a sua disposizione l'eternità. Da "ora", ogni momento di tempo, è un frammento di eternità. Questo è qualcosa di sconvolgente. La nostra adesione a Gesù, ci permette di vivere già da ora nell'eternità: non ha senso attendere, affannarsi in vane ricerche; quel che l'uomo spera è già a portata di mano. La "perla preziosa" è qui. E' finito il tempo con tutto ciò che sa di morte.
2. Il Regno di Dio è vicino (= è qui). L'espressione "regno di Dio" era ben nota agli uditori di Gesù, forse non altrettanto per noi. Il regno di Dio è il regno della giustizia, della libertà, della pace, dell'abbondanza, della verità, della fedeltà e dell'amore; al contrario il regno dell'uomo o di Satana è fatto di ingiustizie, di schiavitù, di povertà, di menzogne, di infedeltà e di egoismi.
Sta per irrompere il regno di Dio, dove? Ovunque. E' la vittoria sul male, sulle malattie, sulla sfiducia, sull'egoismo, sulla morte.
Condizione perché questo Regno, che già, c'è si renda visibile tra gli uomini è la terza parola di Gesù:
3. Convertitevi. E' l'uomo stesso, nella sua libertà, che deve accedere a questo Regno, mediante la conversione. La conversione non è un pio sentimento. E' qualcosa di più profondo: è un volgere le spalle a tutto il passato, è l'inizio di un cammino nuovo. La storia è giunta alla sua svolta decisiva: chi non seglie di curvare, si sfracella. Non c'è una direzione alternativa a quella di Dio, c'è solo il baratro, il vuoto, il niente.
Convertirsi significa allora seguire quella luce nuova apparsa nella nostra vita con Gesù, significa rendersi conto del regno, vedere che c'è e, di conseguenza, riorientare tutta la propria vita su una nuova direzione, mettendosi sul cammino nuovo che Gesù, primo uomo, ha percorso e tracciato per noi.
4. Credete al Vangelo.Questa espressione riassume le tre precedenti e ne dà loro il senso. E' una supplica: credi al Vangelo, affidati al lieto annunzio in esso contenuto. Il Vangelo non è una dottrina, una tra le tante, ma una Persona: Gesù. Quindi credi in Lui per essere salvo, fidati di Lui che ha vinto la morte, gettati nelle sue braccia per risorgere con Lui.
Credere non è un atto intellettuale e neppure un impegno moralistico: è aderire totalmente al regno, che si manifesta in Gesù. L'uomo per sua natura non crede, diffida, diffida dell'amico, del familiare. Credere è il segno della sua maturità: è l'aprirsi, il fidarsi, il rischiare, il coinvolgersi con l'altro, è concretamente rimanere coinvolti nell'avventura di Dio.
Più concretamente, come risulta dalla scena immediatamente seguente (1,16-20), credere al Vangelo è seguire Gesù. In questa sequela, in questo affidarsi con lui allo stesso cammino, avviene la conversione e l'appartenenza al regno, finisce il tempo dell'uomo e inizia il tempo di Dio.

Gesù cambia radicalmente la vita. Seguirlo è permettere che Lui sia presente in noi e far sì che il suo Regno continui a diffondersi come possiamo leggere da questa esperienza.

Sono nato a Sandon, piccolo paese della provincia di Venezia, dove ho conosciuto P. Luigi Prandin, anch'egli originario di questo luogo. In quest'incontro ho intravisto una possibile chiamata del Signore alla vita missionaria e ciò ha suscitato in me una certa inquietudine.A 21 anni ho accettato di fidarmi di Dio e di percorrere il cammino che mi veniva offerto. Ho salutato i miei familiari, gli amici, mi sono licenziato dal lavoro ed ho raggiunto i "nuovi fratelli". Secondogenito di sette figli, portavo con me una forte sensibilità alla vita di famiglia; mi entusiasmava l'idea che avrei potuto continuare a vivere, nella comunità che P. Luigi e Maria Luigia stavano "sognando", quello stile di famiglia che avevo respirato sin da bambino.Il 6 marzo 1981 ha segnato l'inizio della Comunità. Per noi missionari era stata messa a disposizione una piccola casa nelle campagne di S. Sperate (CA). Iniziare a vivere insieme senza niente, senza soldi, senza sicurezze per il futuro, appariva, ai nostri occhi, una grossa sfida. Ci sentivamo parte di un progetto che ci superava. Fin dai primi istanti della nostra nuova vita, siamo stati circondati, dall'attenzione e delicatezza di tanti. Ogni giorno, alcune mamme del paese, preoccupate per noi, ci portavano il pranzo pronto o venivano in casa per lavare e stirare. Diversi giovani, intorno a noi, cominciavano ad interessarsi e a simpatizzare con quell'insolito modo di vivere; da subito alcuni si sono, infatti, uniti alla nostra giovane Famiglia.Dopo qualche anno, nel gennaio del 1986, insieme ad altri fratelli e sorelle, sono partito per la fondazione della Comunità di Lima in Perù. Quella deserta realtà, alla periferia della capitale, appariva ai nostri occhi e alla nostra inesperienza un'altra grande sfida. La zona pastorale affidataci, suddivisa in circa 60 "pueblos jòvenes" (agglomerati di baracche di recente formazione) per un totale di 150.000 abitanti, era stata sino ad allora senza Pastore. Abbiamo trovato una situazione geografica e climatica che rendevano la costa di questo paese invivibile per la siccità e la forte umidità. Alle difficili condizioni ambientali si aggiungeva una pesante realtà politico-sociale, causa di povertà e miseria.L'incontro con questo popolo ha toccato profondamente la mia vita. L'ingiustizia e la povertà che segnano il cammino di questa gente, non sono riuscite a soffocare la loro fame di dignità e di Dio. In mezzo alla sofferenza, siamo stati testimoni del passaggio di Colui che fa "fiorire il deserto". Abbiamo visto come, attorno alla Croce, che per il popolo di Lima è solo ricordo della Passione del Signore, è esplosa la vita della Pasqua. L'incontro con questi fratelli mi ha dato la gioia di vedere, toccare e annunciare che il Risorto è presente e vivo nella sua Chiesa e continua ad operare meraviglie in mezzo al Suo popolo. P. Alessandro Zanta

La Parola di questa domenica arriva carica di speranza in un momento di tanta incertezza per tutto il mondo, ma vogliamo rinnovare la nostra fede in Colui che ha superato la prova e che ci invita a credere nella forza del Vangelo. Buona Quaresima.